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di Stefano Casini

Sembra che le autorità italiane che difendono il voto per gli italiani all’estero, hanno ancora speranze di una buona elezione. Ci sono quasi 5 milioni di cittadini italiani, oltre il 90% (non nati in territorio nazionale) che stanno ricevendo i plichi per le elezioni. 

Le ultime esperienze di voto per gli italiani fuori d’Italia, sono state quasi ridicole e nessun paese ha superato mai il 40% degli aventi diritto nel passato. La massima espressione di questa brutta piega che, meno male, non ha possibilità di constatare Mirko Tremaglia, il padre dell’AIRE e del voto, è stata raggiunta con le elezioni dei COMITES che, in tutto il mondo, non hanno superato il 5% degli aventi diritto e in Uruguay, poco più del 3% hanno votato un COMITES senza nessun tipo di rappresentanza. Ma chi crede ancora nel voto è Luigi Vignali, Direttore Generale per gli Italiani all’estero e quindi alta autorità del MAE, che ha voluto esprimere la sua opinione in un discorso che sta inoltrando "urbi et orbi"il Ministero degli Esteri:

“Ancora una volta, la Farnesina e la sua rete diplomatica-consolare, sono al servizio dei cittadini italiani all’estero: quasi 4 milioni e 800.000 buste con le schede elettorali, sono partite e stanno arrivando ai nostri cittadini per farli votare, per metterli in condizione di esercitare questo importante diritto costituzionale. Quest’anno abbiamo voluto mettere particolare enfasi sulla sicurezza del voto, introducendo codici a barre, codici QR, sistemi di geo-localizzazione, campagne massicce d’informazione per i connazionali, in modo che non ci fossero attività distorsive del voto (qui vedi caso Cario).  Questa é la nostra principale preoccupazione oltre a quella di far votare gli italiani, di consentire anche in condizioni di difficoltà in circa 200 paesi del mondo. Un impegno importante che la Farnesina porterà a termine ancora una volta”.

Ma, viene voglia di chiedere al Dott. Vignali, cosa è stato fatto in Uruguay per questa “massiccia campagna di informazione”? Ho ricevuto il mio plico, come tante migliaia di connazionali, ma, in un paese dove - grazie alle relazioni di parte dell’ambasciatore e della maggioranza del Comites - neanche si può più comprare un giornale italiano in edicola che informi su ciò che sta accadendo politicamente in Italia e dove non ci sono mezzi italiani massivi che possano raggiungere i 100.000 elettori che abbiamo, cosa possiamo votare? 

Se hanno enormi dubbi gli italiani in Italia, quelli che dipendono direttamente dalle decisioni dei nostri politici, se andare definitivamente a destra o, all’ultimo momento, vogliono che vinca la sinistra, cosa resta per noi? 

Quanti sono gli italiani in Uruguay che leggono sul web GENTE D’ITALIA o il Corriere della Sera o Repubblica? Certamente leggono molto di più il nostro giornale con le sue 40.000 visite al giorno che i quotidiani italiani, ma, lo stesso, come possiamo sapere chi votare se non sappiamo neanche chi è sceso in campo? 

Sappiamo che, per l’Uruguay, c’é una sola candidata, Filomena Narducci, per il PD, che, speriamo, possa ottenere molte migliaia di voti dei 100.000 in esercizio e poter rappresentarci nel Parlamento italiano.

Non vediamo niente sui canali TV, meno qualche intervista della stessa Narducci che si muove con i suoi mezzi per farsi conoscere, non nella comunità italiana, dove è super conosciuta, ma sulla massa di 97.000 italiani di passaporto che non partecipano alle attività degli italiani in Uruguay. Da ormai quasi un mese, tutti i giorni mi chiamano parenti, amici e “nemici” per chiedermi chi votare: nessuno conosce nessuno. Qui, questa “massiccia campagna d’informazione” non l’abbiamo mai vista e manca troppo poco per prendere una decisione così importante e delicata, in un momento drammatico della politica europea.

Caro ambasciatore Iannuzzi e cari membri di maggioranza del Comites non vi rendete conto che noi in Uruguay grazie anche ai vostri giochetti politici o di potere continuiamo ad essere italiani di Serie B???