di Zaccaria Trevi

Il triangolo di tensioni tra Stati Uniti, Cina e Russia ha appena inaugurato un nuovo capitolo. Gli Usa hanno deciso di limitare l’esportazione di chip di intelligenza artificiale verso gli altri due Paesi. Il peso di questo provvedimento cade nello specifico sulle spalle di Nvidia e Amd, i due principali produttori di articoli relativi ai semiconduttori. Secondo un documento depositato verso fine agosto alla Securities and ExchangeCommission dalle autorità governative, le due aziende in questione si vedono imposte una licenza speciale per i traffici verso le aziende di Pechino e Mosca.

Washington, si legge, ha “imposto un nuovo requisito di licenza, in vigore da subito, per qualsiasi esportazione verso la Cina (inclusa Hong Kong) e la Russia dei prodotti A100 e del futuro H100”. Anche i sistemi Dgx (una linea di server utile per migliorare le applicazioni di riconoscimento vocale e visivo) con acceleratori di modello A100, A100X e H100 sono inclusi nelle limitazioni. Secondo il Governo statunitense, il rischio è che i processori vengano utilizzati per scopi militari. Per ora, le azioni di Nvidia sono crollate del 6,6 per cento mentre quelle di Amd sono scese del 3,7 per cento. Le tensioni tra la Repubblica popolare e gli Usa sono cresciute drasticamente dopo la visita della speaker della Camera dei rappresentanti Usa, Nancy Pelosi, a Taiwan.

Questi chip, usati ordinariamente per l’elaborazione del linguaggio naturale, sono molto spesso trovati negli smartphone con riconoscimento vocale, poiché sono in grado di rispondere a domande e taggare le foto. Ma il loro utilizzo militare non è meno importante: possono essere sfruttati per l’analisi delle immagini satellitari, alla ricerca di basi, armi e per il filtraggio delle comunicazioni digitali. Gli Stati Uniti non sono novelli in questo genere di “precauzioni”: nel 2020 – durante il Governo di Donald Trump – è stato vietato ai fornitori privi di una licenza speciale di vendere chip americani a Huawei.

Il Dipartimento del Commercio degli Usa non ha precisato i nuovi criteri per cui ha attivato questo “embargo” dei chip. Ha affermato che queste pratiche servono per “mantenere le tecnologie avanzate fuori dalle manisbagliate. Il dicastero aggiunge che “anche se in questo momento non siamo in grado di delineare cambiamenti politici specifici, stiamo adottando un approccio globale per implementare ulteriori azioni necessarie relative alle tecnologie, agli usi finali e agli utenti finali per proteggere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e gli interessi di politica estera”.

Il ministero degli Esteri cinese denuncia fortemente il “blocco tecnologico” verso il suo Paese, a braccetto con il ministero del Commercio, che tuona: “Gli Stati Uniti continuano ad abusare delle misure di controllo delle esportazioni per limitare le esportazioni di articoli relativi ai semiconduttori verso la Cina, cosa a cui la Cina si oppone fermamente”, attraverso il suo portavoce Shu Jieting.

Per Nvidia, le stime per il terzo trimestre fiscale potrebbero essere disattese. La società ha ufficialmente dichiarato che prevede di richiede tutte le esenzioni per esportare quanto più possibile dei previsti 400 milioni didollari di vendite in Cina, ma “non ha garanzie” che i funzionari statunitensi le concederanno. Per quanto riguarda Amd, le ripercussioni potrebbero essere più lievi. Non ha ricevuto infatti istruzioni per gli acceleratori MI100, mentre il modello MI200 rientra nella lista dei prodotti bloccati. Secondo l’amministrazione dell’azienda, le nuove regole non avranno un impatto materiale sull’attività.