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di Maria Pia Terrosi

Un miliardo di dollari in più ogni due giorni. Con questo ritmo i super ricchi che controllano le imprese dei settori energetici e alimentari hanno visto accrescere le proprie fortune dall'inizio della pandemia. Per contro gli stessi eventi - la pandemia, il conflitto Russia-Ucraina, la crescita vertiginosa dei prezzi dell'energia e del cibo -hanno fatto precipitare nella povertà estrema un milione di persone ogni giorno e mezzo nel 2022. È solo uno dei paradossi che raccontano un mondo profondamente diseguale, nel quale le distanze sociali anziché ridursi si accentuano: i ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. 

È la fotografia scattata da Oxfam in occasione della presentazione del premio "Combattere la disuguaglianza" che sarà assegnato a coloro che s'impegnano contro le disuguaglianze cercando di rimuovere ostacoli, inventare alternative, dare voce ai più deboli per costruire un mondo più giusto. Il premio è articolato in due sezioni. Nella prima (Raccontare la disuguaglianza) sarà premiato un professionista della comunicazione. Nella seconda (Affrontare la disuguaglianza) chi avrà affrontato con successo il problema.

Un problema che Oxfam definisce precisando che la povertà ha diverse sfumature: quella estrema - a livello internazionale - descrive la condizione di chi vive con meno di 2 dollari al giorno e non è certo di avere il giorno dopo cibo, acqua e un tetto sulla testa. Riguarda il 9% della popolazione mondiale, circa 700 milioni di persone.

Disuguaglianze economiche, lavoro povero, accesso iniquo alle cure e all'istruzione, disparità di genere caratterizzano però anche le società occidentali. La povertà assoluta infatti varia da Paese a Paese e si misura sui consumi, ovvero sulla capacità di sostenere le spese essenziali: dal cibo all'affitto, dalle cure al riscaldamento.  In Italia - secondo dati Istat - 5,6 milioni di persone (9,4% della popolazione) tra cui 1,4 milioni di minori, sono poveri assoluti, non in grado di sostenere le spese minime per condurre una vita accettabile. Il dato è riferito al 2021 ed è drammaticamente in crescita se si considera che nel 2005 si trovava in queste condizioni il 3,3% della popolazione italiana, nel 2017 l'8,4% per arrivare appunto nel 2021 al 9,4%.  

In Italia 1 lavoratore su 8 è in povertà assoluta.

A sorprendere è che in Italia la povertà riguardi sempre più il mondo del lavoro. Il nostro è un Paese in cui il lavoro non basta più a garantire un presente e un futuro libero e dignitoso. Nel nostro Paese un lavoratore su 8 vive in una famiglia con reddito disponibile insufficiente a coprire i propri fabbisogni di base. L'incidenza della povertà lavorativa, misurata in ottica familiare, è cresciuta di tre punti percentuali in poco più di un decennio, passando dal 10,3% del 2006 al 13,2% del 2017.

Il fenomeno colpisce di più, in termini relativi, chi vive in nuclei monoreddito, chi ha un lavoro autonomo e chi, tra i dipendenti, lavora part time. Sono alcuni dei dati contenuti in "Diseguitalia," il report presentato da Oxfam che mette in luce quanto la povertà sia strettamente legata alla povertà lavorativa. 

"Sull'esplosione del lavoro povero in Italia ha pesato il più che ventennale processo di de-industrializzazione italiana e un'evoluzione della struttura occupazionale contraddistinta da un'espansione di occupazioni in settori economici a bassa produttività del lavoro, impieghi poco qualificati, precari e scarsamente retribuiti", scrive Mikhail Maslennikov, ricercatore di Oxfam Italia.

In queste condizioni gli effetti della pandemia, la prospettiva di una nuova recessione associata al conflitto tra Russia e Ucraina, la crescita dei prezzi dell'energia e l'inflazione rischiano di esacerbare le condizioni di vita delle persone economicamente più fragili. Il caro-bollette morde soprattutto chi è in maggiore difficoltà. Le disponibilità per il carrello della spesa si riducono: le famiglie acquistano meno spendendo di più. Basta guardare ai dati Istat secondo cui i volumi delle vendite alimentari sono diminuiti ad agosto del 3,5% su base annua a fronte di un aumento del valore delle vendite. In pratica gli italiani per poter pagare le bollette hanno ridotto i consumi alimentari.

"La nostra Costituzione considera il lavoro la base per la dignità e la libertà dell'individuo. Oggi però il dettato costituzionale appare contraddetto dalla realtà", conclude Mikhail Maslennikov. Una realtà contraddistinta da forte precarietà, discontinuità e saltuarietà lavorativa, da ampie e crescenti disuguaglianze, da vecchie e nuove forme di sfruttamento, dal valore sociale del lavoro scarsamente riconosciuto. In troppi casi avere un'occupazione non basta più a condurre un'esistenza libera e dignitosa, a far fronte ai bisogni del proprio nucleo familiare, a garantirsi prospettive di un futuro di benessere.