Matteo Salvini (foto depositphotos)

di Lucio Fero

E’ quasi fatta, lo fanno trapelare con soddisfazione e, perché no, orgoglio. Dove non ce l’ha fatta Salvini sta per farcela Giletti. Il leader della Lega si era applicato: incontri ripetuti con l’ambasciatore russo, un bel po’ di consiglieri (qualcuno auto nominatosi al ruolo) tutti vantanti relazioni speciali e profonde col mondo russo (anche qui un po’, anzi un bel po’ di millantati crediti), addirittura un piano di pace in quattro punti quattro (stringato altrimenti in un tweet non c’entra e neanche in una dichiarazione tv). Si era applicato e impegnato Salvini per essere il primo (e unico) leader politico ad andare a Mosca mentre Mosca fa la guerra, andare a consigliare a Lavrov e a Putin cosa fare e come farlo. Al curvone tra la propaganda e la realtà Salvini ha rallentato senza fiato: niente volo di pace a Mosca del capo politico della Lega.

Ma Giletti quel curvone lo sta percorrendo in velocità. Pronta una puntata speciale (ad operazione speciale sta puntata speciale) de Non è l’Arena dalla Piazza Rossa. Fanno sapere che ce l’hanno quasi fatta, manca poco. Se dicono il vero, se davvero la prossima di Non è l’Arena si farà dalla Piazza Rossa, quella piazza vietata, pena la galera, ad ogni manifestante o cittadino dissidente o giornalista russo, allora vorrà dire che al Cremlino hanno valutato e pesato. E deciso che una puntata della tv populista italiana di qualità (Giletti) vale più di una visita del capo del partito populista di governo. Valutazione sulla quale non c’è che da concordare, a Mosca conviene di più dare la piazza a Giletti che la telecamera e microfono a Salvini.