ITA Airways (Depositphotos)

di Franco Esposito

Battaglia ad alta quota, nei cieli d'Italia. Perentoria Giorgia Meloni, che s'è inventata addirittura un blitz dialettico. “Bisogna fermare la vendita di Ita Airways alla cordata Msc e Lufthansa”. La firma sotto l'accordo finale la metterà il prossimo governo. Ma in pratica decide quello guidato da Mario Draghi. Oggi si pronuncia su a chi assegnare Ita Airways. Intanto, Msc-Lufthansa e Certares-Air France-Delta continuano a contendersi l'acquisizione del vettore italiano. La frase della leader di FdI ha seminato allarme e sconcerto a Palazzo Chigi. L'aspirante premier ha sfidato Mario Draghi sul dossier Ita Airways, creando irritazione anche nell'ambiente della Lega. Dovendo considerare che finora è stato il ministro dello Sviluppo Giorgetti a seguire l'operazione.

“Mi auguro che Giorgetti – amplia il concetto Giorgia Meloni – smentisca l'ipotesi di un'accelerazione del processo di vendita tra Ita e Lufthansa. É un argomento di cui si sta parlando molto sui media e che ci fa letteralmente sobbalzare visto che il governo è dimissionario e può occuparsi di affari correnti”. Questi i numeri chiave della compagnia. Sul mercato finirà l'ottanta per cento delle quote di Ita. Msc e Lufthansa hanno presentato un'offerta di 900 milioni per l'acquisizione dell'ex Alitalia. La compagnia presenta numeri significativi in questo primo semestre del 2022. In sintesi: 68 aerei operativi al 1° luglio 2022; le destinazioni raggiunte sono 83; udite udite, sorpresa delle sorprese, il 95,7% dei voli sono atterrati in orario: 2,4 milioni di passeggeri prenotati da giugno e agosto; 325 i comandanti operativi; 400 milioni la nuova tranche di aumento di capitale; 250 milioni la tranche prevista per il prossimo anno.

La leader di FdI mira alla tutela dell'italianità della compagnia di bandiera. Le sue parole ricalcano quelle di Silvio Berlusconi. Chiamati a raccolta i capitani coraggiosi, l'allora premier fece saltare l'accordo Air France-Klm dopo la campagna elettorale del 2008. Avverte Giorgia Meloni: “Ci penserà chi governerà dopo il 25 settembre. Saranno valutate con attenzione la presenza dello Stato e la partecipazione di altri partner”. In pratica, uno stop schiaffato in faccia a Msc e Lufthansa. La traduzione di tutto ciò porta a ritenere che l'ex compagnia di bandiera sia vittima di una maledizione tutta italiana. Proprio quello che Mario Draghi vuole evitare: che finisca a buone donne l'ennesimo tentativo di risollevare l'ex Alitalia. Si potrebbe quindi affermare, non andando lontano dal vero che il cambiamento di rotta e questa sorta di aut aut della Meloni sia identificabile come la messa in opera di una sorta di ufficio complicazioni affari semplici. Al netto dell'incidenza della politica.

All'estero l'intervento a gamba tesa dell'aspirante premier viene interpretato appunto in chiave politica. “Un'eventuale vittoria dei post fascisti di Fratelli d'Italia finirebbe per danneggiare Lufthansa”, scrive il quotidiano economico Handelsblatt. E invita a seguire con la massima attenzione “gli sviluppi della situazione in Italia”. Ma qual è la reazione a Palazzo Chigi e al Ministero del Tesoro? Entrambi definiscono “tecnicamente un errore che il governo per l'ordinaria amministrazione non abbia poteri sulla privatizzazione di Ita”. Draghi gode oltretutto della totale copertura del Quirinale. La posizione del fresco ex premier appare infatti corretta. Rientra nell'ambito degli affari correnti. Il procedimento di vendita è stato avviato prima della crisi. Sembra perciò destinato a cadere nel vuoto l'appello-invito di Giorgia Meloni. Non arrivare alla trattativa esclusiva non farebbe gli interessi dell'Italia. Al contrario, sarebbe identificato come un danno dal Presidente della Repubblica. Toccherà poi al nuovo governo concludere o meno l'accordo con la cordata scelta. Traduzione: se la Meloni sarà premier, spetterà a lei la scelta di cancellare tutto, non privatizzare più, e consegnarsi all'Ita nazionalizzata.

In definitiva, tutto cambia affinchè nulla cambi. Laddove l'intento di Draghi è unico non vuole lasciare il lavoro in sospeso. “Ne andrebbe della credibilità italiana”. Dovesse accadere il contrario, l'Italia si ritroverebbe ancora una volta ostaggio delle proprie crisi politiche. Purtroppo ricorrenti. Draghi intende tirare dritto, vuole andare avanti. E non tollera l'idea di riazzerare tutto. La cancellazione di quanto fatto finora farebbe identificare l'Italia come “inaffidabile e scoraggerebbe futuri interessamenti di altri possibili partner o degli stessi di oggi”. Il tema non dovrebbe essere oggetto di discussione del Consiglio dei Ministri in programma oggi. Msc e Lufthansa sembrano comunque in vantaggio. L'offerta convince il consigliere economico Francesco Giavazzi, ma non c'ancora aria di decisione imminente. Anche in ragione del fatto che gli Stati Uniti continuano a spingere a favore di Certares-Delta-Air France. Mentre dietro le quinte non mancano di agitarsi quelli del partito contrario, poco convinti che la scelta di Msc sia la migliore. La cosa è messa così, più o meno.

Msc dell'armatore Luigi Aponte avrebbe il vantaggio di essere più ricca dal punto di vista economico, 900 milioni per l'80% del capitale, oltre a fornire garanzie su investimenti, flotta, occupazione. E la possiiblità di importanti sinergie nel settore del cargo, quello turistico, dei trasporti via mare, della crocieristica e sul leader europeo, la Lufthansa, del trasporto aereo. L'offerta di Air France e soci s'incentra sulla maggiore valorizzazione di Fiumicino per i collegamenti con Africa e Stati Uniti. Ma profonda è differenza sotto il profilo economico: 550milioni contro 900, lasciando al Mef una quota del 40% e poteri enormi nel governo societario. Oggi sapremo.