Giuseppe Conte (foto depositphotos)
di Gabriella Cerami

La “pazza idea” viaggia di bocca in bocca tra i vertici pentastellati: “Presidente, forse è arrivato il momento di fondare una nuova associazione”. Le persone più vicine a Giuseppe Conte, tanti parlamentari che dalla prima ora tifano per lui, consigliano all’ex premier, che ora rischia di non poter ricandidarsi come presidente M5s, di guardare oltre e non perdersi nelle meandri delle carte bollate, nonostante lui ne abbia dimestichezza. Ciò significherebbe separare la sua strada da quella M5s, forte del fatto che il brand M5s è in crisi mentre il suo nome riscuote ancora fiducia. Conte non si pronuncia, aspetta l’esito delle elezioni amministrative provando a capire se, alla luce dei risultati, ci sarà o no una rivolta contro di lui da parte di chi vorrebbe attribuirgli tutta la responsabilità della crisi pentastellata.Per adesso si attende il pronunciamento del Tribunale di Napoli dove è in corso il secondo processo voluto dagli attivisti ribelli. Tra qualche giorno arriverà la decisione cautelare del giudice: potrebbe esserci una nuova sospensione di Giuseppe Conte come presidente M5s, in attesa del processo, oppure la toga potrebbe ritenere che non c'è bisogno di bloccare la macchina operativa dei 5 stelle fino alla sentenza di primo grado.

Qualora si verificasse la prima ipotesi, l’ex premier non potrebbe ricandidarsi come presidente M5s dal momento che formalmente ha già consumato i due mandati. Il primo è durato da agosto 2021 a febbraio 2022 quando, sempre il Tribunale, ha sospeso l’incarico a causa di “gravi vizi nel processo decisionale”. Rieletto nel mese di marzo ora, il presidente M5s, come dicono i parlamentari, “si è ingarbugliato nelle carte”. I suoi avvocati gli avevano assicurato che il secondo voto sarebbe stato la strada vincente, ma non è così e il Movimento è finito di nuovo in Tribunale.

Per venirne fuori da tutto questo la strada è complicata. Per fare in modo che Conte possa essere eletto per la terza volta, è necessario eleggere il comitato di garanzia che modifichi lo Statuto togliendo la presenza di un organo collegiale (motivo della contestazione in Tribunale dal momento che è previsto dallo Statuto, ma Conte non lo ha voluto) e inserisca i tre mandati per il presidente. Poi il nuovo Statuto dovrebbe essere votato, ma su quale piattaforma? Bisognerebbe votare sulla piattaforma Rousseau, come da vecchio Statuto, ma l’associazione di Gianroberto Casaleggio è stata estromessa e non possiede più i dati.

Alla luce di tutto questo c’è chi, nel Movimento, consiglia a Conte di fondare una nuova associazione, nei fatti un nuovo partito, libero da strutture e sovrastrutture e con il quale possa spendere liberamente il suo nome. E perché no, anche nel simbolo, cosa che fino ad ora gli è stata bloccata anche da Beppe Grillo. Riuscirebbe quindi nell’intento di creare un partito personale.

I punti fragili dell’operazione sono tanti, tra cui anche le risorse. I fondi del 2X1000 resterebbero al Movimento 5 Stelle per esempio. Di certo Conte è convinto che i voti che prenderà in questa tornata elettorale, seppur in basse percentuali, sono i suoi e che sia il suo nome a fare da catalizzatore di consenso e non il simbolo M5s. I suoi lo spingono a fare un passo in più e a superare Beppe Grillo e il grillismo. L’ex premier prende tempo, in attesa della sentenza del Tribunale di Napoli e prima ancora dei risultati delle elezioni amministrative.