di Giorgio Merlo

La scomposizione e la ricomposizione del quadro politico italiano procede in modo spedito. Certo, purtroppo e ancora senza una bussola politica e culturale chiara e definita. E questo anche perché dopo una legislatura all’insegna del più spietato trasformismo politico ed opportunismo parlamentare, è francamente difficile trovare il bandolo della matassa. Per cui assistiamo a scissioni di partito - il caso più clamoroso è quello del partito populista per eccellenza, cioè i 5 stelle -, a minacce continue di crisi di governo farlocche come tutti sanno, alla formazione improvvisa di partiti virtuali che annunciano consensi massicci e crescenti e via discorrendo.

Ora, è di tutta evidenza che di fronte a un quadro politico ancora confuso e caotico, le uniche 2 novità significative che possono farsi largo in vista delle elezioni sono quelle della costruzione di un “partito di centro” che declina una autentica e credibile “politica di centro” da un lato e la definizione delle future coalizioni - auspicabilmente di governo e altrettanto credibili sotto il profilo politico e progettuale - dall’altro. Che non si riducano però, com’è puntualmente capitato in questi ultimi anni di sostanziale “assenza” della politica, ad una sorta di grigio ed indistinto pallottoliere dove l’unica regola era quella di distruggere ed annientare l’avversario/nemico più che non dispiegare un autentico progetto di governo.

Ora, su questo versante e trascurando per un attimo il “cantiere” politico di centro che si va configurando, al di là e al di fuori dei soliti grotteschi e ridicoli pregiudizi personali che vengono accampati periodicamente da alcuni simpatici leader di quest’area - nello specifico da Calenda - , credo sia importante approfondire la strategia politica del Partito democratico in vista della costruzione di una coalizione alternativa alla destra. Sempre che il tutto non si riduca poi, dopo il voto, a dar vita a una ennesima coalizione arcobaleno dove saltano le regole di una corretta e trasparente distinzione di ruoli e di prospettive politiche e di governo tra i vari partiti ufficialmente alternativi l’un l’altro.

Alla luce di queste considerazioni, credo sia importante capire - anche e soprattutto per il futuro ruolo di un “centro” riformista, innovativo e di governo - qual è la prospettiva politica concreta del Partito democratico. Perché al di là del sempre più misterioso “campo largo”, delle 3 proposte in campo va capita quale sarà quella realmente praticata e perseguita. Ben sapendo che ognuna di esse risponde a finalità e prospettive politiche diverse se non addirittura alternative.

Se, cioè, innanzitutto, prevarrà una rinnovata riproposizione della “vocazione maggioritaria” del partito dove gli alleati sono semplici ed insignificanti “satelliti” da gestire e governare con facilità e dolcezza. Se, invece, si intende dar vita ad un vero ed autentico centro sinistra dove il profilo della coalizione è realmente ed autenticamente riformista e di governo.

O se, in ultimo, si privilegia l’alleanza con il partito populista per eccellenza, cioè i 5 stelle di Grillo e di Conte. Si tratta, cioè, di sapere quale delle 3 strade sarà intrapresa realmente dal maggior partito della sinistra italiana, al di là delle furbizie quotidiane e degli escamotage strumentali e dettati solo dalle convenienze del momento.

Una prospettiva politica, questa, che prescinde anche dallo stesso sistema elettorale perché se non si vuole ripiombare in una gestione trasformistica e opportunistica - come è realmente capitato i questi 5 anni caratterizzati dal populismo e, in misura minore, dal sovranismo - della politica italiana, le alleanze vanno costruite e definite sotto il profilo politico e, auspicabilmente, anche su quello programmatico. E questo per la semplice ragione che in Italia la politica è sempre stata sinonimo di “politica delle alleanze”.

Ecco perché, con l’avvicinarsi delle ormai prossime elezioni politiche generali, è sempre più indispensabile conoscere qual è il progetto politico dei singoli partiti. In particolare dei grandi partiti. A cominciare, anche e soprattutto, da quello del Partito democratico. E questo sarebbe anche e soprattutto un contributo significativo e importante per ridare credibilità e trasparenza alla politica, efficacia al ruolo dei partiti e, quel che più conta, certezza all’azione di governo.