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di Massimo Faggioli

L'abrogazione del diritto all'aborto come diritto costituzionale negli USA, decisa dalla Corte Suprema federale e pubblicata il 24 giugno 2022 (la sentenza "Dobbs"), è stata festeggiata dai cattolici pro life, in America come anche in Italia, come una vittoria cattolica. Dall'altra parte della barricata, per i difensori del diritto all'aborto si tratta invece dell'inizio di una distopia cattolica, di un mondo da incubo, plasmato dal desiderio dei cattolici di imporre la loro morale sull'universo mondo.

Questa divisione nella percezione del ruolo del cattolicesimo comporta, alla lunga, anche seri rischi per il futuro della chiesa. Per molti americani e per molti di coloro in tutto il mondo che prestano almeno un'attenzione minima alla questione, questa distopia, questa America privata del diritto all'aborto legale, è stata progettata e costruita dalla Chiesa cattolica, o almeno parte dei settori conservatori del cattolicesimo e delle sue élite dominanti (dove i vescovi sono presenti con un ruolo importante, ma in gran parte simbolico). Nel complesso, la sentenza "Dobbs" è l'immagine speculare e fedele della composizione ideologica della Corte Suprema oggi, con sei conservatori contro tre liberali (Elena Kagan, Stephen Breyer e Sonia Sotomayor) nominati da presidenti democratici. Tutti e sei i giudici che hanno scelto di restituire ai singoli Stati la possibilità di legiferare sull'aborto, negando che ragioni di uguaglianza costituzionale impongano una legislazione federale in materia, sono stati educati nella fede cattolica e sono cattolici. Uno di loro, Neil Gorsuch, è stato cresciuto nella fede cattolica ma con la moglie e le due figlie frequenta la chiesa episcopaliana (anglicana) a Boulder, in Colorado. Due di questi sei giudici (Gorsuch e Brett Kavanaugh) hanno frequentato la Georgetown Preparatory School, il medesimo prestigioso (e costosissimo) liceo dei gesuiti a Washington, D.C. La maggior parte di loro negli ultimi anni è stata invitata a parlare e ha ricevuto riconoscimenti da college e istituzioni cattoliche negli Stati Uniti.

È improbabile che l'America torni a una guerra civile guerreggiata come la guerra di secessione di centosessanta anni fa. Ma abbiamo già visto alcuni segni di una rinascita di un bigottismo anticattolico in stile ottocentesco proveniente da personaggi politici. I leader della Chiesa farebbero bene a non sottovalutare gli effetti dell'azione dei cattolici in questa Corte Suprema e nell'odierno Partito Repubblicano sulla reputazione e sulla posizione della Chiesa cattolica, per molto tempo a venire.

È stata una coincidenza che "Dobbs" sia stata pubblicata negli stessi giorni in cui le audizioni del Congresso hanno rivelato i dettagli più scioccanti del tentativo del 6 gennaio 2021 di ribaltare il risultato delle elezioni presidenziali del novembre 2020, un tentativo di colpo di Stato che al tempo non fu commentato in alcun modo dalla conferenza episcopale negli Usa. Ma allo stesso tempo, è più di una semplice coincidenza. Questa sentenza va vista nel contesto del silenzio calcolato sui tratti più visibili del trumpismo, se non l'abbraccio di Donald Trump, da parte di voci importanti all'interno della Chiesa cattolica statunitense. Parte del contesto è anche un movimento legale e politico conservatore negli Stati Uniti, dove i cattolici sono per lo più assenti quando si tratta di giustizia sociale ed economica, protezione dell'ambiente, controllo efficace sulla circolazione delle armi.

La voce della Chiesa deve essere profetica e talvolta impopolare su alcune questioni, in particolare sul diritto alla vita. Ma c'è differenza tra essere profetici ed essere sovversivi dell'ordine pubblico e del bene comune. In questi ultimi due secoli, i cattolici negli Stati Uniti hanno mantenuto la promessa di diventare buoni americani e difensori della democrazia, non solo come ideale, ma in pratica, del sistema democratico: dalle urne elettorali alle spiagge della Normandia durante la Seconda guerra mondiale.

La crisi della democrazia americana, rivelata dalla presidenza Trump, è anche una crisi di fiducia dei cattolici americani nella democrazia. L'abbraccio di Donald Trump da parte di un segmento significativo del cattolicesimo americano è stato in parte solo un cinico stratagemma contro il Partito democratico in un sistema a due partiti. Ma è stato anche un abbraccio alla svolta antidemocratica avvenuta nei circoli conservatori. Ciò rappresenta il rigetto di un importante sviluppo intellettuale lungo un secolo all'interno della Chiesa negli Stati Uniti. L'accettazione della democrazia costituzionale liberale da parte del magistero cattolico avvenuta nel Novecento è una storia decisamente americana: dagli esiliati in America come Jacques Maritain e Luigi Sturzo al contributo della teologia americana allo sviluppo di una moderna teologia della libertà religiosa, soprattutto nell'opera del gesuita John Courtney Murray negli anni Cinquanta e poi al Concilio Vaticano II. Ma in anni recenti, il rifiuto del Vaticano II in America è andato ben oltre la semplice nostalgia per la Messa preconciliare in latino; piuttosto, ha assunto la forma di un rifiuto della modernità teologica e politica, con tutto ciò che un tale cattolicesimo neofondamentalista ed esclusivista significherebbe riguardo, ad esempio, ai diritti degli ebrei, degli atei e dei non cattolici nella società.

La sentenza della Corte suprema del giugno 2022 sull'aborto non va identificata con i tentativi violenti di rovesciare l'ordine costituzionale come quello del 6 gennaio 2021. Ma è parte integrante del più ampio contesto di crescente disillusione, sfiducia, e rabbia contro la democrazia che è nel cuore di molti cattolici. In altri casi, si tratta solo di un cattolicesimo ormai insensibile al valore della democrazia, o di ignoranza sull'insegnamento della tradizione cattolica e del magistero al riguardo. Il fenomeno di vescovi, dei sacerdoti e dei teologi cattolici che simpatizzano per la sovversione o il cinismo sulla democrazia e il sistema costituzionale non va sottovalutato o liquidato in modo satirico. Chiunque abbia contatti con la giovane generazione di cattolici impegnati di oggi ha notato che l'antiliberalismo o l'illiberalismo non si trova più solo ai margini, ma ha messo radici.

L'antiliberalismo cattolico contemporaneo in America è parte di un fenomeno più ampio, una nuova ricerca dell'identità cattolica che assume varie forme. Può essere espresso come entusiasmo per la Messa in latino e disgusto per la riforma liturgica conciliare, o interesse per progetti contro-culturali come quello della "Opzione Benedetto" o altri tipi di ritiro strategico volti a preparare il contrattacco contro la modernità secolare e pluralista. Ma può anche assumere la forma di una visione teo-politica che rifiuta la democrazia costituzionale a favore di una versione postmoderna della cristianità medievale. In questo senso, la presidenza del cattolico praticante Joe Biden potrebbe paradossalmente coincidere con un passo indietro nei rapporti tra cattolicesimo e democrazia americana, al contrario di quello che significò l'elezione di John F. Kennedy nel 1960.

È impossibile comprendere la storia della riconciliazione del cattolicesimo con la democrazia senza considerare il ruolo degli Usa e del cattolicesimo statunitense in questo processo. Tutti i cattolici, qualunque sia il loro giudizio sulla Corte Suprema e l'aborto in America, dovrebbero tenerlo a mente, ora che per la democrazia americana si presenta una nuova questione cattolica.