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di Maurizio Guandalini

Non è qualunquismo e nemmeno sono piccoli equivoci senza importanza. Stanno arrivando bollette della luce dai costi insostenibili. Le imprese (dalle pizzerie alle stalle) chiudono perché non riescono andare avanti. C'è chi si candida a Vicenza per cogliere meglio i problemi della piccola impresa. Non era necessario un trasferimento di un migliaio di chilometri 'per capire' chi è sul baratro della disperazione. Come faremmo a meno delle promesse elettorali che ogni partito sta lanciando, pensioni più alte, uno stipendio in più l'anno (ma allora gli 80 euro al mese di Renzi non erano malaccio), defiscalizzazioni di qua e di là, 36 ore di lavoro, i giovani, le donne, i vice, il teatrino competitivo tra Pd-Fdl.

Prebende che tengono in grembo le contraddizioni della loro irrealizzabilità, pronunciate dagli stessi leader dei partiti quando a gran voce affermano, convinti, che sarà un inverno duro e ci sarà da tirare la cinghia.

Riceverà il voto chi stando con i piedi a terra dirà chi paga gli aumenti delle bollette. Il gas quota oltre i 250 euro a mwh, rispetto i 27 dell'agosto 2021. Mentre la possibilità definita, dall'Italia, salvifica (non lo è), del tetto del prezzo del gas, è ancora sospesa. Se ne parlerà a settembre oppure ottobre. Dove risiedono la responsabilità e la diligenza del buon padre di famiglia in una classe politica così approssimativa? Il gravame dei costi in bolletta finora è stato bonariamente risolto con un bonus di 200 euro, che le partite Iva, addirittura, lo riceveranno a ottobre (chi si candida a Vicenza per vedere 'da vicino'  i problemi delle partite Iva, gli bastava chiedere conto ai ministri seduti al Governo) passando per le forche caudine di un anacronistico click day di presentazione delle richieste, per la serie mettetevi in fila, la crisi può aspettare. Un dubbio ce l'ho. Forse non se ne parla perché tutto rientra nella fatidica Agenda Draghi.

Lo dico e lo ricordo a chi si sbraccia a far propria quest' agenda sconosciuta allo stesso Draghi, non so fino a che punto convenga ad alcuni partiti e leader impadronirsene. Soprattutto perché in quel faldone, insieme all'elenco delle mancate riforme, attese da oltre trent'anni, che per un verso si risolvono mettendo la pezza con la scusa del PNRR (le riforme, molto timide, vanno fatte per ricevere i denari), c'è il libro mastro secretato delle conseguenze costituite dai comportamenti tenuti rispetto al conflitto russo ucraino (dossier energia) e l'altro grande capitolone del filotto virus-vaccino-sanità che è, appunto, un programma non fatto (la sanità pubblica ha carenza di medici, infermieri, carichi di lavoro insostenibili, strutture fatiscenti, liste d'attesa monstre, medici del pubblico dalla tripla o quadrupla attività privata, medici di base assenti).

Le bollette sono la punta estrema del caos economico (l'Europa solo per l'energia è sotto di 170 miliardi di euro). Che potrebbe accentuarsi sfociando nelle tensioni sociali (si veda in Gran Bretagna) per la crisi finanziaria che trasversalmente sta interessando ogni settore produttivo e la stragrande maggioranza delle famiglie (sarebbe opportuno anche controllare la nutrita filiera della speculazione  nel settore alimentare come in quello dei mangimi per il bestiame, dove i prezzi aumentano senza motivo).

Se ci aggrappiamo semplicemente al fatalismo kennediano giustifichiamo il tutto sostenendo che doveva accadere. Se riteniamo, al contrario, dare una lettura politica (e quindi, per l'occasione, elettorale) è incontestabile che la miseria nera contemporanea ha inizio dall'aver 'sparato' a ufo le sanzioni verso la Russia abbandonando, da un lato, ogni capacità previsionale di quello che sarebbe accaduto a casa nostra (e nel mondo) e, dall'altro, smarrito qualsiasi barlume di iniziativa diplomatica europea per fermare la guerra, ceduta a babbo morto alla Turchia.  Non c'è stato partito e leader in Italia che ha spinto a meditare le nostre azioni sia in sede Ue sia in quella Nato (solo Calenda al Parlamento europeo votò una risoluzione contraria a inasprire ulteriormente le sanzioni a danno dei singoli stati dell'Unione).

Al contrario vi sono stati atti e pronunciamenti tesi a inasprire la situazione dimenticando le conseguenze generali cui saremmo andati incontro (prese di posizione in questo senso dell'opposizione Fratelli d'Italia non sono pervenute).  Non c'è accortezza che la guerra energetica con Putin è persa perchè le sanzioni così come sono state comminate sono state un boomerang (è il parere concorde dei maggiori consulenti e studiosi internazionali, l'ultimo a sostenerlo è Gianclaudio Terlizzi  intervistato da La Stampa).

L'avevamo ampiamente scritto in precedenti post che le elezioni politiche sarebbero state un giudizio degli italiani sullo stato di salute delle nostre tasche. Chi chiede voti deve dire se non verseremo un euro in più per quelle bollette aumentate (e non si ricordi pedissequamente la lista degli aiuti a chi non ce la fa perché la crisi si è spostata da tempo sul cosiddetto ceto medio che non riceve nulla), come fare per tutelare i portafogli (la Germania ha ampiamente scontato i rincari a imprese e famiglie), se la corposa differenza la metteranno lo Stato (ad esempio calcolando il bilancio della nazione al netto di questi eventi), l'Unione attraverso denari a fondo perduto, se sarà avviata qualche forma di nazionalizzazione dell'energia, se tutti gli extraprofitti saranno veicolati a lenire il caro bollette (dei 10 miliardi previsti lo Stato ne riuscirà a intascare 1), se Iva e altri oneri saranno tolti. Il bravo politico ragioniere fa così e non si aggrappa al faremo, vedremo, ci riuniremo. O parla d'altro promettendo fantasmagorici mondi impossibili.