di ROBERTO ZANNI
Subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, un'Italia distrutta si stava incamminando verso la strada della ricostruzione. Ma anche in quel periodo così duro c'era lo sport, il calcio a dare una mano. Me lo raccontò mio padre, che pur essendo bolognese, mi diceva che da bambino aveva avuto solo una squadra nel cuore: il Grande Torino. E mi parlava di Bacigalupo, Ballarin, Martelli, Grezar... Loik, Gabetto Mazzola, Ossola. Ricordava, anche passati tanti anni, ancora la formazione a memoria. Una squadra unica che poi fu inghiottita dalla nebbia che avvolgeva la città piemontese, di ritorno da una trasferta per una amichevole giocata in Portogallo contro il Benfica. Era il 4 maggio 1949, giocatori, tecnici, dirigenti, giornalisti al seguito, in totale 31 persone, erano a bordo di un trimotore Fiat G. 212 delle Avio Linee Italiane che, finito fuori rotta, e anche per il malfunzionamento dell'altimetro si schiantò: morirono tutti sulla collina di Superga.
L'enorme tragedia ebbe risonanza mondiale e ai funerali, per dare l'ultimo saluto ai campioni scomparsi, a Torino scesero in piazza quasi un milione di persone. Perchè questo racconto? Quasi sei anni fa, era il 28 novembre 2016, un'altra enorme tragedia che sicuramente tutti ricorderanno ancora, sconvolse non solo il calcio, ma un'altra volta il mondo intero. La squadra brasiliana della Chapecoense, in viaggio dal Brasile alla Colombia per disputare la finale della Copa Sudamericana contro l'Atletico Medellin non arrivò mai a destinazione: un altro schianto dell'aereo e delle 77 persone a bordo, solo sei si salvarono tra cui tre giocatori. Un nuovo enorme dramma che ha unito Torino e Chapecoense: in quei giorni infatti i messaggi, le dimostrazioni di affetto arrivarono da ogni parte del globo, si può dire da tutte le squadre di calcio che esistevano sulla terra.
Ma il messaggio del Toro alla Chape aveva un significato più profondo: entrambi i club colpiti da una tragedia indicibile, si sono uniti da quei giorni con un legame invisibile, ma fortissimo. Tanti in questi sei anni gli scambi affettuosi tra i due club, ma a dimostrazione che la Chape non dimenticherà mai il Torino e anche l'Italia è arrivata, per l'ennesima volta si può dire, in questi giorni. Ma c'è anche da aggiungere un altro aspetto per sottolineare il fortissimo legame che unisce il club brasiliano agli italiani. Chapecò, la città della società, si trova infatti nello stato di Santa Catarina, uno dei più italiani del Brasile. Con tutte queste premesse ecco che è arrivato l'annuncio di una maglia, la terza, la squadra disputa il campionato di serie B, per la stagione 2022/23, dedicata completamente al Torino (che a sua volta ne aveva indossata una per il club brasiliano) e all'Italia. Una maniera, ha sottolineato Umbro, l'azienda inglese sponsor tecnico della Chape, per mettere in rilievo le migliaia di famiglie italiane che vivono da decenni nell'est dello stato.
Così sulla terza maglia dei Verdao, così è anche chiamata la Chapecoense, sulle maniche appare il tricolore italiano, mentre nella parte interna, posteriormente c'è la frase 'Uniti dal destino' poi ancora 'Chape e Torino, amici per sempre'. Un omaggio che è stato sottolineato anche da Eduardo Dal Poggetto, direttore di Umbro Brasile. "Oltre a essere una dedica a tutta la cultura italiana che fa parte della regione dove la Chapecoense è nata - le sue parole - abbiamo voluto anche celebrare una delle amicizie più belle tra due club di calcio di Paesi diversi".