Gente d'Italia

Fenomeno “trapper”, musica e violenze: 11 arresti in una settimana

Babytouché

 

 

L'OSSERVATORIO ITALIANO

di Anonimo Napoletano

 

 

È un fenomeno che arriva dall'estero, soprattutto Stati Uniti e Francia, ma che in Italia sta assumendo caratteristiche proprie, a metà tra risentimento giovanile del sottoproletariato urbano e difficoltà di integrazione di immigrati di seconda generazione. Ad accomunarli ci sono la musica trap (una variante dell'hip hop), violenza, droga, soldi, possibilmente esibiti tramite oggetti di lusso. In particolare, aggressività e rabbia contro tutti sono le cifre che accomunano questi giovani, che spesso sfogano nell'arte, sia diventando autori di brani veicolati sui social sia diventando fan che si raggruppano attorno all'idolo di turno. Il problema è che aggressività e rabbia, che possono avere i bersagli più disparati, le donne, la polizia, i genitori, i neri o i bianchi (a seconda del colore di chi canta), non restano soltanto nei testi ma tracimano nella vita reale, con risse, sparatorie, accoltellamenti, rapine e pestaggi, in qualche caso anche sequestri di persona.

 

 

Nell'ultima settimana, due gravi episodi hanno riportato questa “moda” sotto i riflettori, ma in verità si tratta di fenomeni ricorrenti, che non generano particolare allarme solo perché sono per ora confinati a gruppi non molto numerosi di giovanissimi. Eppure, i segnali sono allarmanti, e il rischio che ci possa scappare il morto è sempre più elevato.

La Lombardia sembra essere la regione più esposta a questo fenomeno. E lo testimoniano anche i due ultimi episodi. Nel primo, una difficile inchiesta giudiziaria ha portato a nove arresti tra Como, Bergamo e Lecco, per una serie di violenze innescate da una vera e propria faida tra gang rivali: una capeggiata dal cantante trap Mohamed Lamine Saida, nome d'arte “Simba la Rue”, e l'altra che rispondeva agli ordini del cantante rivale Amine Mohamed Amagour, nome d'arte “Baby Touché”. Il gip che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare per i nove scrive che «le due bande di “trapper” sono governate da regole di fedeltà reciproca e di omertà» e si sono rese «protagoniste di reiterati episodi di violenza» seguiti «all'aspra conflittualità determinata dalle rivalità nella diffusione delle rispettive produzioni musicali». Sono tutti giovanissimi, vent'anni o poco più, ma si atteggiano a boss, sui social ostentano armi e inneggiano alle aggressioni, si sfidano nelle palestre di boxe ma anche per strada. In questo specifico caso i protagonisti sono tutti figli di immigrati regolari, famiglie che lavorano duro. Tra gli arrestati anche una ragazzina che si prestava a rimorchiare ragazzi del clan rivale per poi spiarne gli spostamenti e facilitare agguati da parte dei proprio amici. A Simba e altri cinque viene contestato un episodio di rapina ai danni due giovani del gruppo di Baby Touché, che sarebbero stati pestati e colpiti anche con un coltello il primo marzo scorso per rubargli un portafoglio e un cellulare. Un fatto che, stando agli accertamenti, sarebbe stato una risposta ad un'altra aggressione subita da un ragazzo del gruppo di Simba. Sempre Simba con altri tre, tra cui il suo manager 24enne, avrebbe preso parte al sequestro ai danni di Touché, “trapper” padovano: l'avrebbero accerchiato in via Boifava a Milano, preso a calci e pugni e poi l'avrebbero caricato su una macchina. Sarebbe stato tenuto lì dentro per due ore, mentre sul suo account Instagram, ma anche su quello dei suoi aggressori, venivano pubblicati i video di quanto stava succedendo, con tanto di viso sanguinante e tumefatto del giovane, insulti e parole di dileggio. Nelle intercettazioni, gli indagati parlano chiaramente di “guerra” e di “stare attenti quando ci muoviamo perché siamo in zona di guerra”. Con le azioni che vengono filmate e postate sui social, sopratutto Instagram e Tik Tok, dove i due trapper hanno centinaia di migliaia di followers che spesso li incitano o commentano favorevolmente le violenze. Negli interrogatori che hanno seguito gli arresti, alcuni hanno ammesso i fatti contestati ma altri hanno negato persino l'evidenza. È il caso del trapper rapito e pestato: «Macché faida, abbiamo inscenato tutto per finta per fare spettacolo e per farci pubblicità. Ribadisco di non essere stato mai in pericolo», ha messo a verbale Touché. Per il gip però si tratta solo di omertà e menzogne «finalizzate a non fare emergere l'esistenza di quella guerra tra le due bande in cui lui stesso è coinvolto per la commissione di gravi fatti di sangue». Per il giudice, infatti, una settimana dopo il rapimento il capo della gang opposta, Simba, è stato accoltellato gravemente (attualmente è in carcere in attesa di subire una delicata operazione al femore e rischia di perdere l'uso di una gamba), quasi sicuramente per ritorsione, ed il gesto è stato rivendicato sui social da uno dei membri della banda di Baby Touché.

Pochi giorni dopo gli arresti, un altro grave episodio ha coinvolto due giovanissimi trapper questa volta italiani e bianchi. Nel sottopassaggio della stazione di Carnate, in provincia di Monza, i due a torso nudo e armati di coltello hanno aggredito un 41enne nigeriano urlandogli frasi razziste: «Ti uccidiamo perché sei nero». L'uomo si è messo in salvo abbandonando zaino e bicicletta e ha avuto la prontezza di filmare tutto col cellulare. I due aggressori hanno tagliato le gomme alla bici e l'hanno gettata sui binari insieme allo zaino del malcapitato. Riconosciuti attraverso i video, sono stati poi rintracciati e arrestati. Si tratta di Jordan Tinti (25enne di Monza, nome d’arte Jordan Jeffrey Baby) e Traffik, al secolo Gianmarco Fagà, 25enne romano. Entrambi sono ben noti alle forze dell'ordine. Il primo è stato processato per le minacce di morte all'inviato di “Striscia la notizia”, trasmissione satirica di Canale 5, Vittorio Brumotti, “colpevole” di aver denunciato le attività di spaccio nella zona della stazione di Monza. Nel 2019 Tinti aveva trasmesso sui social una diretta in cui sfasciava un'auto dei carabinieri a Napoli, e pochi mesi dopo era stato fermato con dell'hashish a Padova. Dal canto suo Traffik, noto per le espressioni di odio razziale contenute nelle sue canzoni, è stato condannato per delle violenze contro la sua ex fidanzata e nel 2019 ha avuto un'altra condanna per aver pestato e rapinato del cellulare alcuni suoi fan che lo avevano avvicinato per fare una foto assieme. Anche in questa occasione Traffik era in compagnia di un “collega” musicista, il trapper Gallagher, al secolo Gabriele Magi, 27 anni. Entrambi hanno precedenti per droga e lesioni. E, forse anche grazie a questo, contano decine di migliaia di follower sui social network, tutti giovanissimi e pronti ad emularli.

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