Giuseppe Conte

Non c’è che dire, nel mondo della politica italiana non ci si annoia mai. Ogni giorno si registrano malcontenti e litigi fra alleati (leggasi Centrodestra) e all’interno del governo stesso. Ieri è tornato a mostrare tutto il suo malcontento verso il presidente del Consiglio Mario Draghi quel Giuseppe Conte che ha dimostrato comunque già più volte di non amare particolarmente il suo successore. Colui che si è definito come l’avvocato del popolo, è tornato alla carica ribadendo un secco no alla norma sull’inceneritore a Roma contenuta nel Decreto Aiuti (non votato dal M5S).

“Il dl è una norma che non può assolutamente coniugarsi alla fiducia. Non può neppure lontanamente calare il concetto di fiducia”. Poi un attacco ai democratici: “Noi siamo quelli del dialogo, non insultiamo gli interlocutori. Ora il Pd ci propone gli inceneritori? Noi siamo sempre qui, non stiamo cambiando strategia. Dobbiamo parlarci col Pd e capire quali sono la loro posizione e orientamento. Chi vuole lavorare con noi deve sapere che per noi questi sono principi non negoziabili. Loro devono chiarire queste posizioni”.

Un attacco poi anche ai ministri: “Vorrei vedere se i ministri che hanno firmato quella norma accetterebbero la villetta, la seconda casa, con un inceneritore accanto. Questo è populismo? Noi diciamo che come politici non vogliamo fare ai cittadini quello che non vorremmo fosse fatto a noi”. Ma all’interno della maggioranza manca anche l’accordo sulla delega fiscale, principalmente per diverse vedute sul tema del catasto.

All’inizio di aprile il presidente della Commissione Finanze della Camera Luigi Marattin, dopo settimane di tensione con tanto di lancio di oggetti e votazioni sul filo del rasoio, ha passato la palla a Chigi. Ma gli ulteriori tentativi di mediazione su catasto e aliquote sui redditi da capitale non sono bastati per trovare un accordo in maggioranza e l’approdo in Aula, slittato via via dal 19 aprile al 9 maggio, è stato ancora una volta rinviato su richiesta dell’esecutivo.

Ma le tensioni restano anche per quel che riguarda il Superbonus (tra Draghi e il M5S, con Forza Italia che ieri ha chiesto a gran voce che si arrivi quanto prima a una quadra: “È intollerabile che attorno al bonus 110% regni il caos, urge un chiarimento politico. Così come è giunto il momento di fare chiarezza anche su tempi, modi e metodi. Si imponga un termine ragionevole al bonus e lo si rispetti”, ha detto il deputato Alessandro Cattaneo, responsabile dei dipartimenti del partito azzurro.