Gente d'Italia

Palermo, attentato al diritto naturale alla partita

DI LUCIO FERO

Si vorrebbe non farla lunga, sorvolare, far finta di non capire l’infima qualità civile e l'insostenibile pesantezza civica, insomma la quantità grandemente miserabile di ciò che la società detta civile ha messo in mostra a Palermo. Si vorrebbe…ma il giorno dopo è peggio, il giorno dopo arriva massiccio il giustificazionismo insieme protervo, petulante, stridulo. Il giustificazionismo del civilmente miserabile.

Gli impegni con il prossimo elettore - Circa uno su tre, circa 170 palermitani avevano preso impegno con il prossimo elettore. Avevano accettato di fare i presidenti di seggio elettorale. Ma l’impegno preso da cittadino nei confronti di cittadini quanto vale di fronte alla ben più robusta identità definita dai proprio diciamo bisogni e comodi? Molto, molto meno. E infatti, siccome presiedere davvero il seggio elettorale significava anche non vedersi almeno in tv la partita spareggio (si va in B!) Palermo-Padova, in circa 170 hanno valutato non ci fosse gara: vale di più l’esserci alla partita che al seggio. Quindi non si sono presentati.

La colpa è del Viminale!? - Pubblica e generale esecrazione della scelta incivile dei mancati presidenti di seggio? Macché! Lo spirito dell’oggi italiano ha due supremi e non negoziabili principi supremi. Il primo: mai assumersi o attribuire una responsabilità. Il secondo: è sempre colpa di qualcun altro. Principi etici secondo i quali, essendo la partita diritto naturale primario, ne andava garantita la fruizione. Come? Spostando la partita per non farla coincidere con il voto. E perché non spostare il voto per non farlo coincidere con la partita? Ne discende che la colpa della scelta incivile dei mancati presidenti di seggio men che mai è colpa loro. E’ colpa del ministro degli Interni che non ha tenuto conto del diritto inalienabile alla partita e operato di conseguenza.

Rompete le righe - E’ stato, ha scritto un bravo giornalista, un rompete le righe della democrazia. Di certo un rompete le righe, ma non della democrazia che peraltro sta già parecchio male di suo. Il rompete le righe è più generale e insieme più profondo, è un rompete le righe della convivenza civile. I mancati e in qualche modo spergiuri presidenti di seggio elettorale a Palermo non sono pecore nere nel grande gregge della cittadinanza contemporanea, sono al contrario la normalità del manto del gregge, sono cittadini standard.

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