Giorgia Meloni (foto depositphotos)

La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, per i più colei che sarà a capo del prossimo governo italiano, ha cercato di tranquillizzare i propri elettori, affermando che non ci saranno azzardi economici in un suo ipotetico esecutivo. Lo ha detto ieri, proprio poche ore dopo che il ‘Financial ‘Times ha rivelato che gli hedge fund stanno scommettendo contro l'Italia in vista delle elezioni, mettendo in piedi la maggiore speculazione contro i titoli di stato italiani dalla crisi finanziaria globale del 2008 - nel contesto della dipendenza dal gas russo e del clima politico di incertezza pre elettorale -, concedendo un'intervista alla Reuters per dire che, quando e se sarà al Governo, avrà una gestione responsabile delle finanze pubbliche italiane, ma anche molto attenta agli interessi italiani in Europa. "Sono molto cauta. Nessuna persona responsabile, prima di avere un quadro completo delle risorse che possono essere investite, può immaginare di rovinare le finanze del Paese. Abbiamo messo su carta alcune cose che dipendono dai conti dello Stato”. La Meloni ha spiegato che gli ambiziosi piani di spesa previsti nel programma di Centrodestra rispetteranno le regole europee e non causeranno un buco nel bilancio dello Stato. Quindi una spinta agli investimenti per stimolare la crescita economica, cronicamente debole, ma considerando il fardello del debito pubblico. Flat tax, intervento sulle pensioni, fisco amico: il programma sembra difficile da attuare in un Paese con il debito pubblico al 147% del Pil. “Abbiamo previsto nel programma alcune cose che dipendono anche dai conti dello Stato - dice Meloni - La prima cosa che saremo chiamati a fare sarà la legge di bilancio e abbiamo chiaramente l'intenzione di farla entro i parametri richiesti”. FdI chiede però che dai calcoli restino fuori le spese per sostenere famiglie e imprese ad affrontare la crisi energetica. Toni concilianti anche nei confronti dell’Unione europea: “Vogliamo un atteggiamento italiano diverso sulla scena internazionale, per esempio nei rapporti con la Commissione europea, ma questo non significa che vogliamo distruggere l'Europa, o che vogliamo lasciare l'Europa, che vogliamo fare cose pazze. Significa semplicemente spiegare che la difesa dell'interesse nazionale è importante per noi, come lo è per i francesi e per i tedeschi”. L’ex ministra per la Gioventù nel quarto governo Berlusconi, tra il 2008 e il 2011, ha quindi chiarito di non voler rinazionalizzare né Eni né Enel. E sul futuro di Tim ha spiegato di volere "una rete statale, non integrata verticalmente, con operatori privati che operino in libera concorrenza”. Prima della pausa ferragostana erano circolate indiscrezioni su un piano di nazionalizzazione di tutta Tim attribuito proprio a FdI e non smentito dai vertici politici: in esso si prefigura un'opa di Cdp sull'intera società telefonica, dunque una strategia opposta non soltanto agli indirizzi del ceo di Cdp Dario Scannapieco e dall'ad Pietro Labriola. Nel programma di Fratelli d’Italia il capitolo rete unica è chiuso in circa una riga e mezzo. A pagina 4 si parla semplicemente di “potenziamento e sviluppo delle infrastrutture digitali ed estensione della banda ultralarga in tutta Italia”. No comment sul nome del prossimo ministro dell'Economia, e in particolare sulla possibilità che Fabio Panetta, attuale membro del board della Bce, possa far parte della sua squadra di livello, pur sottolineando che è un profilo "di altissimo livello".