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Franco Esposito

Rapper o trapper? Ne fanno di pessime, se la cantano e se la suonano. Interpreti di una moda canoro-musicale discutibile e discussa, a voler usare il più morbido degli eufemismi, qua e là, anzi piuttosto spesso, trascinano nelle loro vite i temi che esprimono nelle loro canzoni. Superano comunque il segno, l'hanno superato ampiamente in questa estate violenta, a voler usare il più tenero degli eufemismi. 

Su quei rapper protagonisti di ogni sorta di nefandezze, la cronaca racconta (e li abbina) a rapine, risse, violenze, faide fra team rivali, sequestri di persona. E come se non bastasse, questa nera lista comprende anche un tentativo di omicidio in Costa Smeralda. Il palmares di alcuni rapper è di tutto rispetto, si fa per dire. 

Jordan Jeffry Baby, al secolo Jordan Tinti, 25 anni, e Gianmarco Fagà alias Traffik, romano, 27 anni, sono finiti in manette dopo una rapina. Il popolare Traffik aveva già messo insieme una condanna a tre anni per botte alla sua ex. La violenza dei protagonisti di violenze spesso gratuite viene poi esibita poi sui social. In sequenza, una squallida escalation. 

Come dire, non si fanno mancare nulla. In questi mesi estivi nulla si sono fatti mancare. La promozione dei loro misfatti trova ampia promozione appunto sui social, come fanno con i dischi. "Senza percepirne il disvalore", afferma con forza e chiarezza il giudice milanese Guido Salvini, la firma in calce a un provvedimento con nove arresti a fine luglio. "Sono totalmente astratti dalla realtà in una continua sfida ad alzare sempre la posta in giro". 

Hanno filmato tutto i rapper Jordan Jeffrey Baby, brianzolo di Bernareggio, e Giancarlo Fagà, al secolo Traffik. Alle 16:28 di mercoledì scorso hanno aggredito e rapinato alla stazione ferroviaria di Carnate, in Brianza, un operaio nigeriano di 41 anni, che tornava dal lavoro. "Sceso dal treno, ho visto due ragazzi senza maglia venirmi incontro. Hanno iniziato a urlarmi 'parla con me'. Hanno tirato fuori dai pantaloni un coltello, minacciandomi di morte perchè ho la pelle nera". 

I due rapper hanno urlato in faccia al povero Francis "vogliamo ammazzarti perchè sei nero". L'operaio ha denunciato la bieca violenza ai carabinieri di Vimercate. "Brandivano i coltelli come pugnali, mi sono spaventato, ho lasciato la mia bicicletta e lo zaino che era nel cestino e sono scappato". La fuga dalle coltellate. Quel che è successo è nel video che l'ineffabile Traffik ha pubblicato su Youtube, dopo aver lanciato la bici e lo zaino del nigeriano sui binari della stazione ferroviaria. 

Jordan filmava. Poi con Traffik si è avventato sulle ruote della bicicletta per tagliarle. Quando hanno terminato la loro disgustosa esibizione, si sono diretti in treno al Carrefour della stazione Garibaldi. Dove sono stati sorpresi a rubare. Le foto pubblicate sono servite ai carabinieri: la coppia di delinquenti di professione rapper è stata fermata il giorno dopo nel centro di Bernareggio. In tasca avevano ancora i coltelli della rapina. Addosso a Traffik è stata recuperata una sfilza di ricette mediche falsificate. 

Assistiti dall'avvocato Biagio Ruffo, i rapper durante l'interrogatorio hanno respinto le accuse. Ritenute però poco credibili le argomentazioni esposte, il giudice li ha mandati in galera. Con l'accusa di "rapina aggravata dall'odio razziale e porto d'armi". Guido Salvini, il giudice, va giù pesante. "I due hanno agito con modalità eclatanti, con il compiacimento delle loro gesta violente, con evidenti fini intimidatori e moventi razziali". 

L'ordinanza riannoda i precedenti guai con la giustizia dei due rapper. La lista comprende anche una serie di processi in corso per Jordan, per reati che vanno dai danneggiamenti al revenge porn. "Più capi d'accusa che compagni di squadra", canta nelle sue canzoni. Nonostante le ribalderie commesse, è riuscito a ritagliarsi minuti di gloria in tv, in occasione dell'uscita del singolo Jumpman. Per promuovere il disco, Jordan è saltato sui tetti di due auto dei carabinieri a Napoli.  Sembra una roba da mattio sequenze di un film, è semplicemente un momento abituale nell'esistenza di alcuni rapper. 

Proprio lunedì, giorno di Ferragosto, un altro rapper romano, Elia Di Genova, in arte Elia 17 Baby, è stato fermato dai carabinieri di Olbia. Lo hanno bloccato mentre si rifugiava in un horel di Porto Cervo. Il motivo del dribbling stavolta non riuscito? Un tentato omicidio. Nel corso di una rissa esplosa le notte di Ferragosto, sulla spiaggia di Marinella, avrebbe accoltellato alla schiena un trentacinquenne che ora rischia la paralisi. 

Viene il disgusto solo a parlarne. Come pure quando si è tenuti a scrivere e denunciare le imprese di questi giovani delinquenti travestiti da cantanti dal curriculum già pieno di condanne. I cosiddetti rapper che alitano tra l'altro soffi di fascismo. Siamo messi male, fare argine è un dovere. Il giudice Salvini può indicare come fare e cosa fare.