L'ex premier Giuseppe Conte (foto: depositphotos)

Dunque, il dado è tratto e la crisi di governo, tra pandemia, guerra, inflazione galoppante e rincari di tutto, è a un passo. Tutto nasce dalla decisione del Movimento 5 Stelle di ieri sera di non votare oggi al Senato (uscendo dall'Aula) sulla questione di fiducia posta dall'esecutivo sul dl aiuti.

Le indiscrezioni che erano emerse dopo il Consiglio nazionale del Movimento sono diventate effettive con l'annuncio del leader Giuseppe Conte nel discorso ai gruppi parlamentari: "La settimana scorsa abbiamo portato a Draghi un documento politico, cercando di interpretare le sensibilità, le posizioni e i sentimenti dell'ultimo iscritto. È un documento in nove punti, che non abbiamo inteso come una sommatoria di bandierine del M5S, come un elenco di rivendicazioni arroganti ma come un contributo serio, responsabile rispetto al momento drammatico che il Paese sta vivendo. È un documento che interpreta questo momento drammatico per famiglie e imprese. E alla luce di questa crisi dobbiamo lavorare e vivere la nostra esperienza politica".

Insomma, il dado è tratto e di certo Mario Draghi avrà una brutta gatta da pelare: eppure ieri il premier e Conte si erano sentiti al telefono. A voler dar retta alle indiscrezioni, sarebbe stato l’ex primo ministro a contattare Palazzo Chigi chiedendo all’ex “numero uno” della Bce “un segnale chiaro” sulle richieste avanzate dai grillini (reddito di cittadinanza, salario minimo, decreto dignità, aiuti a famiglie e imprese, transizione ecologica, superbonus 110%, cashback fiscale, intervento riscossione, clausola legge di delegazione).

Richieste sulle quali Conte ha invocato, appunto, una presa di posizione precisa da parte del capo dell’esecutivo, prima di decidere quale linea da adottare (uscire o rimanere nel governo). Insomma, il governo è un passo del baratro così come aveva detto nelle ore scorse Draghi: "Senza il M5S non si può proseguire". Insomma, la sensazione è che presto si andrà a nuove elezioni, così come preannunciato da Enrico Letta e Matteo Salvini nel caso di mancata fiducia al Dl Aiuti in Senato. Chiede elezioni immediate Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia: "Abbiate pietà di noi", il suo slogan del giorno.