di Fabio Insenga

L'altro ieri Ignazio La Russa alla presidenza del Senato. Ieri Lorenzo Fontana alla presidenza della Camera. Due scelte che hanno in comune un dato di cronaca che può essere letto da angolazioni profondamente diverse: la chiusura definitiva con il passato oppure la rimozione del passato, quindi un passaggio transitorio e solo di facciata.  

Da una parte l'eterna dialettica fra post fascismo e anti fascismo, dall'altra l'affermazione di valori ultra cattolici e le prese di posizione internazionali, nello specifico contro le sanzioni alla Russia. In tutti e due i casi, il passato va superato nelle nuove vesti istituzionali. I fatti, ovvero i comportamenti e le scelte che verranno, diranno se quel passato è chiuso come sostiene chi crede in una maggioranza capace di guardare avanti oppure se, come si ritiene con sfumature diverse all'opposizione, quel passato non si può cancellare e viene semplicemente rimosso.  

Fratelli d'Italia e Lega ottengono molto, la seconda e la terza carica dello Stato, e investono su due personalità diverse tra loro, per storia, età anagrafica, estrazione politica. Avranno, tutti e due, un ruolo istituzionale che andrebbe vissuto con imparzialità e capacità di rappresentare l'intero Parlamento italiano. Per farlo, dovranno fare i conti con il proprio passato. Entrando in una dimensione che possa mettere da parte le provocazioni e la conflittualità e mostrandosi capaci di andare e oltre.  

L'opposizione, che a quel passato guarda con preoccupazione, dovrà riconoscere l'interlocutore istituzionale e provare a misurare le persone e i comportamenti sui fatti e non solo rievocando le posizioni discutibili, le frasi infelici, i cimeli, le magliette compromettenti. Quelle restano, così come resta il diritto di contrapporsi a quelle scelte, a quei codici e a quel linguaggio, ma il presidente del Senato, e quello della Camera, diventano prima di qualsiasi altra connotazione personale, garanti del Parlamento e della democrazia.