I latini dicevano che ripetere una parola, un racconto, un’azione è utile perché ci si abitua al suo significato, alla morale della storia, a rifare lo stesso atto senza avere dubbi o commettere errori. Ma in certi casi è vero l’esatto contrario, e tutti gli italiani all’estero stanno per verificare sulla propria pelle questa seconda verità. In soli 10 mesi, gli italiani che vivono fuori d’Italia si trovano a dover esercitare il proprio diritto di voto 4 volte. La prima consultazione si è tenuta il 3 dicembre 2021 per eleggere i Comitati degli Italiani all’Estero – Com.It.Es. Per poterlo fare, i cittadini hanno dovuto compiere un atto di volontà, registrandosi presso il Consolato, con risultati disastrosi e percentuali minime di optanti in tutto il mondo. È partita una raffica di ricorsi al Tribunale amministrativo di Roma per infrazioni di legge, anche da parte di alcuni Comitati Elettorali Circoscrizionali costituiti presso le sedi diplomatico-consolari, ma, per quanto ne sappiamo, sono stati tutti respinti. La seconda convocazione ha avuto luogo il 9 e 10 aprile 2022, quando i rappresentanti di Com.It.Es. e associazioni sono stati riuniti in assemblee elettorali di secondo grado presso le Ambasciate di 17 Paesi per scegliere i 43 componenti esteri del CGIE. Dalle assegnazioni geopolitiche, che dal 2015 non tengono più alcun conto dell’effettiva consistenza delle comunità, ma soltanto degli iscritti all’AIRE, è sparito un intero Continente: l’Africa, passata da 3 Consiglieri nel 2004 a 1 solo nel 2015, anche questo cancellato per far entrare l’Austria nel 2022. Non basta ancora. Il 12 giugno 2022 i nostri connazionali all’estero sono stati chiamati a esprimersi su cinque quesiti referendari, molto tecnici, per non dire incomprensibili, sulla giustizia. Questo referendum era abrogativo, quindi richiedeva un quorum del 50% +1 dell’elettorato attivo, ma non l’ha raggiunto, perciò le leggi prese di mira sono rimaste in vigore. L’assenteismo generalizzato, che in Italia è stato frutto di scelte politiche individuali, all’estero si è concretizzato nella più massiccia mancanza di organizzazione. In questo secondo caso, infatti, bisogna rimarcare che moltissimi di coloro che volevano far pesare il proprio parere sulle norme sottoposte a quesito non hanno potuto farlo, perché NON HANNO MAI RICEVUTO IL PLICO CON LE SCHEDE DA VOTARE! Nemmeno settimane dopo, nemmeno mesi dopo, il che significa che questi plichi non sono mai stati stampati oppure non sono mai stati spediti oppure sono stati intercettati da qualcuno e distrutti, senza che se ne possa immaginare la ragione. Abbiamo voluto ricapitolare le tre tappe della sempre più profonda débâcle democratica, che si è abbattuta sugli emigrati recentissimi o di lungo corso, per richiamarle alla nostra memoria e parlare di quello che succederà il prossimo 25 settembre in Italia, mentre la danza all’estero si chiuderà in un nefasto 21 settembre. Queste date siglano il maledetto ricorso anticipato alle urne dopo lo sciagurato scioglimento delle Camere causato, inevitabilmente, dalle irresponsabili ambizioni della borgatara Le Pen italiana insieme all’uomo con l’elmo vichingo di Alberto da Giussano e alle badanti di un ex tombeur de femmes che, tra la fine del secolo scorso e l’inizio del terzo millennio, fu spesso un “politico” sopraffino. Innocenti non sono stati neppure i nani pentastellati che seguono “giuseppi!” e, come tutti i bambini capricciosi ovunque, volevano imporre l’infantile diktat: “o approvate tutte le nostre proposte così come sono oppure torniamo a giocare nel nostro cortile”. Da parte sua, il Partito Democratico è rimasto basito con il cerino in mano. Malgrado non ci sia stata una vera sfiducia formale, il premier Draghi si è dimesso, perché governare il Titanic con gli alleati che urlano “l’iceberg non c’è” non è cosa per persone serie e intelligenti come lui, che tutto il mondo ci invidia. Perché questa nostra visione tragica e negativa? Molto semplice. Questo giornale ha narrato, e voi avete letto per mesi, la saga della battaglia lanciata dal già On. Fabio Porta, che si era visto strappare la legittima elezione a Senatore a causa di massicci brogli concentrati nella circoscrizione di Buenos Aires. Migliaia di schede a favore di Adriano Cario (USEI/MAIE) erano state riempite dalle stesse mani, con le stesse calligrafie, le stesse penne e lo stesso inchiostro. A oltre tre anni di distanza dalle elezioni del 2018, il 2 dicembre 2021 l’aula del Senato ha finalmente votato la decadenza di Cario per falsa elezione. A tutt’oggi però rimangono senza risposta molte domande fondamentali: com’è riuscito il partito di Cario a fare incetta di tante schede? Chi gliele ha cedute? Con quali incentivi?  In base a quali accordi? A quale prezzo? Chi ha pagato? La presenza e il voto di Cario al Senato sono stati determinanti per il sostegno ai Governi Conte 1 e Conte 2 e per la conseguente nomina del lider maximo del MAIE, Ricardo Merlo, alla carica di sottosegretario di Stato agli Affari Esteri con delega per gli italiani all’estero. Molto probabilmente, questa storia si ripeterà. Infatti, è pronto ai blocchi di partenza l’Innominabileuruguagio, il cui cursus honorum, accelerato al massimo dal dicembre scorso, lo ha visto eletto al Com.It.Es. di Montevideo, poi  Presidente del Com.It.Es., poi Consigliere del CGIE. Come se non bastasse, egli già scalpita, lanciando fumo dalle froge, per lo scatto finale verso la candidatura alla Camera o al Senato per il MAIE, certo di vincere, a sua volta, “in un modo o nell’altro”, forse con gli stessi metodi usati a favore di Cario. Lo scopo è duplice: regalare uno scranno a se stesso e garantire a Ricardo Merlo una posizione nel prossimo Governo, qualunque esso sarà e qualunque cambio di casacca subirà nel corso del tempo. Il grande capo del MAIE, infatti, è convinto che schierarsi lealmente con una sola parte politica non può soddisfare la sua “missione” che consiste nel rappresentare “gli interessi degli italiani in America Latina” a qualunque costo, sotto qualsiasi denominazione e in qualunque accrocco di Governo, purché gli venga conferita una qualsiasi carica dotata di auto blu.  Così, senza soldi, senza informazione, con una rete consolare allo sfacelo per mancanza di personale, già esausto dopo le tre citate consultazioni e perciò in vacanza al 50%, si procede verso lo scontro inesorabile contro l’iceberg elettorale di settembre, che provocherà la morte della democrazia fra gli italiani all’estero. L’epitaffio non potrà che essere “Sic transit gloria mundi”!

CARLO CATTANEO