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di Franco Manzitti

Il segnale più allarmante riguarda l'intero sistema democratico italiano che da troppo tempo e da troppe volte si affida a presidenti del consiglio tecnici e non a figure elette democraticamente. Avviene solo in Italia. I partiti sono tutti gravemente ammalati, il concetto di rappresentanza è in grave crisi e la popolazione sceglie di volta in volta chi si presenta come "nuovo" e scarica il vecchio.

E' successo a Bossi,  Berlusconi, poi a Renzi, poi a Grillo, poi a Salvini. Chi è nuovo e diverso conquista un effimero consenso.

Tutto questo vuol dire che la democrazia è in crisi, ma lo stiamo dicendo da troppo tempo e nonostante ciò le cose vanno avanti.

Renato Mannheimer dice questo e molto altro, da professore, studioso di analisi politica, inventore dei sondaggi, grande esperto di politica, docente emerito all'Università di Genova, dove ha insegnato tanti anni, nell'incontro con l'associazione "Le radici e le ali", in un confronto molto denso di notizie e serrato nella discussione.

La scusa era quella della presentazione dell'ultimo suo libro, scritto con Pasquale Pasquino e intitolato "Un sistema politico alla prova- Un anno di governo Draghi", in realtà una retrospettiva analitica dell'ultimo anno, ma anche uno sguardo indietro per capire la tempesta pre elettorale di oggi.

La discussione è introdotta da Roberto Speciale, che mette subito sul tavolo la crisi dei partiti, e quindi della democrazia, sottolineando come il rinnovamento della politica sia lentissimo e la campagna elettorale molto fiacca, "molla", senza che emergano alcuni dei temi chiave, come il lavoro e i giovani, la politica internazionale (scomparsa dal dibattito anche di fronte alle grandi emergenze) .

Il rischio di appiattirsi in una discussione sulle bollette è molto forte. Il rischio di una forte astensione è misurabile o è un mistero? Misurata la crisi del Pd e sopratutto di quello ligure, trafitto da una serie incessante di recenti sconfitte, ci vuole forse un nuovo partito? L'impressione di Speciale è che, malgrado la capitale importanza del voto del 25 settembre, la popolazione chiamata alle urne sia distante o indifferente, non cosciente dei rischi.

Il pericolo che pochi cambino molto delle regole democratiche, con decisioni di grande impatto, rivoluzionarie rispetto al sistema attuale, sfugge allora all'opinione pubblica. La reazione sembra quella dell'incredulità.

Mannheimer riconosce subito la crisi della democrazia, ma sottolinea che ne parliamo da tanto, eppure siamo andati avanti e neppure tanto male. E' vero : c'è una crisi totale della rappresentanza, i partiti non hanno grande sostegno dagli elettori, i candidati non sono scelti da noi e si finirà con scegliere solo i candidati dei collegi uninominali.

La colpa è di una legge elettorale sbagliata, che, però, è stata votata anche dal Pd. C'era tutto il tempo di cambiarla.

Ma quello che Mannheimer, da grande analista e ironico osservatore, rimarca con più forza è che solo in Italia da anni e anni, dai tempi di Ciampi, si deve ricorrere ai tecnici per governare. "La politica è incapace di esprimere presidenti del Consiglio e questo accade solo da noi. In Francia, in Germania, in Inghilterra non succede. Da noi continuiamo a cercare nella Banca d'Italia la nostra soluzione....

A fronte di questo qual è il trend principale espresso dalla popolazione votante? La ricerca del "nuovo" e del "diverso". "Chi è diverso e nuovo vince, governa, poi fallisce e viene scaricato. L'elenco si fa rapidamente: Bossi, Berlusconi, Renzi, Grillo, Salvini. "

Mannheimer ci scherza un po' sopra,  autocensurandosi quando ricorda che lui spesso non ha azzeccato le previsioni: "Questa volta vince la Meloni, che è, appunto, la nuova  diversa di turno, ma poi fallirà anche lei e ci vorrà di nuovo un tecnico...."

L'analisi divertente e acuminata passa poi in rassegna i partiti.

Il Pd? Si trova in una situazione complicata, nella quale Letta tiene insieme le correnti. Il Pd è spaccato in due: chi voleva allearsi con i 5 Stelle e chi con Calenda e Renzi. Potrebbe spaccarsi, dopo le elezioni.

E poi Letta ha sbagliato tutto con quello slogan iniziale: o con noi e con loro, intendendo la Destra.

Mannheimer lo spiega bene: il bipolarismo non c'è. "In Italia _ dice_ ci sono almeno quattro poli." Altro che bipolarismo.

Cosa dovrebbe fare Letta? Lavorare al Sud, perché quello è diventato terreno dei 5 Stelle.

Considerare i grillini un partito spacciato è stato un errore gravissimo. Conte ha conservato la sua popolarità nonostante tutto. E' ancora secondo negli indici di gradimento dopo Draghi,. Ha mantenuto il consenso, che si era guadagnato al tempo del primo lock down, comparendo ogni sera in tv. Poi ha lavorato con il reddito di cittadinanza.

"Guardate che tutto si gioca al Sud"_ ammonisce il professore, tenendo conto della grande massa di indecisi.

"Non è vero che la Destra cresce _ aggiunge_ se sommate il risultato di Lega e Fratelli d'Italia secondo i sondaggi di oggi avete lo stesso risultato di ieri. Meloni guadagna, inghiottendo Salvini e Berlusconi. E loro calano. La conseguenza è chiara: la Lega è in grande difficoltà."

Da esperto qual è Mannheimer calcola anche una eventuale quota di astensioni, che vede intorno al 33 per cento. E racconta un aneddoto divertente della sue esperienza di studioso di sondaggi: "  Avevamo chiesto a un cittadino quale era la sua intenzione di voto in un sondaggio fatto tre mesi esatti prima del voto. Sapete quale era stata la risposta? "E se io vi chiedessi che film andate a vedere al cinema tra tre mesi, cosa rispondereste? Io decido il giorno del voto, magari chiedendolo a mia moglie....".

Cosa significa questa divertente storiella? Che la gente decide all'ultimo e che non cambierà molto rispetto alle previsioni. Secondo Mannheimer nessun partito ha la "vision". "Si muovono come piazzisti, vendono l'ultimo prodotto che hanno in mano per convincere, l'ultima uscita in tv o sui social, se è ben riuscita...."

Il tema apparentemente bruciante dell'ambiente, per esempio, non "buca" elettoralmente, anche se sembra così forte.

Alla domanda secca "chi vincerà" la risposta è: "Alle ultime Europee il voto è stato deciso nell'ultima settimana. Per cambiare "la tendenza" dovrebbe succedere qualcosa di clamoroso, di imprevisto. Che la Meloni faccia un comizio come quello spagnolo per Vox. Che Letta si presenti in Tv vestito come i Manesquin!"

Secondo l'esperto Meloni vincerà, ma non con una stramaggioranza. Non conquisterà i temuti due terzi del futuro Parlamento.

All'analisi di Mannheimer è seguito un confronto ricco di domande e risposte , una specie di maxiintervista, nella quale il professore ha accettato di rispondere a domande ed anche riflessioni dopo che Speciale gli aveva ricordato che certamente abbiamo dovuto ricorrere troppo spesso ai tecnici ma che abbiamo anche cambiato 68 presidenti del Consiglio nel lungo Dopoguerra.

Come cambiare il Pd davanti anche all'ipotesi di una disfatta, che magari non è una catastrofe, chiede, per esempio Marco Peschiera, seguito da Mauro Palumbo che mette il dito nella serie continua di sconfitte dem ,che ha perso il contatto con la società civile?

" Il Pd è troppo diviso, forse lo potrebbe salvare un nuovo leader di grande spessore, ma dove e quando spunta? Per ora non si vede. Segnali dalla società civile? Non ci sono, magari li potrebbe suscitare un vero pericolo fascista."_ replica Mannehimer.

Claudio Pedrini chiede se è immaginabile una evoluzione dell'offerta politica, come in parte è possibile in Germania, ad esempio con i Verdi . Risponde il professore: qui non ci sono i Verdi che in Italia hanno commesso grandi errori. E allora se l'offerta è debole ci si focalizza sui personaggi.

Giancarlo Ferrero osserva che se la decisione del voto è determinata dall'offerta sui grandi temi economici bisogna considerare che se a fronte di un 20 per cento in vera crisi economica c'è un 80 per cento che ancora sta bene, tiene bene, ma non vuole rischiare.  Mannheimer: in fondo le condizioni generali della popolazione sono buone, stiamo meglio di quanto pensiamo, certo le preoccupazioni delle bollette incominciano a crescere.

Franco Cozzi, ricorda il Pnrr e chiede se non c'è preoccupazione rispetto a questa grande attesa degli aiuti europei in caso di vittoria della Meloni.

"La maggior parte della popolazione non sa neppure cosa sia il PNRR........."_ osserva il professore, aggiungendo una battuta su quel "poveraccio" di Paragone, il leader di Italexit, che non va mica male, sta sopra il 3 per cento nei sondaggi!

E sul famoso terzo Polo, sul duo Calenda-Renzi?  "Renzi è oramai superato, è già stato nuovo.....Calenda invece nuovo lo è , ma non riesce così bene. E' troppo pieno di sé..." Come una sentenza.

A Gabriella che gli chiede quali sono gli strumenti informativi utili a formarsi una opinione di voto Mannheimer risponde che il luogo più frequente dove si prende la decisione sul voto è ancora la famiglia e che poi viene la Tv, con i social media.

La guerra in Europa che ci angoscia da quasi otto mesi, con i morti, la distruzione, tanti bambini ammazzati, le macerie, gli equilibri geopolitici "saltati", pesa sulle decisioni nelle urne?

La risposta del tecnico, che studia le dinamiche del voto è quasi perentoria: "Non funziona per far decidere come votare anche se si valuta da che parte stanno i leader dei partiti rispetto a questa emergenza. La Lega, per esempio, sta con i russi. Ma non lo dice...... "