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DI Franco Esposito

In sei mesi il costo del latte all'ingrosso è lievitato da trenta a sessanta centesimi. Trema tutta la filiera, la stangata impone ai distributori di assumere drastiche decisioni. “Impossibile assorbire gli aumenti, dobbiamo alzare il prezzo ai consumatori”. L'ennesima tegola sta per abbattersi sulle teste degli italiani, e all'orizzonte non s'intravvede la possibilità che questa storia dei rincari possa finire in tempi più o meno brevi. Una sofferenza infinita alimentata dall'inflazione dei prodotti alimentari. 

Gli aumenti hanno toccato il massimo storico nel mese di aprile con le quotazioni più basse dell'anno. Gli aumenti hanno raggiunto un poderoso dieci per cento in più. L'escalation era cominciata a settembre dello scorso anno e ancora non si è fermata, La produzione calerà ovviamente con il caldo, a fronte dello scontato aumento della domanda per i formaggi freschi. Mozzarelle, burrata, fior di latte, e quanti altri. 

Se ne gioverà l'industria, con un incremento annunciato da almeno due miliardi l'anno. Il grido d'allarme arriva dalle stalle fino risuonare nei prezzi allo scaffale. Un problema serio, vitale. La grande distribuzione sta esaurendo le scorte per assorbire i rincari, evitando di scaricarli sui consumatori. Ma fino a quando potrà andare avanti questa situazione? Purtroppo non a lungo. Le previsioni non autorizzano speranze. 

La corsa agli aumenti del prezzo del latte all'ingrosso dà l'idea di una sorta di rally che si scarica a valle sull'intera industria lattiero-casearia. Un compatto che vale 16,7 miliardi di euro l'anno. Quest'anno, oltretutto, al netto di ulteriori aumenti, necessita combattere l'impennata di costi di produzione più alti per almeno due miliardi di euro. 

L'escalation in atto colpisce gli allevatori, gli industriali, e sta per arrivare ai consumatori. “Il prezzo del burro è già raddoppiato”, informa l'Assolatte. “Raramente viene considerato, ma il costo è cresciuto del 100%”. Un impatto fortissimo sulla fascia della popolazione a minore reddito. Ovvero quella che acquista prodotti in offerta nel tentativo di far quadrare il magro bilancio familiare. Il prezzo del latte lievita purtroppo anche al discount. 

Una tragedia alimentare italiana. Il timore è che diverse aziende possano chiudere bottega entro la fine dell'anno. Coldiretti è convinta che “un allevamento su dieci è in una situazione così critica da causare la cessazione dell'attività. Si compirebbe un autentico drammone nazionale, soprattutto a causa “dell'aumento medio del 56% dei costi correnti di produzione che non vengono coperti dai ricavi”. 

La situazione presenta aspetti e risvolti surreali. Di certo non aiutano gli annunci di sanzioni nei confronti della Russia che entreranno in vigore tra diversi mesi”, avverte il presidente della Centrale del Latte d'Italia, nata dalla fusione tra la Centrale di Torino e quella di Firenze. Ad accedere la miccia contribuiscono i rialzi dei  prezzi dell'energia. 

Lo scatto di gas e petrolio è immediato. ”Il costo  dell'energia per produrre il latte è aumentato di sette volte”. Un drammatica condizione pienamente condivisa con la pasta, dove il prezzo dell'energia è salito da 2,5 a 15 centesimi al chilogrammo. Assolatte non nasconde la preoccupazione che discende da due fattori: la scarsità della materia prima e il rincaro più alto della storia. Sul prezzo incide soprattutto l'aumento del costo dei foraggi.  “Con l'impennata dell'energia, una parte della produzione mondiale di mais è destinata a bioetanolo”. Una bruttissima cosa anche questa.  

I prezzi del mais sono saliti e con essi i costi del mangime. Una vera e propria trappola che va ad aggiungersi alla scelta dei produttori tedeschi di vendere, a prezzi più alti, latte in polvere di provenienza cinese. “Una politica che ha ridotto sul mercato la disponibilità di latte destinato alla trasformazione. L'effetto immediato è l'aumento delle quotazioni”. 

Difficile trovare una via d'uscita dallo stallo di cui sono vittima i prodotti latteo-caseari. La situazione potrebbe peggiorare addirittura nelle prossime settimane, con l'avvento del caldo. La scure si abbatterà fatalmente sul carrello della spesa. Inevitabile la morsa in cui incapperanno a lungo i consumi. 

L'aumento dei prezzi e la diminuzione delle forniture dureranno fino al 2024. Lo choc della crescita dei prezzi andrà fatalmente ad incidere sulla lievitazione del Pil. E purtroppo anche sulla stabilità sociale. Non è una sensazione, è semplicemente l'avvertimento dell'agenzia di rating.