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Antoine de Saint Exupéry diceva: “Offrire la cultura è offrire la sete. Il resto verrà di conseguenza”. E Karl Popper rincarava la dose affermando: “La vera ignoranza non consiste nella mancanza di conoscenza, ma nel rifiuto di acquisirla”. Thomas Jefferson dichiarava: “Il dissenso è la più alta forma di patriottismo”. E Charles Maurice de Talleyrand ammoniva: “C’è un’arma più terribile della calunnia: è la verità”. Questo crescendo di valori riflette l’assoluta necessità dell’esistenza di una stampa libera e coraggiosa. Viviamo in un mondo nel quale le “Caste” al potere hanno preso l’assoluto sopravvento sulla dignità dei cittadini e il loro diritto alla libertà di essere informati nella maniera giusta, vale a dire da chi presenta le diverse facce della stessa medaglia, per permettere al lettore di scegliere da solo in cosa credere e come comportarsi. Ma questo non va bene ad alcuni, per fortuna molto rari ancorché dittatorialmente testardi nell’usare qualunque mezzo per imporre la propria linea su quello che dovrebbe essere comunicato al pubblico, in modo da impedire che i lettori abbiano gli strumenti di valutazione necessari per decidere personalmente e liberamente che cosa fare. Nel lontano 1967, nella prefazione al suo libro su “Quarto potere negli Stati Uniti”, per Cappelli Editore, Carlo Barbieri scriveva “Il giornalista è un pilastro della democrazia; è un attento critico del governo e nello stesso tempo un nemico della corruzione e un tramite per il quale le personalità pubbliche possono rivolgersi ai privati; educa gli elettori, facendo e disfacendo i grandi della politica”. E, aggiungiamo noi, facendo e disfacendo anche gli autocrati italiani che – assurti per nomina a una posizione di potere – strizzano l’occhio a questo o quel partito, forse per interesse personale, dimenticando i loro compiti di rappresentanza del Paese che li ha inviati nel mondo e i loro doveri di servizio ai concittadini che risiedono nella circoscrizione estera assegnata di volta in volta. Sulla funzione della stampa italiana all’estero si sono spesi fiumi d’inchiostro; si sono organizzate miriadi di Conferenze, locali, nazionali, internazionali; si sono coinvolti molti giovani che volevano intraprendere questa carriera. Alcuni anni fa, lo stesso quotidiano “La Gente d’Italia” animò e coordinò a Montevideo un importante corso di alta formazione per giornalisti, impartito da alcune famose firme della stampa italiana. Nella generale morìa dei giornali degli e per gli italiani all’estero, La Gente d’Italia da parecchi mesi è rimasto l’unico quotidiano stampato nelle due Americhe e distribuito insieme al suo massimo equivalente in Uruguay: El Pais. Oggi ci tocca dire invece che La Gente d’Italia da parecchi mesi era rimasta l’unico quotidiano stampato nelle due Americhe. Perché parliamo al passato? Perché oggi La Gente d’Italia pubblica il suo ultimo numero cartaceo. Sembra che abbia vinto chi voleva zittirci e per farlo ha usato le armi insidiose di un potere deformato. Nella lunga storia del Gruppo Cattaneo non avevamo mai avuto esperienza di un tale accanimento contro chi non vuole piegarsi all’asservimento a una sorta di “regime” esterno. Un regime che pretende di censurare le informazioni, imporre gli argomenti da presentare e il modo in cui devono essere sviluppati, per soddisfare le esigenze e accarezzare nel senso del pelo chi è pronto a fare qualunque cosa per stravincere, in America latina, le prossime consultazioni politiche per il Parlamento italiano. È chiaro che nella pratica dell’egoismo e della guerra fra partiti tutto è consentito. È molto meno chiaro come chi ha l’obbligo di essere super partes possa invece scendere in campo, avvalendosi di tutte le armi delle alleanze con altri grands commis, cioè alti funzionari membri trasversali della Casta della Pubblica Amministrazione non elettiva. Nel momento estremamente difficile di pandemia e guerre che stiamo vivendo, il credo personale sembra essere tornato quello che Einstein denunciava duramente nel 1937: “Diritto è ciò che ci fa comodo! La ricerca della verità in quanto tale non ha alcuna giustificazione e non deve essere tollerata” e continuava scrivendo che: “Illegalità, oppressione, persecuzione di persone… vengono attuate alla luce del sole e accettate come giustificabili e inevitabili”. Non è facile impedire queste espressioni di violenza morale e civile e, nel nostro caso, non si è finora riusciti a garantire che La Gente d’Italia continui a essere presente nelle edicole. È un bruttissimo momento per la Comunità italiana in Uruguay. Per difendere il diritto di esistere de La Gente d’Italia ci hanno messo la faccia nella raccolta di firme, lo hanno gridato, scritto, testimoniato associazioni, partiti dell’intero arco costituzionale, lo stesso ex Presidente dell’Uruguay Pepe Mujica. Ma non è bastato, perché il potere inviato dall’Italia (e quelli che vorrebbero acquisirlo, accumulando cariche su cariche) si sono alleati, travisando la legge che impone loro soltanto di rispondere con sincerità a questi tre quesiti: il giornale esiste? È pubblicato quotidianamente? È scritto per oltre il 50% in italiano? La risposta è SÌ a tutte e tre le domande. Ma al contrario, i chiamati a rispondere, in particolare quelli che non masticano tanto bene l’italiano, si sono avventurati in analisi dei contenuti e della linea editoriale non soltanto non richieste, ma contrarie alla verità, con buona pace della Costituzione italiana che detta, all’Art. 21, comma 2: “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.  Il mezzo per bloccare La Gente d’Italia e ogni altro giornale che faccia il suo dovere e il suo lavoro di strumento di informazione all’estero è molto semplice: consiste nella calunnia, le insinuazioni, i dubbi disseminati ad arte, le false accuse. In questo modo si uccide la democrazia, che ha bisogno di informare ed essere informata per vivere e non cadere sotto le grinfie di piccoli e meschini tirannelli locali.    

(Carlo Cattaneo)