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Mosca: “Il destino dell’Europa non può essere determinato dalla Nato”

Sergei Lavrov (Depositphotos)

"È diventato chiaro a tutti che la Nato non può più determinare il destino dell'Europa". Lo ha detto il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, dal summit a Erevan dell'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (Csto), che Mosca punta a rafforzare come bilanciamento all'Alleanza atlantica. "Siamo ancora aperti al dialogo, ma bisogna essere in due per ballare il tango, mentre i nostri partner occidentali finora hanno ballato la break-dance da soli", aggiunto Lavrov.

E sulle sanzioni imposte dall'Ucraina contro 35 alti funzionari russi ha detto: “Non credo che questo meriti un qualche passo concreto da parte nostra”. E sulla condanna a morte dei mercenari stranieri Aiden Aslin, Sean Pinner e Saadun Brahim in Ucraina il ministro ha dichiarato: "Sono state pronunciate sulla base delle leggi della Repubblica popolare di Donetsk. Al momento tutti i processi si basano sulla legislazione della Repubblica popolare di Donetsk, perché i reati in questione sono stati commessi sul quel territorio. Tutto il resto è speculazione - ha spiegato - non interferirei nel lavoro del sistema giudiziario della Repubblica di Donetsk".

La Russia ha definito isterica la reazione di Londra alla condanna a morte dei due mercenari britannici. In una nota, rilanciata dall’agenzia Ria Novosti, il ministero degli Esteri di Mosca ha poi sottolineato che i due britannici sono "esattamente dei mercenari e non dei prigionieri di guerra". "I mercenari inviati dall’Occidente per aiutare il regime nazionalista di Kiev, secondo il diritto umanitario internazionale, non sono combattenti e non hanno diritto allo status di prigionieri di guerra", ha spiegato in un commento la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova.

Intanto Russia e Ucraina hanno effettuato un nuovo scambio di prigionieri, nel cui ambito è riuscito a tornare a casa Oleg Pylypenko, capo della comunità territoriale di Shevchenkivska tenuto prigioniero per due mesi. Lo ha annunciato il capo dell’amministrazione militare regionale di Nikolaev, Vitaly Kim, come riporta l’agenzia Unian, secondo la quale nello scambio di prigionieri 28 militari e 13 civili sono stati rimpatriati in Ucraina.

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