Andrea Di Giuseppe

di ROBERTO ZANNI

Tutto in dieci mesi. Avevamo conosciuto Andrea Di Giuseppe lo scorso dicembre: aveva guidato la Lista Civica Tricolore al successo nelle elezioni del Comites di Miami. Maggior numero di preferenze (148) eletto presidente, aveva poi raddoppiato la carica come Coordinatore Intercomites degli Stati Uniti. In agosto poi la decisione di candidarsi alle elezioni politiche per la Camera nel Nord e Centro America per Fratelli d'Italia nella coalizione di Centrodestra e lunedì è diventato l'unico eletto del suo partito fuori dai confini italiani.

"E quello che mi ha dato molta fiducia - ci ha raccontato - molta carica è stato lo scarto". Oltre mille preferenze, per l'esattezza 1.012 nei confronti del secondo arrivato, il PD Christian Di Sanzo. Una differenza notevole se si pensa che a votare sono stati solo 73.851 (su 411.997 aventi diritto) e un successo significativo visto che la Circoscrizione Estero ha ribaltato i risultati dell'Italia con il Centrosinistra che ha vinto in tre delle quattro ripartizioni (Europa, Nord e Centro America e infine Africa, Asia e Oceania) conquistando 7 dei 12 seggi disponibili. Soltanto due al Centrodestra (oltre a Di Giuseppe anche Simone Billi della Lega, ma in Europa) e uno infine al M5s con Federica Onori.
"Adesso c'è tanto da fare - ha sottolineato subito il neo eletto, il primo con le radici a Miami in Florida, lasciando già alle spalle i risultati - dobbiamo mettere in fila i temi che maggiormente interessano gli italiani. Al di là dei passaggi formali che verranno svolti nelle prossime settimane, il primo punto sul quale vorrei puntare l'attenzione è la riorganizzazione dei Consolati e che viene all'interno del Ministero degli Italiani all'Estero che per noi rappresenta un tema assolutamente primario. Poi si deve passare a quella che è la lista delle priorità, perchè ovviamente tutto e subito non si può fare".
- Come si svolgerà questa scelta?
"Un po' come succede in famiglia, o nelle aziende si va dalle problematiche più gravi, alle quali si deve concedere maggiore attenzione, quelle più urgenti che come detto parte dai Consolati per poi scendere in basso".
- Un punto cruciale, per gli italiani all'estero, che purtroppo ha assunto un ruolo da protagonista, dalla campagna elettorale fino alle elezioni, è stata la regolarità delle stesse
"Ho concesso un'intervista anche a per la tv,  'Fuori dal Coro' di Mario Giordano, proprio parlando dei morti che votano. Questione che avevo denunciato già in campagna elettorale, in tempi non sospetti con un esposto presentato alla procura di Roma".
- E probabilmente avrà anche seguito lo scandalo denunciato alla Giustizia da 'Gente d'Italia', del rappresentante MAIE, Aldo Lamorte, che si è fatto il video con un certificato elettorale che non gli apparteneva votando schede che non erano sue...
"Certo, ho letto tutto e questo fatto specifico che il vostro giornale ha riportato dà proprio l'idea di fino a che punto si può arrivare, di cosa si riesce a fare all'estero. Ecco perchè anche in base a questi episodi il voto per i connazionali fuori dall'Italia va drammaticamente riformato, perchè fatto in questo modo è uno scherzo".
- Allora anche le modalità del voto all'estero possono essere comprese nell'elenco delle priorità?
"Assolutamente, si tratta di un punto che io personalmente ho messo assieme alla riforma dei Consolati e tutto ciò che ne fa parte. Anche perchè poi per il caso specifico non si tratta esclusivamente di leggi, ma ci sono circolari sulle modalità di voto e altro ancora che diventano ancora più facile da modificare".
- Ma lei si aspettava di trovarsi di fronte a situazioni così estreme, come il caso Uruguay o ancora i deceduti che votano?
"Sì, purtroppo sì. Quando ho visto com'era l'organizzazione delle votazioni, quando ho visto, esperienza personale, che il mio ufficio elettorale faceva telefonate ai potenziali elettori, ricavati dagli elenchi ufficiali dell'AIRE e c'erano risposte del tipo 'ma è morto da dodici anni'... Altrimenti non avrei nemmeno presentato la denuncia alla Procura di Roma. Atto eseguito all'inizio della campagna elettorale anche per evitare qualsiasi speculazione, lontano da qualsiasi sospetto".
- I risultati dell'estero, lei unica eccezione, non hanno riservato al suo partito la stessa risposta avuta in Italia, quale può essere il motivo?
"Molteplici, non c'è uno solo, anche se il primo può essere evidenziato nell'astensione, quasi l'80% solo nel Nord e Centro America, con numeri del genere anche tutti gli altri dati diventano molto piccoli, bastano 500/1000 preferenze e spostano tutti i risultati. Direi che a questo punto bisogna chiedersi il perchè dell'astensionismo"
- Risposta difficile da dare?
"No. Il motivo è semplice: gli italiani all'estero in tutti questi anni si sono sentiti abbandonati dal loro Paese. Bisogna anche ripercorre il cammino: la grande maggioranza sono partiti dall'Italia perchè non riuscivano a realizzare i propri sogni, ma se poi li abbandoni anche nella nuova casa, è chiaro che quando gli vai a chiedere il voto può sembrare una cosa strana. Quindi la non vittoria nella circoscrizione estero è purtroppo la risultante di azioni che non sono state mai fatte, ma in generale su tutti gli italiani all'estero. Questa è la realtà".
- C'è la possibilità di recuperare questa dissafezione?
"Non c'è dubbio che il primo punto in quello che ci sarà da fare, come ho detto e ripetuto, riguarda Consolati e di conseguenza anche il voto e a questo proposito posso dire che non c'è stato un solo italiano, di tutti quelli coi quali ho parlato in queste cinque settimane di campagna elettorale, che non mi abbia chiesto appunto la riforma del Consolati".
- Possiamo però definirlo un punto di partenza?
"Fuori dall'Italia ce n'è un'altra ed è una eccellenza e io lo ricordo sempre a tutti. E questa Italia è molto più internazionale dei connazionali che vivono nel nostro Paese. Ecco allora che se queste risorse non vengono messe a disposizione dando una grandissima mano è sciocco fare allontanare ancora di più queste due Italia. È un punto a cui tengo davvero molto: utilizzare l'eccellenza dell'Italia fuori dall'Italia".
- E lei come imprenditore di successo, a cominciare dagli Stati Uniti, ne conosce il grande potenziale
"Ci sono connazionali fuori dall'Italia che primeggiano in tutti i settori: ricerca, medicina, imprenditoria... Un elenco lunghissimo: esiste in tutto il mondo, targata Italia, l'eccellenza pura, perché non inglobarla? Nessuna nazione ha la fortuna di averne un'altra fuori dai propri confini di questa entità, con persone che hanno le idee chiare di come funzionano le cose in campo internazionale, da potersi aggiungere alle qualità del Paese d'origine. Nessun altro può farlo, nemmeno gli Stati Uniti. Sembra un ragionamento molto semplice, ma evidentemente non lo è perchè finora non si è fatto".
- Manca poco all'insediamento: lei ha già cominciato a lavorare non appena avuti i responsi delle urne perchè ormai il tempo delle promesse è terminato, ma se dovesse mandare un messaggio non solo ai suoi elettori, ma a tutti i connazionali all'estero cosa direbbe?
"Una sola parola: fiducia. Perchè c'è gente in discontinuità, e lo sottolineo, con il passato: lavorerà a testa bassa per i loro interessi".