Gente d'Italia

Israele e Pd indignati per le dichiarazioni del ministro russo Lavrov, bufera sul direttore del Tg2 ospite alla conferenza di Fratelli d’Italia

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di Franco Esposito

Investite da uno tsunami da dividere in parti diseguali, Retequattro e la Rai si ritrovano alle prese con i micidiali  effetti prodotti da discutibili scelte. L'intervista spot del ministro di Putin è ora oggetto di un'indagine del Copasir. "Propaganda russa, pura, purissima". Le dichiarazioni di Sergej Lavrov, ministro degli esteri russo, hanno causato l'irritazione profonda anche di Israele, che definire infuriata significa dire niente. Pronunciata in una delle televisioni del Biscione, la frase che ha sconvolto le coscienze israeliane, e non solo. "Anche Hitler era ebreo come Zelensky". 

Uno choc, tout court. Sdegnato pure il premier italiano. Mario Draghi, una tantum, distante dall'abituale risaputa e riconosciuta compostezza dialettica. "False e aberranti le opinioni espresse da Lavrov, un comizio più che un'intervista". Ma la Rai cosa c'entra con Retequattro e con il ministro degli esteri russo, chiaro propagandista dell'operato scellerato di Putin? 

Mare grosso anche in Rai, sotto il peso di una tempesta che ha provocato una bufera. Il direttore del Tg2, Gennaro Sangiuliano, in prima fila a Milano per l'evento elettorale di Fratelli d'Italia. L'ospite di riguardo a una kermesse politica. La Commissione di Vigilanza Rai ha chiesto conto e ragione al direttore: già partita l'interrogazione. Gennaro Sangiuliano, napoletano già ai vertici del giornale destrorso Il Roma, si è giustificato: "Sì, certo, c'ero anch'io, ma per parlare di conservatorismo". 

Concessa a Retequattro il primo maggio, l'intervista del ministro russo Lavrov spinge facilmente tutti noi incontro a una drammatica constatazione: la guerra è anche una questione di propaganda. In questo caso, quella russa. Perciò non suona strano che il diplomatico russo più esperto e apprezzato su scala internazionale abbia abbracciato le trsi di Putin. Lavrov non si è smarcato: svanita la speranza che potesse rappresentare una linea più moderata, finalizzata a un dialogo con l'Occidente. Invece niente: le sue provocazioni le ha esibite senza particolari riguardi. 

Come aveva fatto in precedenza, in svariati consessi, anche in tv ha alzato l'asticella della provocazione paragonando Zelensky ad Adolf Hitler. Ne è sortito un conflitto appunto con Israele e le comunità ebraiche. Il ministero degli Esteri israeliano ha convocato immediatamente l'ambasciatore russo a Tel Aviv per "chiarimenti su dichiarazioni imperdonabili e oltraggiose". Davui Dayan, presidente di Yad Vaschen, il Museo della Memoria di Gerusalemme, ha definito la spericolate parole di Lavrov "False, deliranti, pericolose". 

Ma forse, visto che Lavrov è un notevole esperto di politica internazionale, le conseguenze del suo intervento deve averle messe preventivamente in conto. La tesi della fake news di presunta fabbricazione ucraina sostenute in maniera del tutto spericolata. Classico e doloroso al massimo l'esempio citato a sostegno di quell'avventurosa tesi: l'orribile massacro di Bucha. 

Il governo ucraino ridotto da Lavrov a una banda di "neonazisti". Inevitabile l'esplosione di un putiferio. Enrico Letta, segretario del Pd, il primo ad intervenire a gamba tesa. "L'Italia non può permettersi di avere una grande televisione nazionale che trasmette uno spot di propaganda intollerabile e insopportabile contro un Paese bombardato con frasi ignobili su Hitler e sugli ebrei". 

Unanimi tutti: Lavrov ha fatto propaganda russa e punto. L'organo parlamentare di contollo sui servizi segreti, il Copasir, ha agito con immediatezza. "Abbiamo già previsto una specifica istruttoria anche con le audizioni dei vertici di Agcom e Rai. L'intervento di Lavrov, per le modalità in cui è avvenuto e per la montagna di fake news che ha propinato, conferma le nostre preoccupazioni". Laddove l'esponente del Pd, Enrico Borghi, parla di "sicurezza nazionale messa a rischio". 

Al Copasir sono convinti che la presenza di giornalisti ai talk show televisivi mira ad aggirare le sanzioni europee che riguardnaio il "veto di propaganda russa come Sputnik o Russia Today". Retequattro sarebbe quindi responsabile dell'aggiramento della sanzioni e di ergersi a megafono di Putin? E non ci sarebbe da meravigliarsi, visto l'amore di Berlusconi, editore di Mediaset, verso Putin. 

Se così fosse, il Copasir dovrebbe sentire i dirigenti Mediaset. Membro del Copasir e deputato di Forza Italia, Elio Vito ritiene che Berlusconi dovrebbe avere qualche problema a presenziare alla riunione del Partito popolare europeo dopo lo stringato "severo ma giusto commento" che il Partito popolare europeo ha diffuso sulla propafganda russa. 

Per Mediaset, microfono al direttore generale di Informazione, Mauro Crippa. Prende le distanze da Lavrov, ma definisce l'interfvista incriminata "un documento che fotografa la storia contemporanea". Mentre il giornalista che ha condotto l'intervista, Giuseppe Brindisi, pare non avere dubbi. La rifarebbe anche questa sera. "E se possiible, intervisterei anche Putin". 

E la Meloni e Salvini? Biasimano le parole di Lavrov, ma all'unisono, una volta tanto, invitano a non attaccare "la libertà di informazione". E qui sarebbe il caso di sottolineare "da quale pulpito viene la predica". 

Accusato da Pd e Italia Viva, "di aver tenuto un insopportabile comizio politico", Gennaro Sangiuliano direttore di Tg2 ha citato Norberto Bobbio, Giuseppe Prezzolini, Thomas Mann, Josè Ortega y Gasset e Frderich von Hayek, ebreo austriaco premio Nobel dell'economia. E  ha provato a colpire "la dittatura del politicamente corretto, che si combatte con il conservatorismo. Un inno alla libertà". 

Ma sul direttore non smette di  grandinare. Sangiuliano però mostra di subire la tempesta più di tanto. "Tutto sommato, si tratta di polemiche strumentali", è intervenuto in suo soccorso Antonio De Poli del Pd. 

Sangiuliano, alla fine, ha inviato tre livri alla senatrice Pd, Valeria Fedeli, ministro dell'Istruzione. "Arcipelago Gulag" di Alexandr Solzenicyn, "Lettere dal carcere" di Antonio Gramsci e "Le origini del totalitarismo" di Hannah Arendt. E a corredo di tutto, sotto l'infuriare della bufera, la frase che gli piace tanto: "Il partito più forte in Italia è il Partito unico del politicamente corretto". 

Una opinione in libertà, ancorchè rispettabile,  

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