Gente d'Italia

Vola giù dalla finestra durante un controllo di polizia, il caso sta scuotendo il Viminale

 

 

L'OSSERVATORE ITALIANO

di Anonimo Napoletano

 

 

C'è un cittadino croato, di origine rom, che preoccupa le segrete stanze del Viminale forse anche più del totonomine per il successore della Lamorgese al vertice del ministero dell'Interno. Si chiama Hasib Omerovic e dal 25 luglio scorso è ricoverato in gravissime condizioni in un letto dell'ospedale Gemelli di Roma. L'uomo è volato giù dalla finestra del suo appartamento a Primavalle, periferia popolare della Capitale, durante un misterioso controllo della polizia. Il dubbio è che non si sia lanciato nel vuoto da solo, ma che siano stati gli agenti a buttarlo giù. La questione dovrà essere risolta dagli investigatori coordinati dalla Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo per tentato omicidio e ha iscritto quattro poliziotti nel registro degli indagati. La famiglia del croato, assistita dall'“Associazione 21 luglio”, chiede verità. Ed in effetti di circostanze poco chiare in questa vicenda ce ne sono diverse. Giovedì scorso, in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, le hanno elencate i legali che assistono Hasib, gli avvocati Arturo Salerni e Susanna Zorzi.

Ma inquadriamo innanzitutto il difficile personaggio. Hasib ha 36 anni ed è sordomuto. Nel quartiere è conosciuto perché girava per cassonetti a raccattare merce da vendere nei mercatini rom. Aveva però creato non pochi problemi in quanto avrebbe una certa propensione ad infastidire pesantemente le donne, anche giovanissime, che incontrava per strada, spesso denudandosi e ripetendo atti osceni. Alcune hanno anche detto di essere state pedinate e costrette a fuggire. Secondo vari testimoni, da tempo si temeva che qualcuno del quartiere potesse avere una reazione violenta o organizzare una spedizione punitiva contro il disabile. E pare che qualche pestaggio ci fosse già stato. 

Fatto sta che il 25 luglio quattro agenti del commissariato di Primavalle entrano in casa di Hasib senza alcun mandato e senza alcun apparente motivo e poco dopo lui vola dalla finestra. Da allora resta in coma fino a pochi giorni fa, quando esce dal coma pur restando ricoverato in condizioni gravissime. I familiari raccolgono la testimonianza di una vicina di casa e della sorella di Hasib, che era presente in casa e che è affetta da un grave ritardo cognitivo. Secondo loro gli agenti lo hanno pestato e poi lo hanno trascinato alla finestra e lanciato nel vuoto. Da qui l'esposto in Procura e l'avvio delle indagini. Gli agenti dal canto loro dicono che Hasib non ha aperto la porta, così loro l'hanno forzata, ma appena entrati hanno visto il 36enne scavalcare la finestra e buttarsi giù, forse spaventato alla vista della polizia. 

Gli inquirenti hanno però dei dubbi. Nell'appartamento trovano segni di colluttazione, sangue sul letto, un bastone spezzato, un termosifone divelto dal muro oltre alla porta di ingresso forzata. Inoltre gli agenti non sanno spiegare il motivo del loro ingresso in un appartamento privato senza che ci fosse stato nessun allarme, nessuna denuncia e nessun decreto di perquisizione. Chi li ha mandati e perché? Si tratta di tre uomini e una donna, peraltro entrata in servizio da poco tempo. Erano tutti in borghese, secondo la sorella di Hasib. No, due erano in divisa, dicono gli agenti. L'ipotesi è che volessero redarguirlo in forma “privata” perché la smettesse con le molestie alle donne. Secondo una ipotesi, tutta da verificare, Hasib avrebbe molestato la nipotina di uno dei quattro poliziotti e quella fosse quindi una spedizione punitiva in piena regola. Tutte accuse contestate fermamente dai poliziotti coinvolti. La Procura li ha iscritti nel registro degli indagati con l'ipotesi di tentato omicidio e falso in atto pubblico (avrebbero omesso la verità nel verbale su ciò che è accaduto quel giorno). Il questore di Roma ha intanto rimosso il dirigente e il vicedirigente del commissariato di Primavalle. 

Le indagini però proseguono con molta fatica e i familiari del 36enne croato denunciano, attraverso i loro legali, un possibile inquinamento delle prove. Ad esempio, secondo gli avvocati di Hasib, i vestiti restituiti dal policlinico Gemelli di Roma alla famiglia Omerovic non sono quelli indossati dal 36enne il giorno della caduta. E anche il uogo del fatto è rimasto aperto a tutti per molti giorni.  «Solo a seguito di nostra istanza - ha detto l'avvocato Arturo Salerni - è stato sequestrato l'immobile». Nella sua ricostruzione dei fatti, nella conferenza stampa di giovedì scorso, il legale ha mostrato le foto della porta dell'alloggio forzata e del ragazzo disteso sul marciapiedi focalizzando l'attenzione sui vestiti. «Non sono gli stessi consegnati in una busta di plastica alla famiglia dal policlinico Gemelli, quando sono stati chiamati per ritirare gli abiti». Scarpe diverse e pantaloncini corti mentre Hasib li indossava lunghi. «Quei vestiti non appartengo ad Asib». Intanto, il parlamentare dei Verdi Riccardo Magi ha presentato una interrogazione al ministro degli Interni. «Sono passati venti giorni e la Lamorgese non ha ancora risposto», dice Magi. «È un atteggiamento di scarso rispetto nei confronti della vittima e del Parlamento. Se Lamorgese dovesse continuare nel silenzio, ripresenterò l'interrogazione al nuovo Governo». Molto dipenderà da chi sarà il prossimo ministro dell'Interno.

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