Foto Depositphotos

Burocrazia padrona, sistema in tilt. Al ritorno dalle ferie estive è cominciato l'inferno. Cavilli e code agli sportelli, banche e uffici pubblici che certificano soprattutto una cosa: l'Italia è arretrata, vecchia, lenta. 

Non più competitiva come in passato. E ne paga le conseguenze. Di chi è la responsabilità'? Un nome preciso: malaburocrazia. Un "mostro" che ci sta rubando il futuro, che frena tutto o tutto rallenta. I ritardi sono cronici, dannosi, fastidiosi. Prendiamo la cosiddetta "Transizione digitale".

Ci hanno spiegato l'importanza di passare alle tecnologie digitali. È il futuro . È la  rivoluzione. È l'evento economico più importante dopo la rivoluzione industriale del 18esimo secolo; la rivoluzione che ci portò le macchine azionate da energia meccanica, che ci fece conoscere nuove fonti energetiche, che cambiò l'assetto socioculturale e politico. Risultato: crescita economica, ricchezza e consumi, produzione di merci e servizi, occupazione e ricerca.  Ora tutto questo cambiamento si ripresenta con la transizione digitale. Cittadini, imprese, amministrazioni acquisiscono nuove tecnologie. Allora, fatta? Macché.

BUROCRAZIA CI FA ULTIMI IN EUROPA CON ROMANIA, BULGARIA, GRECIA 

Dati emersi dall'ultimo studio di Confartigianato. Siamo al 24esimo posto tra i Paesi UE per il "grado di soddisfazione dei cittadini verso i servizi pubblici ". Ma scivoliamo al 26esimo posto – fanalino di coda –  per la "fiducia che gli italiani ripongono nella Pa".

Motivo? Bassa qualità dei servizi a causa dello scarso utilizzo delle delle tecnologie digitali.  Sono in linea appena il 28% delle amministrazioni locali. Web sconosciuto nel resto della compagnia, soprattutto al Sud dove la qualità delle istituzioni  "scarseggia" (eufemismo misericordioso). Dato inquietante: in Europa ci sono 234 regioni, le tre peggiori sono una rumena (Lifov, il distretto che circonda la capitale Bucarest) e due italiane: Calabria e Campania.

I NUMERI DI UN SISTEMA IN TILT  

Ben 238 le ore all'anno che gli sportelli "rubano" – tra cavilli e file-  agli imprenditori. Il 28,4% dei cittadini sta in coda oltre 20 minuti agli sportelli dell'anagrafe dei Conuni. Solo il 28% delle amministrazioni locali –  ripetiamo – usa le tecnologie per pratiche online e far pagare sul web.

Gli oneri della oppressione burocratica per le sole imprese è stato calcolato in 57 miliardi (fonte CGIA di Mestre). Altro dato  fornito stavolta dall'Istat: gli italiani passano in media 400 ore all'anno tra i vari sportelli sanitari,  gli sportelli delle banche, degli uffici pubblici. Inaccettabile.

Certo , le soluzioni ci sono anche se la ritrosia dei cittadini a usare opportunità hi-tech è dura a morire.  Vanno rimossi , prima di tutto, ostacoli come la ridotta alfabetizzazione digitale, come i problemi creati dal l'informatica, come il timore della pirateria informatica capace di bloccare i nostri dispositivi e accedere ai dati personali. Ma tutto ciò richiede più informazioni ed un impegno politico più incisivo. Sennò resteremo inchiodati alle vecchie abitudini. Cioè indietro.

La campagna elettorale sta ignorando il tema.  Si attorciglia sul nulla . Preferisce ,chesso', blaterare su un video dello stupro e glissare su priorità concrete. Non va bene. Per favore, scendere giù dal pero.