di Matteo Forciniti

È da una ventina di anni che l’Uruguay è orfano di un’associazione pugliese nel contesto di un panorama italiana che ha già perso tanti suoi pezzi. Una mancanza, questa, che oggi giorno sentono diversi discendenti tra cui Claudia Nuzzachi, molto determinata a rilanciare un progetto aggiornato ai tempi attuali.

“È ingiusto che una regione italiana così importante non abbia una rappresentazione ufficiale nel nostro paese. Spero che si possa fare presto qualcosa, da tempo sto cercando di rivalorizzare la terra di origine di mio padre cercando di coinvolgere altre persone per partecipare” racconta Nuzzachi, figlia di un emigrato di Racale (provincia di Lecce) arrivato in Uruguay dopo la Seconda Guerra Mondiale.

“Da ragazza” -ricorda- “partecipavo alle riunioni di diverse associazioni della collettività tra cui anche quella pugliese che però, dopo la morte del presidente Cosimo L’Abbruzzi, è scomparsa. Quel vuoto per me continua a farsi sentire e allora ho deciso di contattare l’Associazione dei Pugliesi nel Mondo per vedere se è possibile fare qualcosa”. 

Il primo passo si è avuto con la creazione di una pagina su Facebook “Pugliesi Nel Mondo Sezione Uruguay” dove è iniziato l’arduo lavoro di diffusione: “A differenza di altre regioni, la nostra non è stata una presenza molto forte in Uruguay ma in ogni caso circa una cinquantina di persone avevano aderito a quella prima iniziativa con L’Abruzzi. Attraverso Gente d’Italia oggi vorrei riuscire a contattare tutte quelle famiglie e quei discendenti ma non solo: l’invito è aperto a tutti coloro che hanno interesse a diffondere la cultura pugliese. Con qualche conoscente ho già parlato e speriamo che presto si possa concretizzare qualcosa: non servono grandi numeri, anche riunendo un piccolo numero si può partire. Questo progetto non vuole dividere, anzi. La ricchezza dell’Italia sta proprio nelle sue differenze”.

Anche se al momento l’associazione è soltanto un’idea e non esiste niente di concreto, la sua ideatrice ha le idee ben chiare su quale dovrà essere la strada da seguire: “C’è bisogno di un nuovo concetto riguardo l’associazionismo in Uruguay e lo dico con esperienza personale avendo partecipato a diverse attività. Il contesto attuale è molto diverso rispetto a quello in cui partecipavano i nostri nonni o i nostri genitori, i numeri ovviamente sono crollati ma se non facciamo niente per invertire la tendenza il tutto rischierà di scomparire a breve. Serve una proposta accessibile a tutti, che tenga presente le famiglie e che non sia esclusiva”.

Come potrà funzionare allora la nuova associazione? E quali tematiche porterà avanti? “Innanzitutto non occorrerà iscriversi, pagare una quota mensile, organizzare i pranzi come evento principale e non servirà neanche avere una grande sede. L’importante sarà partecipare all’interno di un rapporto auto-rinnovabile e auto-sostenibile senza il peso di dover rincorre i soci solo al momento di pagare. Io immagino una proposta incentrata sulla diffusione della cultura: la Puglia ci può offrire tantissimo, penso ai dialetti, alla pizzica, alla cucina e poi naturalmente al turismo”. 

Un altro fattore determinante è quello economico che “spesso rischia di scoraggiare la partecipazione”. “Bisogna tenere conto del contesto in cui ci troviamo” osserva. “A volte le associazioni organizzano attività a cui molti vorrebbero partecipare ma poi si scoraggiano per gli alti costi. Si deve pensare come gli spagnoli, proporre attività a prezzi più vantaggiosi in modo da coinvolgere il maggior numero di gente”.