Gente d'Italia

E a Napoli un dentista aiutava il boss di camorra ad avere permessi premio

 

 

L'OSSERVATORIO ITALIANO

di Anonimo Napoletano

 

 

C'era persino un dentista a disposizione del clan. Era importante per permettere al boss, Michele Olimpio, di uscire dagli arresti domiciliari a Vercelli e tornare per giorni e giorni a Giugliano, provincia di Napoli, a regolare gli affari di camorra. Con questa accusa è finito nei guai  l'odontoiatra partenopeo Antonio Ciccarelli, arrestato insieme ad altre 24 persone nel primo dei due blitz che, a ventiquattro ore l'uno dall'altro, hanno assestato un colpo durissimo al clan Mallardo, storica cosca, tra le più potenti della Campania, legata alla Alleanza di Secondigliano e radicata in tutto il territorio a nord del capoluogo partenopeo, da Giugliano al litorale Domizio. Decisive le intercettazioni telefoniche in cui, secondo l'accusa, boss detenuto ai domiciliari a Vwercelli per una condanna a trenta anni per omicidio, si accordava con il professionista per avere certificati che attestassero la necessità di cure odontoiatriche a Giugliano, così da ottenere il permesso dei giudici di sorveglianza. In realtà, gli inquirenti ritengono che il boss andasse a Napoli a fare tutt'altro e in una occasione hanno anche fatto irruzione nello studio dentistico senza trovare il paziente “eccellente”. Ma questo è solo un aspetto minore del quadro accusatorio che ha fatto scattare i 25 arresti (17 in carcere, 8 ai domiciliari): per boss e gregari le accuse sono a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, armi, favoreggiamento, false attestazioni all'autorità giudiziaria, autoriciclaggio, fittizia intestazione di beni e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Un capitolo importante dell'imponente atto di accusa (quattrocento pagine di ordinanza di custodia cautelare) riguarda le attività estorsive nei confronti delle attività imprenditoriali della zona di azione del clan. A pagare il racket anche piccoli negozianti ed artigiani. Gli elenchi di pagatori e delle cifre corrisposte erano annotati in libri mastri. E in questo modo, secondo quanto è emerso dalle intercettazioni, il boss si accorse anche che alcuni affiliati presentavano richieste di “pizzo” a nome dell'associazione senza versare però il corrispettivo nelle casse della cosca. In un caso du proprio il titolare di un bar a protestare con il boss spiegando di aver già pagato la “tassa” ad altre persone che si erano presentate a nome suo. In una intercettazione uno degli uomini del clan rivela: «Tutti e tre per fatti loro dicevano “quella, la famiglia va trovando il regalo!”, ma sul libro non ci stava scritto “regalo Bar Domizia” o “Bar Rosario”... hai capito o no? E però quello li ha cacciati. Dove è andato a finire? Quei tre bastardi se lo prendevano loro».

 

Nel secondo blitz, scattato il giorno dopo,  procedere sono stati invece i carabinieri del Nucleo operativo che hanno eseguito un decreto di fermo della Direzione distrettuale antimafia di Napoli nei confronti di altri 12 affiliati al clan Mallardo. Anche qui l'accusa più grave è di estorsione, ma il motivo che ha fatto scattare con urgenza i fermi è che il gruppo criminale stava progettando un attentato per colpire un sottufficiale dell'Arma di stanza a Giugliano che stava indagando su di loro. Preoccupati per le attività investigative sul loro conto, di cui erano venuti a conoscenza, alcuni degli affiliati stavano organizzando degli appostamenti sotto casa del carabiniere progettando di dargli una lezione con un pestaggio. La circostanza, emersa da una intercettazione telefonica, ha allarmato gli inquirenti che hanno deciso di procedere con urgenza tramite la procedure del fermo di polizia, senza attendere i tempi lunghi di una normale richiesta al gip di ordinanza di custodia cautelare, proprio in ragione del pericolo corso dal militare dell'Arma.E a Napoli un dentista aiutava il boss di camorra ad avere permessi premio

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