Simbalarue

 

 

L'OSSERVATORIO ITALIANO

di Anonimo Napoletano

 

 

  

Fondono, e spesso confondono, arte e stile di vita. Detta così potrebbe sembrare il ritratto dei dandies di inizio Ottocento o degli scrittori della Beat Generation della seconda metà del Novecento. Molto probabilmente, invece, i “trapper” di questo inizio millennio non conoscono né gli uni né gli altri. Nella musica sincopata derivata dall'hip hop (a sua volta una derivazione dal più “classico” rap), con testi in rima baciata dove abbonda uno slang criptico e immaginifico, cantano sui loro seguitissimi canali social di rabbia, droga, violenza. La loro filosofia di vita sembra essere un cinismo anarcoide in cui ha sempre ragione il più forte, il più ricco, il più impavido. Da qui l'esibizione di pugni di ferro, pugnali, pistole, continui riferimenti ad ogni tipo di droga, le sfide alle forze dell'ordine e ai rivali, con faide incentrate sulla più elementare appartenenza tribale ad uno stile musicale, ad un cantante piuttosto che a un altro, ad un quartiere, ad un sesso o una razza, che giustificano l'odio verso tutti gli altri. Di tutto questo grondano i testi di questi cantanti “trap”, sempre giovanissimi: e spesso dai testi delle canzoni si passa ai fatti di cronaca, come dimostrano i recenti episodi in Lombardia.

Traffik

Spesso sono immigrati di seconda generazione oppure italiani “purosangue” cresciuti a pane e rabbia. Hanno nomi esotici, come Rondo da Sosa, Neima Ezza, Baby Gang, Vale pain, Keta, Sacky, Kilimoney, Traffik,  Simba la Rue,  Baby Touché o  Gallagher. Ma vengono tutti dalle periferie degradate delle grandi metropoli o delle città-dormitorio della provincia operaia. Da qui con la loro musica, diffusa attraverso i canali social dove muovono milioni di followers e like, inondano e fanno ballare i locali di mezza Italia, anche nelle località dei vip dalla Costa Smeralda a Positano, o delle più popolari Gallipoli e Riccione. Nei loro video su Youtube, Instagram o Tik Tok esaltano violenze, risse, attacchi alla polizia, droga, oggetti di lusso, e seminano odio contro donne o persone di colore, per dirne solo due delle tante. La donna è quasi sempre e soltanto una “tr**a”, da usare e gettare via, come una attrice di porno, o minacciare se non ci sta. 

Gallangher

“Paga le tue colpe, spara a tua moglie” è uno dei versi di uno di loro. Ma la violenza è anche generalizzata, come nel pezzo in cui si canta “entro in discoteca con un mitra e ammazzo tutti, prendo la percentuale sopra tutti i lutti”. Oppure ancora: “I miei soldi li faccio perché vendo droga”. Altro esempio: “Sto con la gang/Siamo pantere affamate a caccia di agnelli/In fissa per 'sti gioielli/Collane, bracciali e più anelli”. E più avanti, stesso pezzo: “Il tuo amico mi sta sul cazzo/Se mi riguarda lo strappo”, o ancora, “Non parlo con gli snitch/Li spengo col ferro (pa-pa-pa)”. 

E via così rappando.