Smettere di mangiare aragoste per salvare le balene. È ciò che consiglia ai consumatori di tutto il mondo Seafood Watch, osservatorio americano che promuove la pesca sostenibile e monitora le pratiche con cui gli animali marini vengono pescati negli oceani. L'organizzazione ha inserito le aragoste pescate nelle acque degli Stati Uniti e del Canada nella sua lista rossa, poiché le modalità con cui vengono catturate mettono a rischio la sopravvivenza della balena nordatlantica.

Il crostaceo si salva così per la seconda volta: nel Regno Unito, lo scorso anno, è stato attraversato da una campagna a favore del divieto di bollire vive le aragoste. La motivazione? Anche i crostacei provano dolore senziente. E a novembre è stata approvata la legge che vieta di ucciderle in acqua bollente. Siamo sempre più vicini a rispondere affermativamente al quesito di David Foster Wallace: ″È possibile che le generazioni future guarderanno alle nostre attuali agroindustrie e pratiche mangerecce in modo del tutto simile a come oggi noi vediamo gli spettacoli di Nerone o gli esperimenti di Mengele?” scriveva nel 2005.

Che sia uno tra i piatti più amati e apprezzati (come rilanciano a gran voce i pescatori), l'aragosta torna così al centro del dibattito su una pesca più umana e sostenibile. È sempre più difficile guardarla non pensando a quanto soffra in acqua bollente o a come la sua pesca metta in pericolo altre realtà marine. “Per la balena nordatlantica, rimanere impigliate alle reti con cui l’aragosta americana e altre specie di crostacei vengono catturati è la prima causa di morte” scrive la Seafood Watch nel suo nuovo report. Di questa specie ne rimangono solo 340 esemplari, e l’80% di queste sono rimaste impigliate in un’attrezzatura da pesca almeno una volta della loro vita.

La stragrande maggioranza dei pescatori di aragoste usa un particolare tipo di trappola: si tratta di una specie di vaso all’interno del quale viene posta l’esca, che viene calato sul fondo del mare, in attesa che l’aragosta vi entri. Per tirare la trappola in superficie, il vaso è collegato ad una boa galleggiante attraverso una fune. Ed è proprio questa corda che costituisce il pericolo maggiore per le balene, che facilmente si impigliano in queste corde e non riescono più a tornare in superficie per respirare o a scendere in profondità per trovare cibo. A quel punto o annegano o si trascinano, causandosi ferite anche mortali, la trappola per anni.

La lista rossa di Seafood, consultata da migliaia di ristoratori in tutto il mondo, è organizzata attraverso una scala di quattro colori che vanno dal verde (Miglior scelta) al rosso (Da evitare). Il criterio di suddivisione si basa proprio sulla sostenibilità del metodo di raccolta del pesce: l’aragosta americana è scivolata in ultima fascia, ma non è che prima le andasse tanto meglio. Segnalata in giallo, avvertiva chi si apprestava a mangiarla di essere consapevole che le tecniche con cui veniva recuperata dal mare erano dannose per l’ecosistema.

Man mano il pensiero comune che i pesci non soffrano contrariamente ai colleghi mammiferi sta crollando: il dibattito sulla loro tutela nella produzione alimentare e negli allevamenti si è esteso in pochi anni dalla scienza alla politica e all’industria. Ormai è appurato che il loro dolore sia senziente quanto quello dei nostri animali da compagnia, e per l’industria questo significa ripensare un intero settore. Mentre Seafood Watch raccomanda agli amanti delle aragoste di scegliere solo quelle catturate in Florida o in California, i pescatori del Maine, stato che produce l’80% del pescato di aragoste degli Stati Uniti, ritengono la decisione di Seafood immotivata, e una risposta arriva anche dal Congresso americano. “La decisione di inserire l'aragosta del Maine nella lista rossa è assurda” ha detto il senatore Angus King, membro del Comitato per l’energia e le risorse naturali. “L'industria dell'aragosta del Maine, uno dei motori economici più importanti del nostro stato e motivo di orgoglio, è da tempo impegnata in una pesca sostenibile e rispettosa dell'ambiente.”

Per permettere alla balena nordatlantica di ripopolare gli oceani, gli scienziati hanno calcolato che il numero medio di balene uccise dalle attività legate all’uomo dovrebbe essere inferiore ad una all’anno. Adesso superano le sette. Per questo la Seafood Watch spera, con l’inserimento delle aragoste nella lista rossa, che la politica prenda provvedimenti celeri per sviluppare metodi da pesca più sostenibili.

Impossibile dire adesso quanto effetto avrà il provvedimento dell’osservatorio marino, ma una cosa è certa: ordinare al ristorante il crostaceo rosso è una scelta sempre più difficile. Croce e delizia della buona cucina, l’aragosta è diventata il simbolo della nuova sensibilità verde.