di ROBERTO ZANNI

Un pomeriggio davanti al computer, lavorando e navigando poi, a un certo punto, sorpresa, mi imbatto in uno Zoom-link che promette di farmi vedere tutti assieme, i candidati della Circoscrizione Nord e Centro America. Clicco subito, troppa la curiosità, magari, ho pensato, mi posso fare un'idea più precisa di che cosa ci aspetta almeno per tre seggi, due alla Camera e uno al Senato. Probabilmente non sono stato l'unico a farmi prendere da questa voglia, anche se spero che non siano stati molti a seguire la pochezza di gran parte dei candidati, non tutti, ma la grande maggioranza. Già perchè se sono pochi, almeno all'estero, quelli che votano (nel 2018 si arrivò nel Nord e Centro America ad appena il 27,95%) con lo spettacolo presentato l'altro pomeriggio si rischia di scendere ancora. Per dire chi si è salvato bastano giusto poche dita di una mano (chi ha seguito saprà giudicare) con il pollice verso riservato agli altri candidati e anche agli organizzatori, dal momento che per ascoltare una vera domanda, crediamo la più importante, fondamentale si è dovuto attendere la fine del dibattito: la cultura italiana che, solo per fare l'ultimo scellerato esempio, in Uruguay pare vogliano abolirla addirittura all'interno del Comites che in teoria, e in pratica, rappresenta gli italiani.
GRAZIE A SILVANA MANGIONE - Ma per tornare al dibattito, fortunatamente tra il pubblico c'era Silvana Mangione, vice segretaria del CGIE, Consiglio Generale degli Italiani all'Estero che ha chiesto, giustamente, lumi su lingua e cultura italiana e Claudio Vignola (Azione e Italia Viva, Camera) ha risposto che adesso grazie al web chi vuole può già impararlo l'italiano. Siamo partiti dalla fine per raccontare quanto abbiamo visto, una tribuna elettorale dove ha vinto la pochezza e la confusione. C'erano una ventina di candidati, su ventinove: arrivati in orario, in ritardo, ma anche andati via prima. C'era Francesca La Marca (PD, Senato) la veterana (con la Nissoli, invece assente, le sole con due mandati di fila alla ricerca del terzo, sarebbe un record nella Circoscrizione): aggressiva (quante volte ha accusato Fratelli d'Italia?) e supponente (e quante ha sottolineato che lei ha presentato la proposta, altre ne sta portando avanti: io, io, io...). C'era Andrea Di Giuseppe (FdI, Camera) che a un certo punto è sparito: si è stancato e se n'è andato o è stata colpa del collegamento? Optiamo per la prima ipotesi.
WEBCAM, UN PROBLEMA - Tra chi è arrivato dopo Isabella Olivieri (Lega, Senato) che nella fretta di appiccicarsi la webcam al naso, si è data troppo rossetto, anche sugli incisivi e Vera Rosati (PD, Camera) che pur avendo 36 anni alle spalle nei Patronati come ha ricordato tante volte, qualche piccolissimo dubbio sulla lingua italiana l'ha fatto sorgere. Ma cari candidati, non prendetevela, sicuramente sono gli scherzi della diretta e qui a trionfare, non ci sono dubbi, è stato Pasquale Nisticò (PD, Senato). Ancora la webcam protagonista, evidentemente un problema serio,  sia nel centrodestra che nel centrosinistra. Questa volta troppo in alto: Nisticò infatti ha mostrato più i pochi capelli che il volto, sempre chinato a leggere ogni risposta (vizio che hanno avuto anche altri), ma il top l'ha raggiunto alla fine. Chiuso il suo ultimo intervento ecco che risate e chiacchiericcio provenienti da casa sua hanno coperto la voce del pazientissimo Daniele Severi Bruni (Azione e Italia Viva, Senato) che l'ha persa (la pazienza)  e si è sentito un "Pasquale, chiudi il microfono!". Rimanendo nel campo della pazienza, non ne ha avuta per niente Jonas Di Gregorio Iaffaldano (M5s, Camera) che, ricevuta, la parola ha bacchettato tutti: moderatore, cameraman e colleghi. Il motivo? Eccolo: "Potete inquadrare anche me per favore, come tutti gli altri candidati?". Peccato però che la sua faccia era proprio lì, visibile, Zoom e no. Ottima iniziativa il dibattito, ma troppi una ventina di candidati ridotti a parlare, dopo ovviamente lunghe attese, per una trentina di secondi su domande scontate. E faticava il moderatore a... moderare: "Passiamo la parola a" e non si sapeva a chi, "Ci siamo dimenticati di qualcuno?" più di una volta, "Non vedo se tutti hanno parlato" e infatti c'era sempre chi mancava all'appello. Mentre le telecamere scorrevano, spesso a vuoto, da destra a sinistra (ma anche in senso opposto, par condicio).
BOTTA E RISPOSTA - Così alla seconda volta che Vincenzo Arcobelli (FdI, Senato) era stato saltato si è sentita in sottofondo la sua voce "Io non ho parlato". E quando lo ha fatto ha rispedito al mittente le accuse della sua avversaria al Senato, Francesca La Marca, nei confronti di Fratelli d'Italia per quello che riguarda anche il riacquisto della cittadinanza: "È il PD che è al Governo dal 2013, noi siamo stati sempre all'opposizione, all'inizio anche con pochi deputati". Ma il botta e risposta non è finito lì: quando La Marca ha sottolineato che solo il PD aveva destinato 150 milioni per la lingua, Arcobelli ha risposto che lo stesso partito al Governo ha anche chiuso la scuola italiana di Asmara, la più antica. E dopo la domanda sulla 'persona per bene', consolati e cittadinanza gli argomenti più gettonati, spesso con identica risposta tra tutti, ma c'è stata pure l'opportunità di sfogare la tensione (grazie a un'altra domanda inutile) dando addosso a Donald Trump che, l'ha confermato da Mar-a-Lago, non ha nessuna intenzione di candidarsi anche in Italia...
DOV'È L'80%? - Poi è stato divertente ascoltare Anna Fumagalli (M5s, Senato) quando ha spiegato i motivi per i quali gli elettori dovrebbero votarla: "Innanzitutto perchè il Movimento ha portato a termine l'80% del suo programma". Davvero? Forse si riferiva a tutti i soldi regalati col reddito di cittadinanza, ma all'estero questo non vale così ha anche ricordato che prenderà esempio dall'esperienza avuta al Comune di Roma nell'amministrazione Raggi, e già si può tremare al solo pensiero, dimenticandosi di aggiungere che nell'assemblea capitolina, come consigliere comunale, ci è entrata in corsa nel 2021 dopo che alle elezioni era arrivata 41a (la miseria di 256 voti) nelle liste del Movimento. Ora ci prova qua... E passando a Gianluca Galletto (PD, Camera) poteva evitare di mettere nel suo curriculum l'esperienza nell'Amministrazione di New York, quella del fallimentare sindaco Bill de Blasio, unanimemente riconosciuto come il peggiore di sempre nella storia dei mayor della Grande Mela (tant'è vero che ha miseramente fallito i tentativi alla Casa Bianca, più recentemente alla House e ora non lo vogliono nemmeno a Harvard). Tranquilli non mancava ovviamente nemmeno il MAIE e Angelo Viro (Camera) si è vantato degli uffici aperti nel Nord America e dell'Ambasciata nella Repubblica Dominicana, anche se quest'ultima, come la cattedrale nel deserto di Montevideo serve a ben poco se non a sperperare il denaro pubblico.
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I PARTECIPANTI - PD: Francesca La Marca, Pasquale Nesticò, Senato. Christian Di Sanzo, Michela Di Marco, Vera Rosati, Gianluca Galletto, Camera. Centrodestra: Vincenzo Arcobelli (FdI), Isabella Olivieri (Lega), Senato. Andrea Di Giuseppe (FdI), Federico Felli (FdI), Antonio Zara (FdI), Camera. Movimento 5 Stelle: Anna Fumagalli, Senato. Jonas Di Gregorio Iaffaldano, Camera. MAIE - Vincenzo Odoguardi, Senato. Pasquale Capriati, Angelo Viro, Paolo Canciani, Camera. Azione - Italia Viva: Daniele Severi Bruni, Senato. Vincenzo Pascale, Francesco Cacchioli, Claudio Vignola, Camera.