Gente d'Italia

Corruzione all’ospedale Fatebenefratelli di Benevento, mazzette e gare truccate

Franco Esposito

Sanità uguale scandalo. Equazione classica in Italia. Quasi una consuetudine, ormai. Sanità malata, molto più dei paziente che affidano a lei per guarire. Di tutto di più nel passato remoto e recente. Nel presente c'è questo: mazzette e gare blindate, pilotate per cinque anni. Garante l'ex primario. La conclusione è la seguente, a Benevento: ai domiciliari il medico napoletano Piscopo. 

La Finanza ha effettuato sequestri di beni per 600mila euro. Il professionista avrebbe intascato tangenti pari all'otto per cento dell'importo di ogni singolo appalto aggiudicato. Un gran bell'andare per il medico napoletano.  

Secondo gli inquirenti, si è rivelata fondamentale, ai fini delle indagini, la scoperta di una vera e propria contabilità personale parallela tenuta dal primario: registrati tutti i proventi dell'attività lecita svolta presso l'ospedale di Benevento. 

Le presunte irregolarità all'ospedale Fatebenefratelli di Benevento riguardano gli approvviggionamenti di protesi ortopediche. La Guardia di Finanza del comando provincile di Napoli ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del tirbunale di Benevento, Loredana Camerlengo. Agli arresti domiciliari è finito l'allora primario della divisione di ortopedia Antonio Piscopo, 68 anni, di Casoria, centro nell'hinterland di Napoli. Al medico sono stati sequestrati beni mobili e immobili fino alla concorrenza di 578.486,25 euro. A Piscopo vengono inoltre contestati i reati di "corruzione e di emissioni di fatture per operazioni inesistenti". 

Le indagini sono partite nel 2019. Al tempo delle prime perquisizioni, per lui e altre due persone rappresentanti di ditte che producevano protesi ortopediche. Nel fratrempo, uno degli indagati è deceduto. L'altro, Giosuè Scognamiglio, sessantasei anni, di Portici, risulta ancora indagato. Allo stato, nei suoi confronti non c'è alcuna richiesta di provvedimenti restrittivi da parte della Procura di Benevento diretta da Aldo Policastro. Il coordinatore delle indagini con il sostituto procuratore Assunta Tito. 

Le investigazioni sono state portate avanti dai Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli e Benevento. I poliziotti sono riusciti ad acquisire gravi indizi di colpevolezza sull'esistenza di "un collaudato sofisticato sistema corruttivo". 

L'accusa è sicura di un fatto basilare: Francesco Piscopo, primario del reparto ortopedia del Sacro Cuore di Gesù Fatebenefratelli di Benevento, avrebbe consumato i reati in maniera molto semplice. In accordo con i due rappresentanti di zona di aziende fornitrici di materiali chirurgici, riceveva sistematicamente da questi denaro e altre utilità per l'acquisto di protesi ortopediche realizzate, commercializzate e distribuiti dalle ditte. Protesi che l'ex primario utilizzava per i suoi interventi. 

L'accusa quantifica in 315mila euro le somme versate alle imprese per consulenze e incarichi fasulli, oltre a lavori svolti nella villa del medico a Maiori. Il gioco sporco era questo: veniva garantita quasi in esclusiva la fornitura delle protesi e dei dispositivi medici presso l'ospedale Fatebenefratelli. L'attività investigativa si è sviluppata attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali; perquisizioni presso i domicili degli indagati e le sedi delle società coinvolte. E inoltre sulla escussione di persone informate sui fatti, l'acquisizione e analisi di documentazione contabile bancaria e amministrativa. Sostiene l'accusa: "Piscopo con cadenza mensile ha percepito complessivamente 315mila euro, giustificati con lettere di incarico fittizie,, pari all'otto per cento del valore delle protesi vendute. Inoltre aeva preteso lavori di ritrutturazione di un immobile a Maiori, Salerno, e l'uso di un'auto e di uno scooter". 

La Guardia di Finanza ha rinvenuto anche una contabilità personale tenuta dal medico, dove erano registrati i proventi delle attività illecite. E quelle derivanti dallo svolgimento di visite private, ma anche di quelle percepite in nero. Tipo quella sempre di natura illecita provento delle elargizioni. Presso uno dei corruttori sono stati trovati fogli in cui venivano conteggiati sia le somme in entrata che in uscita. 

Riscontrato infine l'ingente flusso di denaro che confluiva annualmente dal conto della società verso quelli di Piscopo. Palese il ricorso truffaldino ad apparenti incarichi professionali, in particolare consulenze e corsi di formazione. Intercettati anche i messaggi scambiati tra il medico e uno degli indagati: contenevano commenti sull'andamento dei rapporti illeciti. Per due degli indagati, nel 2019 e nel 2020, era stata presentata un'istanza contro le perquisizioni. 

Il tribunale del Riesame aveva accolto il ricorso. Ma la Procura aveva riproposto le perquisizioni. L'interrogatorio dell'ex primario è previsto a giorni presso il Palazzo di Giustizia di Benevento. 

 

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