Depositphotos

di Alessandro Camilli

Elena Del Pozzo, cinque anni, ammazzata dalla madre. Per quel che emerge con evidenza dalle indagini, per quel che la sequenza dei fatti mostra, non impeto di ira, non esito di acclarata e consolidata incapacità di intendere, nulla a che vedere con ciò che, spesso impropriamente, viene definito "raptus". Al contrario, come scrive il magistrato che ne conferma la carcerazione, la madre di Elena ha preparato, studiato, voluto l'omicidio della figlia. E' andata a prenderla all'asilo, ha accolto il suo abbraccio e quando lo ha fatto aveva già in testa il piano di ammazzarla.

Anzi, l'aveva già tradotto in attrezzatura e logistica: armesi per scavare la buca, individuazione del terreno dove seppellire il cadavere. Poi, a omicidio fatto, la messa in atto del depistaggio, l'invenzione del rapimento, l'auto auto danneggiata per far credere all'esistenza di violenti rapitori. Senza dimenticare il punto focale dell'accaduto: 11 coltellate. Undici! E, come da autopsia, solo una di queste mortale, letale. Quindi Elena bambina di cinque anni ha avuto il tempo, il tempo in cui moriva, di vedere e capire che era la mamma che l'ammazzava.

I funerali e il vescovo - Alla cerimonia funebre per Elena il vescovo ha avuto, tra le altre, queste parole: "Non lapidiamo la madre". Non pare però, alla luce dei fatti, che sia in atto e i corso nessuna lapidazione, neanche metaforica. Martina Patti, la madre di Elena, non merita, nessun essere umano la merita, nessuna lapidazione fattuale. Lapidazione metaforica, cioè colpi di accuse crudeli e infamanti? Crudeltà e infamia sono nelle azioni messe in atto da questa mamma, ameno che il vescovo no abbia ricostruzioni di indagini dissonanti da quelle ufficiali. Non pare sia questo il caso. E' invece il caso di un uomo di Chiesa che abbraccia lo stereotipo di una pietas indistinta e che proprio per questa sua formale genericità risulta posticcia.

Il cristiano perdono - E' ambito e competenza del clero e dei credenti il cristiano perdono. E che cristiana pietas giunga anche ad una madre volutamente assassina della figlia bambina non è certo scandalo anche per una sensibilità ed etica laica. Però questo vescovo a questi funerali ha evocato a deciso sproposito il concetto di "lapidazione", come se Martina Patti potesse in qualche modo e misura essere vestita anche con i panni di vittima. E questo, qualunque sia la sua definizione e posto nell'etica cristiana (ampia e secolare la discussione anche tra cristiani sui confini della responsabilità umana) difficilmente può trovare posto nella ragione nella coscienza laiche, anzi più che laiche, oggettive. Una donna e madre che prepara e attua l'omicidio della figlia bambina, una mamma che pianifica l'ammazzamento della figlia a coltellate nessuno la sta lapidando, agli occhi di ogni umano si è lapidata da sola.