Se l'occupazione in generale vede il Sud Italia fanalino di coda in Europa, le cose non vanno affatto meglio per le due categorie più penalizzate sul fronte del lavoro: giovani e donne. Un quadro nerissimo, quello dipinto dall'Eurostat. Nelle regioni del Mezzogiorno, nella fascia tra i 15 e i 64 anni, risultano occupate meno di una donna su tre (per l'esattezza il 32,9%) a fronte di una media italiana del 49,4% ed europea del 63,4%, con un divario pauroso di oltre 30 punti. Per rendersi conto del divario interno al nostro Paese, basti dire che nella sola provincia autonoma di Bolzano sono occupate il 63,7% delle donne mentre in Sicilia e in Campania il tasso è al 29,1%, il dato più basso in tutta la Ue.

Se si guarda al livello di istruzione, la situazione non cambia: siamo ultimi sia per quelle che hanno la terza media sia per chi si è laureata. In Sicilia per le donne con al massimo la terza media il tasso di occupazione è al 12,6% (35% nell'Ue, 28,6% in media in Italia). Per le donne laureate, la media Ue di occupate è dell'82,5%, in Italia si ferma al 76,4% ma è dell'82% in Lombardia, del 64% in Campania e del 59,4% in Calabria. Il gap Nord-Sud resiste tutto.

E non va meglio per i più giovani, indipendentemente dal sesso. L'anno scorso circa quattro giovani su dieci in Sicilia, Campania e Calabria erano senza lavoro: uno dei dati peggiori in Ue. I tassi di disoccupazione per le persone di età compresa tra i 15 e i 29 anni nelle tre regioni italiane erano tra i 10 più alti dell'Unione (rispettivamente 40%, 38% e 37%) ma in leggero calo dal 2020. C'è da dire che, per quanto riguarda i giovani, c'è chi fa peggio di noi.

In fondo alla classifica troviamo infatti la regione spagnola di Ceuta (56% di giovani disoccupati), le regioni greche della Macedonia orientale, Tracia (45%) e Macedonia occidentale (42%), la spagnola Melilla (42%). Le italiane migliori erano la Provincia autonoma di Bolzano (7%), il Veneto e la Provincia autonoma di Trento (entrambe al 12%). Ma anche quando un lavoro lo trovano, in Italia c'è un altro dato preoccupante riguardo giovani e donne, ed è la loro retribuzione, molto più bassa di quelli degli adulti e dei maschi.

Lo rivela l’ultimo rapporto del Censis che si focalizza sulle retribuzioni degli oltre 15 milioni di lavoratori pubblici presenti negli archivi Inps. Mentre il dato medio complessivo riferito alla giornata retribuita si attesta a 93 euro, una donna percepisce una retribuzione inferiore di 28 euro se confrontata con quella di un uomo. Quindi, la retribuzione per una donna è inferiore del 18% rispetto alla media, mentre quella di un uomo è del 12% superiore.

Ma le differenze sono riscontrabili anche in base all’età dei lavoratori: un under 30 prende in media 45 euro in meno di un over 54. La penalizzazione dei giovani è di ben il 30% rispetto alla media e di 48 punti percentuali rispetto ai lavoratori con più di 54 anni.