L'OSSERVATORIO ITALIANO

di Anonimo napoletano

 

 

Ormai sono ovunque: alle periferie delle città, la sera lungo le strade trafficate, nei campi coltivati, persino in spiaggia. E naturalmente su ogni sentiero o radura di montagna. Da Nord a Sud, isole comprese, l'Italia è invasa dai cinghiali. E non si tratta di una invasione pacifica. Da primavera fino al tardo autunno, bestioni che vanno dai 150 ai 300 chili rendono pericoloso circolare a piedi, soprattutto se in compagnia di cani, o in moto o auto: investire uno di questi possenti maiali selvatici significa quasi certamente finire fuori strada e rischiare la morte. Il livello di proliferazione di questi animali ha superato da tempo ogni record e ogni soglia di guardia. Secondo stime prudenti, i capi di cinghiali circolanti in Italia sono oltre i due milioni e trecentomila. Quasi quanto i cittadini di Roma. Un numero senza precedenti. Le cause sono solo in parte naturali, per la maggior parte dipendono invece dalla scellerata mano dell'uomo. Da una parte, infatti, ha eliminato quasi del tutto l'unico predatore naturale del cinghiale il lupo appenninico, oggetto negli ultimi cento anni di una immotivata avversione e di un conseguente sterminio. Da un'altra, l'“homo italicus” ha introdotto in Italia, per l'esclusivo divertimento dei cacciatori, una razza di cinghiale ungherese, mai esistita sul nostro territorio, che per le sue caratteristiche (vedi articolo in basso) ha preso il sopravvento sul cinghiale nostrano e ha portato al boom demografico di cui ora tutti patiamo le conseguenze.

Conseguenze che sono molto più gravi e variegate di quanto non si pensi. Prendiamo per esempio l'agricoltura. I proprietari di campi coltivati sono i principali destinatari delle incursioni dei cinghiali, che “zappano” con gli zoccoli la terra per cercare tuberi da mangiare o si cibano direttamente dei grappoli di uva zuccherini che pendono dai filari di vigneti a spalliera, di cui vanno ghiotti. La devastazione della terra, complici le abitudini notturne dei cinghiali, che agiscono quando i campi non sono né sorvegliati né lavorati, sta portando a gravi perdite dei raccolti, dall'uva alle castagne e a ogni altro tipo di coltura, anche perché dove i cinghiali non divorano il frutto, con l'attività di scavo fatto con le zampe spesso distruggono i campi appena seminati. Gli agricoltori hanno solo due strade: o montare costose recinzioni, ove il terreno lo renda possibile, o rassegnarsi a perdere una grande parte del raccolto e quindi dell'investimento. In entrambi i casi i costi sono elevati.

Ma non c'è solo l'agricoltura, che lamenta danni per milioni secondo tutte le associazioni di settore, dalla Cia a Coldiretti. Gli allevatori sono a loro volta preoccupati per la diffusione della peste suina africana, di cui i cinghiali selvatici sono portatori, e che possono infettare il bestiame di allevamento. Dopo il Piemonte e Liguria (109 i capi ammalati), è stata segnalata anche a Roma dove è appena stato trovato un animale infetto nelle scorse settimane.

C'è poi il problema della sicurezza dei cittadini. Ormai i cinghiali spadroneggiano e si avvicinano ai centri abitati senza alcun timore pur di trovare cibo facile nei cassonetti dell'immondizia. Si tratta infatti di animali onnivori, cosa che facilita il loro avvicinamento agli insediamenti urbani. Un fenomeno fino a pochi anni fa limitato ai paesi di montagna o ai piccoli centri abitati di campagna. Oggi, l'enorme numero di cinghiali in circolazione e la loro progressiva confidenza con gli esseri umani li spinge ad entrare in grossi centri abitati e persino nella periferia della maggiore metropoli italiana, la Capitale Roma, dove sempre più cittadini lamentano incontri ravvicinati con il suino selvatico, spesso accompagnato da folta prole, che razzola tra i rifiuti lasciati vicino ai cassonetti cittadini. Episodi testimoniati da decine di video amatoriali che rimbalzano sui social network e da numerose denunce di aggressioni da parte di ignari passanti, spesso causate anche dalla presenza di cani da compagnia portati a spasso e vittime di aggressioni da parte dei cinghiali.

Ultimamente, poi, sono state registrate anche aggressioni ai danni di esseri umani, sopratutto da parte di cinghiali affamati o da cinghialesse con prole al seguito, circostanza che fa diventare le scrofe particolarmente aggressive. Due settimane fa su una spiaggia ligure, nel comune di Genova, una signora che stava consumando una pizza da asporto sulla sabbia si è improvvisamente vista un cinghiale a pochi centimetri di distanza. La donna è rimasta immobile, come suggerito dagli esperti per evitare aggressioni. Ma nonostante ciò il cinghiale, forse eccitato dalla vista della pizza fumante, ha morso la signora ad un braccio. È un caso estremo e poco frequente, ma la pericolosità dei cinghiali risiede soprattutto nei rischi dei conducenti di veicoli che facilmente possono trovarseli ad attraversare la strada. L'impatto con un animale di due o tre quintali può rivelarsi fatale per l'ignaro centauro o automobilista. La Coldiretti ha calcolato che nell’ultimo anno è avvenuto un incidente ogni 41 ore, a causa dei cinghiali,  con 13 morti e 261 feriti gravi. Numeri impressionanti. 

Davanti a questo scenario gravissimo, passa forse in second'ordine, almeno per la maggioranza della pubblica opinione, il fatto che fare escursionismo, trekking o semplici scampagnate familiari, in Italia sia diventata un'attività ad alto tasso di pericolosità. Specialmente nel tardo pomeriggio, già a partire dalle 18, sentieri e radure possono diventare l'occasione di incontri imprevisti con mandrie di cinghiali. Nella maggior parte dei casi questo rappresenta solo un enorme spavento per entrambi i protagonisti, con fuga reciproca da parti opposte. Ma quando ci si trovi in presenza di cuccioli nati da poco, l'atteggiamento difensivo e protettivo delle scrofe può diventare estremamente aggressivo nei confronti dell'ignaro escursionista. E vedersi caricati da una bestia di 150 o 200 chili lanciata di corsa a 60 chilometri orari può rappresentare un pericolo mortale. Ormai anche i sentieri di montagna sono diventati posti poco sicuri in Italia. E nessuno pare abbia i mezzi o la volontà di intervenire per risolvere questa autentica piaga.