Di Gabriella Cerami

Gli è scappata dalle mani Palermo e dunque non vedremo Giuseppe Conte nuovo cittadino della capitale siciliana a dispetto della promessa elettorale. Nonostante i sondaggi della vigilia non lasciassero già spazio a dubbi riguardo la vittoria di Roberto Lagalla al primo turno, il presidente M5s in un’intervista al Fatto Quotidiano aveva annunciato che si sarebbe trasferito a Palermo per le due settimane di campagna elettorale in vista del ballottaggio. Ballottaggio che però, come appare evidente, non ci sarà e adesso, dalla sua scrivania di Campo Marzio, Conte guarda preoccupato quel 28% su cui si attesta il candidato sindaco di centrosinistra Franco Miceli. Dietro questo dato si nasconde la debacle della lista M5s, che sperava invece di arrivare primo partito così da rivendicare per sé il candidato presidente di Regione. Il capo M5s capitola quando le prime proiezioni danno il suo partito al 7,6%. Attorno al leader cala il gelo. Nessuno si aspettava un risultato così basso nella città su cui Conte puntava di più insieme a Taranto in ricordo degli antichi fasti.

Passano i minuti e sugli schermi del quartier generale grillino scorrono le schede delle altre città. A Genova, quando sono state scrutinate 35 sezioni su 656, M5s non arriva neanche al 5%. A Padova ancora peggio. C'è sconcerto negli uffici della sede grillina, si cerca il modo per venirne fuori, per giustificare la sconfitta perché ormai di questo si tratta. Anzi, c'è chi nel suo cerchio magico non nascende che "M5s è sparito dalle città". Alle basse percentuali di oggi si aggiunge l'assenza della lista pentastellata un po' ovunque. Su 978 Comuni che sono stati chiamati al voto il grillini hanno presentato la lista solo in 67.

Conte vorrebbe rilanciare parlando della vittoria del candidato di centrosinistra Damiano Tommasi a Verona. La città di Romeo e Giulietta, nella retorica della vittoria non realizzata dell’ex premier, diventerebbe quindi il nuovo eldorado di un leader che esce a pezzi, ma a Verona M5s ha solo due candidati in lista e non ha presentato il simbolo. Difficile quindi parlare di vittoria.

Eppure Conte era entrato sorridente nella sede di Campo Marzio. I suoi fedelissimiarrivano alla spicciolata, in tanti non vogliono parlare. I suoi detrattori prevedono la classica frase di rito: “Conte dirà che bisogna ripartire dai territori e a stretto giro nominerà nuovi responsabili territoriali”. E infatti l’unica a parlare fino ad ora è la deputata Vittoria Baldino, coordinatrice del comitato per le politiche giovanili. Prima di incontrare Conte si lascia andare a questa analisi: “Le amministrative sono diverse dalle politiche, è necessario un radicamento sul territorio. Il Movimento è una forza molto giovane, si sta strutturando sul territorio e sta facendo dei percorsi”. Discorsi già sentiti, ma questa volta l'ala del partito iper critica nei confronti dell'ex premier vuole arrivare alla resa dei conti e la sentenza del Tribunale di Napoli, che deciderà se far cadere o meno Conte da presidente M5s, potrebbe essere il punto di svolta.