DI MATTEO FORCINITI

Undici giorni dopo il voto in Italia e a ben due settimane di distanza dalla scadenza all'estero, in Uruguay domina ancora il silenzio più assoluto sulle elezioni. È stata questa la strategia imposta dall'Ambasciata italiana che ha preferito -ancora una volta- il silenzio all'informazione.

Ad oggi gli unici dati disponibili sono quelli generali del Ministero dell'Interno che, al di là della vittoria del Partito Democratico con Filomena Narducci, indicano chiaramente l'ennesima sconfitta del sistema di rappresentanza all'estero: a voltare in Uruguay è stato solo il 22%, circa 21mila persone su più di 94mila elettori abilitati confermando dunque la tendenza inaugurata con le elezioni del 2018 quando la partecipazione fu del 23%. Si tratta di numeri ridicoli rispetto alle cifre del passato, quando El Paisito si posizionava ai primi posti al mondo in termini di partecipazione.

Al momento ignoriamo invece il numero di schede arrivate oltre la scadenza delle ore 16 del 22 settembre, un dettaglio importante alla luce dei problemi riscontrati in passato. Per consegnare il suo voto ogni elettore aveva due vie: andare a depositarlo direttamente presso la sede consolare a Montevideo, oppure affidarsi alla ditta Abitab incaricata di ricevere il tutto e consegnarlo all'Ambasciata. È presumibile che il sistema Abitab sia stato quello prevalente nella consegna del voto dunque è assolutamente doveroso e urgente chiarire il suo funzionamento. Nel 2018, ad esempio, attraverso una circolare interna Abitab dava indicazioni ai funzionari di ricevere le buste ben un mese dopo la data di scadenza generando così un grande equivoco tra gli elettori. Anche l'ultimo precedente con le elezioni del Comites dello scorso anno è inquietante: ben un quarto del totale degli elettori che si erano registrati per votare svanirono inspiegabilmente nel nulla. Questa volta i termini sono stati rispettati? 

Tra le altre cose fondamentali che ancora ignoriamo c'è il processo di distribuzione dei plichi che è stato affidato al Correo, ossia le Poste uruguaiane. Quanti sono stati gli elettori che non hanno ricevuto le buste? E quanti quelli che hanno fatto richiesta del duplicato? Insomma, è stato garantito a tutti il diritto di voto?

Queste domande, tra l'altro, sono ulteriormente supportate dallo scandalo del video di Aldo Lamorte che abbiamo denunciato rimasto ancora impune: il politico uruguaiano dalle mille poltrone ha votato con il plico elettorale di un'altra persona, Valeria De Bellis, che a noi ha dichiarato di non saperne niente. Come ha fatto qualcuno a ottenere un voto non suo? Ci sono stati altri voti falsati in questo modo?  

Infine, non ultimo, un altro alone di mistero aleggia sulla "grande campagna informativa" che era stata promessa dalla Farnesina e che qui è stata portata avanti con una decina di post pubblicati su Facebook negli ultimi 3 mesi e nient'altro, segno evidente dello snobismo delle autorità diplomatiche verso la partecipazione democratica. Quanti soldi sono stati stanziati per una campagna informativa di cui non se n'è vista traccia? Come sono stati spesi questi soldi? La collettivita aspetta una risposta...