di Lanfranco Fanti

Il risultato delle elezioni di domenica è inappellabile e netto. La prima mappa evidenzia la maggioranza schiacciante nella stragrande del territorio nazionale deIla coalizione di centro-destra che conquista quasi tutti i collegi uninominali. Fratelli d’Italia primo partito in tutto il centro nord (tranne in Emilia-Romagna) e 5 Stelle al Sud.  Un esito che non sorprende tanto nel risultato finale, ma nella sua entità. Un vero e proprio cappotto che lascia completamente a terra chi ha governato con Mario Draghi. Chi ha difeso, più meno convintamente, la sua Agenda è stato bocciato dagli elettori. Il Terzo Polo non decolla, arranca. Il PD crolla. Prendendo addirittura meno voti che nel 2018. La Lega ha preso una batosta e Forza Italia relegata a comprimaria. Chi invece ne ha causato la caduta è stato premiato. Attestandosi come partito del reddito di cittadinanza, collocandosi anche geograficamente come paladino dell’assistenzialismo e della spesa improduttiva.

Poi c’è un’altra mappa, quella che raffigura il voto degli italiani all’estero, più specificatamente in Europa, e che racconta tutto un altro film. Prima differenza: Il Partito Democratico all’estero ha corso da solo. Mossa che gli ha permesso di ottenere il 31,3% contro il 28,3% di tutti i Partiti uniti del centro destra. Al Senato risultato ancora più evidente e massiccio. PD al 41,7% e CD al 28,7%.

Tranne che in America Meridionale, Il PD risulta quindi essere il primo Partito in tutti i continenti. E di portare a casa, dei 12 parlamentari eletti all`estero, ben sette rappresentanti, contro i due del Centro destra, i due 2 del MAIE e un solo eletto dei 5 Stelle.

Anche in termini di voti si va controcorrente. Il PD all’estero prende quasi centomila voti in più al Senato e settemila in più alla Camera rispetto alle elezioni del 2018.

Gli italiani all’estero sono più “illuminati”? Non credo. Ma nel caso dell’Europa, dove le Federazioni che hanno maggiore organizzazione e rappresentanza nel territorio (Belgio, Svizzera, Olanda e Lussemburgo ) si sono prese lo spazio per imporre il loro progetto politico e i loro candidati, si sono visti i frutti. Non si sono fatti calcoli correntizi né utilizzato criteri meramente geografici. Si è data la possibilità una nuova classe di dirigente, emersa dal lavoro svolto nel territorio, di potersi esprimere. E la risposta degli elettori c’è stata.

Non a caso, alla Camera Toni Ricciardi che è il segretario della federazione in Svizzera e Nadia Buttini, la Responsabile territoriale del PD in Belgio, hanno raccolto il maggior numero di preferenze in assoluto nella Circoscrizione Europa. Ma a causa dell’improvvida legge elettorale e del taglio dei parlamentari che ha penalizzato enormemente una comunità, quella degli italiani all`estero, che è in continua crescita, solo Ricciardi è stato eletto pur avendo Buttini preso molti più voti degli altri due eletti nelle altre liste. Stessa cosa al Senato, dove Andrea Crisanti e Michele Schiavone hanno fatto man bassa di preferenze ma essendo un seggio praticamente uninominale, solo Crisanti è stato eletto.

È però probabile che chi vive all`estero abbia maggiormente consapevolezza di quella che era e che rimane la posta in gioco. Il futuro di un paese che aveva un governo presieduto da Mario Draghi e che aveva rimesso in moto, con tutte le difficoltà legate al conflitto ucraino ed alla crisi energetica, un circolo virtuoso di riforme e di crescita. Di legami saldi e di rapporti costruttivi con l’Europa e con i leader internazionali. Il PNRR lo ha validato il governo Conte, ma i negoziati, il lavoro di selezione dei progetti, di certosina scrematura e di rapporto con i pignoli uffici di Bruxelles che hanno la mano nel portafoglio lo hanno svolto Mario Draghi ed Enzo Amendola. Ma forse questo messaggio non è passato. La campagna elettorale è stata fatta più sul “noi non siamo” piuttosto che sul “noi proponiamo”. Proposte su lavoro, casa, bollette, infrastrutture, occupazione femminile, crescita del Sud, pubblica amministrazione, fisco non se ne sono viste. Un pensiero lungo sui bisogni degli italiani non c’è stato. Si è parlato di alleanze mancate, di correnti e di personalismi. Terreno fertile per chi non ha mai amministrato neanche un condominio o avuto per un minuto responsabilità di governo negli ultimi anni. Ed il risultato eccolo qui.

La mappa mostra anche una divisione nella stessa Europa. Nei paesi del cosiddetto gruppo Visegrad prevale comunque il centrodestra. Forse gli echi delle propagande degli Orbán, dei Kaczyński e dei Lukashenko faccia effetto anche sui nostri connazionali? Spero di no. Ma le differenze di percentuale e soprattutto il numero di elettori sono esigui. Il grosso della nostra comunità di expat vive in Germania, nel Regno Unito, in Francia e Belgio. La Svizzera fa  conto a sè. Rappresenta una comunità appiccicata al nord Italia, Lombardia in primis, quando si tratta di votare.

C'è un solo punto in comune pero che accomuna i due voti e i due volti dell`Italia. L’alto tasso di astensione. Che in Italia tocca cifre sconvolgenti. Segnale di totale sfiducia nella classe politica e nella sua proposta. E di partiti, specie il Partito Democratico, che non ha replicato in Italia quanto fatto in Europa. Dopo non essere riuscito nel progetto inclusivo per contrastare la Destra, non si è assunto il rischio di correre da solo. E soprattutto, non ha dato voce e rappresentanza ai suoi territori ma alle sue correnti. Scelte che si pagano a caro prezzo. Specie se a mancare è anche una netta linea identitaria, un’anima.

Perché votare Pd? Chi rappresenta il Partito democratico? Cosa vuole essere? Dove vuole andare? Queste sono le domande da porre e che dovranno accompagnare il percorso congressuale lanciato da Enrico Letta. Urgente chiarire l’identità del Partito. Ed intorno alle varie idee, di cui c’è disperatamente bisogno, identificare chi lo potrà guidare.

Sarebbe importante, proprio in questa fase costituente, inserire e coinvolgere la comunità degli italiani all’estero, specie in Europa. La ventunesima regione è riuscita a dare quel poco di ossigeno ad un partito che non si può permettere il lusso di spirare. E non includerla vorrebbe dire dargli il colpo di grazia.