Gente d'Italia

Una lunga storia di dollari e rubli

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di Fabio Martini

Servirà un po' di pazienza per capirci qualcosa, per scoprire se la Madre Russia abbia confezionato pacchi dono anche per gli amici italiani, ma intanto una cosa la sappiamo già. E la sappiamo dopo che per decenni l'avevamo solo intuita: nel secondo dopoguerra nessun altro Paese occidentale, come l'Italia, ha ricevuto così tanti finanziamenti occulti dall'estero. Dai russi e dagli americani. Mosca ha spedito decine di milioni di dollari al Pci e Washington ha fatto altrettanto con i partiti di governo, in primis la Dc: alluvioni di denaro fresco per sostenere partiti, tra loro contrapposti, che avevano la "fortuna" di trovarsi in un Paese incastrato nel confine tra i due "imperi" e adagiato su un mare strategico come il Mediterraneo.

Paese di confine, Paese strategico l'Italia, del quale era obbligatorio mantenere il controllo: negli anni in cui la guerra era fredda, dal 1945 sino alla caduta del Muro di Berlino, milioni e milioni di dollari hanno consentito alla Dc, al Pci e agli altri partiti di sostenere macchine organizzative inaudite, grazie a spese inimmaginabili in altri Paesi occidentali. Per dirne solo una: ancora nel 1992 tutti i partiti (tranne Lega e Pli) si potevano consentire un giornale. Da nessun'altra parte del mondo si vide mai nulla di simile e infatti soltanto in Francia il Pcf si permetteva la sua "Humanité".

Una lunga storia, ricca di episodi e personaggi irripetibili, agenti mascherati, doppi fondi. E anche se nessuno potrà mai provarlo con un sicuro nesso di causa ed effetto, tutti quei soldi aiutano a spiegare due fenomeni politici unici, soltanto italiani. In nessun altro Paese occidentale un partito, la Dc, è stata ininterrottamente al governo, senza alternanze, per 50 anni esatti e d'altra parte in nessun Paese occidentale, c'è stato un Partito comunista elettoralmente così forte come il Pci.

Tutto "merito" dei soldi? Sarebbe un insulto per classi dirigenti – quelle della Dc e del Pci, ma anche degli altri partiti – che hanno dimostrato spesso qualità, hanno annoverato eccellenze. Ma i soldi hanno aiutato assai. Prendiamo il Pci. Per anni e anni è stato il partito comunista più finanziato al mondo dai sovietici. La prova documentale è stata fornita dallo storico russo Victor Zaslavsky che, dopo la fine dell'Urss, ha potuto accedere agli archivi sino ad allora inaccessibili del Cremlino e da lì sono affiorati documenti e dati per certi versi sbalorditivi. Subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, i sovietici finanziavano il Pci attraverso il ricavato del contrabbando di pelli pregiate e attraverso una "tassa" che gli imprenditori italiani coinvolti in attività commerciali con l'Urss dovevano pagare al Pci. Poi arrivarono i finanziamenti diretti e nel 1955, i comunisti italiani superarono i francesi nell'entità di contributi che, per facilitare i compagni, arrivavano in dollari ed erano assai ingenti: tra il 1956 e il 1968 dalle casse sovietiche a quelle italiane arrivarono 55 milioni di dollari (valore di allora), con una media di oltre 5 all'anno.

Dopo il dissenso del Pci sull'invasione di Praga si registrò una flessione, ma rapidamente il Pcus riprese con la solita tranche e gli italiani si sentirono in dovere di chiedere aiuti straordinari oltre alla solita "rata" annuale. Luigi Longo, nel 1972, manda due telegrammi cifrati al Pcus ed ecco come Leonid Breznev risponde al segretario del Pci: «Caro compagno Longo, abbiamo ricevuto la sua lettera con la richiesta di un aiuto ulteriore...», promette un altro mezzo milione di dollari e si congeda: «Saluti comunisti». Tre anni dopo è il nuovo segretario del Pci, Enrico Berlinguer, a chiedere un «aiuto straordinario» di un milione di dollari oltre il consueto versamento. All'inizio degli anni Ottanta il rapporto organico con la segreteria del Pci ci chiude, da Mosca si finanziano correnti interne o giornali, ma il legame si era sciolto.

E dall'altra parte della barricata? A partire dal secondo dopoguerra la Cia finanziò regolarmente la Dc e i suoi alleati laici. Un suo alto esponente, William Colby, che giunse a Roma negli anni Cinquanta, 30 anni dopo scrisse nel suo libro "La mia vita nella Cia": «Investimmo allora la più alta somma che l'agenzia avesse mai disposto in una singola operazione politica». Verso le casse dei partiti di governo, Dc, Psdi, Pli, Pri milioni e milioni di dollari. Per l'Msi? Nulla per diversi anni, ma nel 1993 Giulio Caradonna, esponente missino, rivelò: «Nel 1972 ricevemmo dal Dipartimento di Stato 6-7 milioni di allora attraverso la mediazione del generale Miceli, allora capo del Sid e che li portò con valigie direttamente ad Almirante».

La caduta del Muro di Berlino ha esaurito la cassa americana e quella sovietica. E a quel punto, nel giro di qualche anno, sono affiorati dettagli e notizie a dir poco spiazzanti su quel flusso di dollari. La storia più gustosa la rivelò Gianni Cervetti, per anni la personalità del Pci incaricata alle casse del partito, che nel suo libro di memorie ha raccontato di essere andato a trovare nel 1977 il vecchio compagno Luigi Longo per chiedergli cosa ne pensasse sulla possibilità di chiudere il rubinetto dei finanziamenti sovietici. Longo rispose: «Fate bene». Sorpreso, Cervetti chiese: «Perché?». Longo: «Perché gli altri sanno tutto ed è bene che sappiano anche della conclusione: quando il nostro uomo riceve i dollari, si reca a cambiarli da un cambiavalute che fa lo stesso mestiere per altri e che li informa di quel che facciamo...».

Gli altri erano gli americani e Cervetti ebbe conferma di quella rivelazione di Longo 14 anni più tardi. Un ex agente dei Servizi raccontò che negli anni Cinquanta, gli americani erano preoccupati per una possibile immissione di dollari falsi sui mercati da parte dei sovietici. Ha raccontato Cervetti: «Agenti dei Servizi italiani attesero che il funzionario del Pci depositasse i dollari sovietici dal cambiavalute, li prelevarono e li diedero agli americani, che li esaminarono e si tranquillizzarono».

Dunque, ognuno sapeva tutto dell'altro. Vissero felici e contenti per altri 30 anni: l'Italia cara costava a russi e americani ma ne valeva la pena. Poi, con la caduta del comunismo, finiscono anche i soldi. Sarà un caso, ma finiscono anche i partiti che se ne erano giovati: in tutti i Paesi europei i partiti che c'erano prima della caduta del Muro, continuarono a vivere. Tranne in Italia. Certo, oramai già da anni, da Washington e da Mosca arrivavano le briciole, ma l'oro russo e l'oro americano stanno dentro la storia dei partiti italiani. Stanno dentro la storia nazionale.

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