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…gli errori e gli orrori di una campagna elettorale troppo affrettata. Gli italiani all’estero sono bombardati dalla retorica vuota di dozzine di aspiranti onorevoli e senatori, la maggior parte dei quali non solo non sa di che cosa parla, ma non ha nemmeno la minima idea del lavoro di un parlamentare. Mai come questa volta, invece, l’Italia fuori d’Italia e l’Italia stessa hanno bisogno che siano elette persone con una profonda conoscenza dei talenti e delle esigenze delle comunità che vogliono rappresentare e di come metterli in gioco con risultati concreti. Cominciamo dai programmi: sono pressoché tutti uguali. Si ripetono le stesse “liste della spesa” presentate nel 2006, 2008, 2013, 2018. Nulla è stato risolto. Si è soltanto aggiunta qualche proposta. Ad esempio, il Governo italiano dovrebbe istituire assicurazioni sanitarie all’estero gestite dai proponenti, in particolare uno che ha insediato il Comites nel proprio ufficio imprenditoriale per gestire le sottoscrizioni assicurative, forse con lucro personale? Non si sa mai. Ci si domanda che cosa abbiano fatto i 6 senatori e 12 deputati uscenti, tranne qualche rara eccezione che ben conosciamo: Claudio Micheloni per l’Europa e Fabio Porta in America Latina. Preghiamo i nostri lettori di segnalarcene altri che non riusciamo a ricordare. Ogni ripartizione ha i suoi riti elettorali. In Europa si fa ancora volantinaggio e si organizzano dibattiti in presenza nelle sedi dei partiti. Nelle Americhe si sfruttano le feste di quartiere e le cene dei Club, gli incontri con le associazioni, le discussioni organizzate dai pochi giornali italiani superstiti. Nella mega-ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide si lavora con la rete delle presenze associative di riferimento. Il COVID ci ha insegnato che la comunicazione virtuale elimina le distanze e la necessità di essere fisicamente presenti in loco. Qualcuno ricorre a exploit ridicoli. A Miami, un cartellone issato sopra una chiesa mostra a luci rosse le facce di due candidati di FdI/FI, che forse cercano di conquistarsi il consenso del quartiere, a prescindere dalla nazionalità dei residenti. La Destra agita la bandiera Mirko Tremaglia e racconta che il “Ministero degli italiani nel mondo è nato per opera di Tremaglia”. Il MAIE si accoda. Peccato che nella realtà dei fatti la prima Ministra degli Italiani nel mondo, socialista, sia stata nominata da un Governo di Centrosinistra a guida Andreotti nel 1991, quando Forza Italia e il Maie dovevano ancora essere partoriti dalle menti geniali di Berlusconi e di Ricardo Merlo, come Atena dal cervello di Zeus. Le attività dei tre Ministri senza portafoglio: Boniver, Sergio Berlinguer e Tremaglia (e non del “Ministero” che non è mai esistito) sono sempre state controllate dal MAECI, padre padrone. Il MAIE rilancia: dopo i milioni della cancelleria consolare a Montevideo, promette la riapertura del Consolato di Newark, New Jersey. Anche un bambino di 3 anni sa che non sarà mai riattivato, perché il MAECI è in grave affanno per la mancanza di fondi e di personale e non riesce a far fronte all’aumento delle domande di servizi ovunque e all’improrogabile istituzione di agenzie o sedi consolari nei Paesi “colonizzati” dalla nuova mobilità. Dov’era e cosa faceva il sottosegretario di Stato agli Esteri con delega per gli Italiani nel mondo, Sen. Ricardo Merlo, insediato alla Farnesina, con un ufficio la cui porta girevole era sempre in movimento per accogliere amici, e proponenti di progetti “utili”? Unico successo (o ricatto) la riapertura dell’Ambasciata a Santo Domingo, notoriamente cruciale per l’internazionalizzazione dell’Italia e la protezione dei 6.5 milioni di nostri espatriati. Come avete letto giovedì su GdI, uno dei due protagonisti illuminati nella notte ha denunciato in un’intervista al Giornale e alla Procura di Roma che “gli elenchi degli italiani residenti in nord e centro America sono pieni di novantenni e centenari… e dietro l’elisir di lunga vita dei nostri connazionali c’è una colossale truffa elettorale”, perpetrata, non ci crederete, ma vuole farcelo credere lui, a danno suo personale e dell’INPS! Evidentemente non sa che l’INPS chiede ogni anno ai pensionati di compilare, firmare e autenticare la certificazione della propria permanenza in vita, che raccoglie e controlla. Questo astro nascente della destra estrema, nascosto dietro FI, che forse teme di non essere eletto, sta preparando la foglia di fico indimostrabile della marcia dei centenari organizzati dalle forze del male dei patronati per distruggerlo. Sfortunatamente, gli fa eco la due volte deputata – che gli ha dato la carica di coordinatore di FI in Florida, per poi vederselo passare davanti come capolista – invocando, a plichi già spediti, l’intervento dei Consoli al fine di controllare i “deceduti” e risanare l’AIRE. Forse non ricorda che i Consolati mandano i dati dei loro schedari ai Comuni di origine degli emigrati, che li registrano. L’Art. 5, comma 1, della legge 459, 27/12/2001, Norme sull’esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero, recita infatti: “Il Governo, mediante unificazione dei dati dell’anagrafe degli italiani residenti all’estero e degli schedari consolari, provvede a realizzare l’elenco aggiornato dei cittadini italiani all’estero, finalizzato alla predisposizione delle liste elettorali”, a opera del Ministero dell’Interno. Le follie non mancano nemmeno dall’altra parte, dove abbondano gli eligendi con pedigree pluri-universitario che, secondo loro, li qualificherebbe non soltanto allo scranno parlamentare, ma anche a posizioni di potere per la riorganizzazione dell’Italia a immagine e somiglianza della Nazione in cui abitano. Niente male come augurio a se stessi: il passaggio immediato da attuali consulenti alle cariche contemporanee di Ministro delle Finanze, dell’Economia e dello Sviluppo, del Fabbisogno Energetico, della Scuola, dell’Università e della ricerca, con grandi risparmi per le casse dello Stato. Vien da ridere, per non dire da piangere. Lo zuccherino finale all’arsenico è rappresentato da uno strisciante risorgere di vetero femminismo, non quello che circa 60 anni fa portò generazioni di donne a proteste furiose per vincere, sia detto a loro gloria, alcune battaglie fondamentali per tutti: la liberazione sessuale, il divorzio, il diritto all’aborto. Quei successi, però, fecero perdere di vista la strada verso la concreta applicazione dell’Art. 3 della Costituzione che sancisce: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso…”. La battaglia per la parità non si conquista con le urla, ma con l‘elezione di donne preparate al Parlamento, dove possono presentare progetti di legge e farli approvare. Ma le strida scomposte di una manciata di tuttologhe, onnipresenti e dotate di scienza infusa, ha fatto diminuire le candidature femminili nella maggior parte dei partiti. E questo, ahinoi, è quanto, per ora!

(Carlo Cattaneo)