Ivana Mainenti

DI MATTEO FORCINITI

Ci riprova per la seconda volta Ivana Mainenti a candidarsi alle elezioni italiane con il Movimento 5 Stelle, questa volta al Senato. Tra tutti i candidati della circoscrizione del Sud America lei è l'unica italouruguaiana presente insieme a Filomena Narducci (Partito Democratico) con la grande differenza però che lei vive da tanti anni in Italia, in Piemonte. Candidare all'estero persone che risiedono in Italia è una strategia comune a quella di tanti altri partiti ma appare abbastanza contraddittorio sia per lo spirito originario della legge che ha istituito questo voto e sia per chi si propone di rappresentare nel Parlamento le necessità dei connazionali che vivono fuori dall'Italia. A differenza delle ultime elezioni del 2018, questa volta la Mainenti sta facendo una campagna elettorale totalmente a distanza.

- Non vede una contraddizione nel candidarsi in Sud America pur vivendo in Italia?

- No perché io sono costantemente in contatto con l'Uruguay. Viaggio spesso, ho la famiglia e anche un'attività imprenditoriale. Gestisco un bed and breakfast a Montevideo e ci pago le tasse, ogni volta che vengo non sono come una qualsiasi turista. Considerato che i parlamentari eletti all'estero non hanno mai fatto niente di rilevante e che spesso sono stati assenti in Parlamento, io non vedo alcuna contraddizione sul fatto di vivere in Italia, anzi può essere un vantaggio.

- Addirittura?

- Sì perché bisogna conoscere come stanno le cose qua e gli equilibri politici che spesso vengono ignorati all'estero.

- Lei conosce la realtà degli italiani residenti in Uruguay e in Sud America?

- Sì. Sono costantemente in contatto con le persone e seguo sempre la situazione. La mia è una famiglia emigrata in Uruguay molto conosciuta e poi seguo anche gli altri paesi.

- È stata in Uruguay durante questa campagna elettorale?

- No, purtroppo. Il poco tempo a disposizione non mi ha consentito di viaggiare. A differenza degli altri partiti che ricevono finanziamenti pubblici per queste attività noi siamo totalmente autofinanziati. Noi siamo diversi, siamo attivisti.

- E come pensa di ottenere i voti stando dall'altra parte del mondo?

- Mi affido agli attivisti locali del Movimento 5 Stelle in Sud America. Faccio interviste via Zoom e parlo con le persone a distanza.

- Qual è il punto più importante del suo programma?

- Innanzitutto l'onestà. Poi propongo la creazione di uno sportello primo arrivo che possa aiutare i nuovi emigrati che si sentono abbandonati dalla rete consolare. A questo sportello metterei a lavorare i Comites che sono dei mantenuti e non li conosce nessuno.