Gente d'Italia

La cattiva inflazione

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di Antonio Giuseppe Di Natale


È ritornata di prepotente attualità l’inflazione. Le famiglie italiane, dopo anni di impercettibile crescita dei prezzi, si sono ritrovati improvvisamente a fare i conti con un incremento dei costi dei beni di largo consumo che non si vedeva dagli anni Ottanta del secolo scorso. L’inflazione misura la perdita di potere d’acquisto della moneta. Il tasso annuo d’inflazione è determinato dall’Istat in Italia e dall’Eurostat in Europa. Per calcolare l’inflazione l’Istituto nazionale di statistica usa un paniere di prodotti e servizi che viene aggiornato ogni anno in base alla evoluzione della spesa delle famiglie.Il tasso d’inflazione, misurato in base al paniere, è determinato dalla media dell’incremento dei prezzi dei prodotti e dei servizi del paniere monitorati. È di tutta evidenza che alcuni prodotti subiscano un incremento dei prezzi più alti rispetto alla media e altri al di sotto. I consumatori non percepiscono l’inflazione media calcolata dall’Istat ma quella che si riferisce ai beni di largo consumo che acquista giornalmente: carne, pesce, verdura, benzina, gasolio e utenze domestiche. Il consumatore medio è quindi scettico rispetto all’inflazione calcolata dall’Istat. In verità, il calcolo dell’Istat segue criteri rigorosamente scientifici universalmente riconosciuti.

L’inflazione in sé non è sempre negativa. C’è una inflazione buona e quella cattiva. Nell’Europa dell’euro, di fatto, negli ultimi lustri più che dell’inflazione il vero problema era la deflazione, ovvero l’aspettativa da parte dei consumatori di una riduzione generalizzata dei prezzi. L’attesa di una riduzione dei prezzi (deflazione) induceva i consumatori a differire gli acquisti, provocando una contrazione dei consumi. La Banca centrale europea per anni ha cercato di portare l’inflazione entro il 2 per cento annuo. In economia, una inflazione strisciante è considerata “buona” in quanto è generata dalla crescita della domanda e della produzione. È una inflazione cattiva quella attuale, perché la parte più significativa è causata dalla crescita esponenziale dei prezzi dell’energia e delle materie prime in generale.

È molto probabile che gli interventi delle banche centrali (Federal Reserve e Banca centrale europea) riusciranno a raffreddare nel medio periodo la crescita dei prezzi. Un’accelerazione del contenimento dell’inflazione importata (petrolio e gas) arriverebbe se si riuscisse a risolvere il conflitto russo-ucraino.

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