di Matteo Forciniti

Stanno timidamente tornando le attività delle associazioni italiane in Uruguay pesantemente colpite dalla pandemia. Alcuni gruppi -una piccola parte- da tempo hanno già ripreso a funzionare a pieno regime mentre altri vanno ancora a rilento. Due anni e mezzo l'irruzione del Covid per la comunità italiana il momento resta ancora decisamente critico, la mancanza di ricambio generazionale e le divisioni interne continuano a farsi pesantemente sentire. 

Uno degli animatori delle feste delle associazioni è il maestro Enrique Gomez che insieme alla compagna Gabriela Richieri cura gli spettacoli musicali sempre molto richiesti dal pubblico: "Per fortuna oggi stiamo ricominciando a suonare, possiamo dire che il peggio è passato ma gli effetti della pandemia continuano a farsi sentire. È stato devastante" dice senza mezzi termini Gomez ricordando innanzitutto quelli che non ci sono più. "In questo ultimo periodo ci hanno lasciato tante persone, tra questi ci sono quelli legati alla musica, dei veri e propri punti di riferimento all'interno della collettività che meritano di essere citati: Pompeo VassalloGino Di Battista, Roberto Speranza, Giovanni Balbo, Roque Cocina".

Sauce, Pando, Mercedes e Costa de Oro nell'interno del paese e poi nella capitale satrianesi, campani, abruzzesi e tanti altri: sono stati questi gli ultimi spettacoli organizzati dal duo con le associazioni italiane, segno di una ripartenza che si sta finalmente concretizzando. "Per alcuni gruppi" -racconta il maestro- "tornare ad organizzare eventi è stata una necessità economica considerato che con il Covid, non avendo avuto entrate, si sono indebitati. Ovviamente, è anche molto forte la voglia di tornare a stare insieme perché queste cose fanno parte della natura umana. Molte persone hanno approfittato di queste ultime feste per tornare a rivedere gli amici e i paesani che non vedevano da più di due anni. Nonostante tutto c'è molto entusiasmo, un forte desiderio di tornare a essere pienamente attivi e questo è senz'altro positivo. Oltre alle perdite che abbiamo avuto, personalmente ho notato anche la partecipazione di gente nuova, nella maggior parte dei casi non sono italiani ma sono amanti di tutto ciò che riguarda l'Italia come la cultura e la cucina e quindi vogliono partecipare".

Alla luce dell'esperienza accumulata in questi anni tra i palchi e non solo, Gomez ha una certezza: "Nella collettività italiana esistono due gravi problemi, la mancanza di giovani e le divisioni inutili tra associazioni. Problemi simili succedono in tutte le altre collettività, è un processo inevitabile con il trascorrere degli anni. Tuttavia con il mondo italiano si sente molto forte l'esigenza di una maggiore unità come può essere ad esempio riunirsi in una sola sede condivisa da più gruppi dove poter organizzare diverse attività durante la settimana e così dare vita all'edificio. Sarebbe anche un modo straordinario per autofinanziarsi ed evitare di mantenere chiuse le sedi come sta succedendo attualmente per alcuni che corrono il serio rischio di vendere le proprie case". "Purtroppo" -conclude Gomez nel suo ragionamento- "all'interno delle associazioni esiste ancora tanta competitività cosa che oggi appare del tutto incomprensibile, controproducente. L'unico cammino possibile è lasciare spazio ai giovani. La Calabrese ci ha dimostrato che tutto questo è possibile".