di Filomena Narducci

Gerntile Direttore, ho letto con molta attenzione l'articolo a firma Silvana Mangione apparso sul Quotidiano nell'edizione di ieri. Faccio i miei complimenti a Silvana per la brillante esposizione,  che non lascia dubbi sulla reale interpretazione dell' art. 5 della legge 286/2003 intitolato "Eleggibilitá e composizione del Comitato" che al comma 4 stabilisce: "Non sono eleggibili i dipendenti dello stato italiano che prestano servizio all' estero, ivi compresi il personale a contratto, nonché coloro che detengono cariche istituzionali ed i loro salariati".

Dice Silvana "....Perché il permettere che faccia parte del Com.it.es qualcuno che detiene una carica istituzionale estera é palesemente contrario alle finalitá e alla ragione stessa dell' istituzione Comites, vale a dire la protezione dei diritti degli italiani verso l' Italia e verso le autoritá del Paese in cui vivono..."

Abbiamo sistemáticamente sollevato l' incompatibilitá tra essere Consigliere Comites e avere a livello locale una carica istituzionale ma, la nostra posizione,  non ha mai trovato riscontro in chi la legge la deve fare rispettare. L' única risposta che ci é sempre pervenuta é che la legge si riferisce a cariche italiane.

La nostra logica viene anche sostenuta dal fatto che a fare proposte  su questi argomenti durante la fase di riforma della legge, siamo stati noi, attraverso il Consiglio Generale degli Italiani all'Estero (CGIE) dopo aver sentito i Comites.

La domanda che nasce spontanea é : che senso ha riferirsi a cariche italiane quando i Comites si eleggono e funzionano all' estero? E' ovvio che il legislatore ha protetto con questo divieto la natura e la ragion di essere dei Comites e cioé rappresentare tutti gli italiani nel paese di residenza e difendere i loro diritti perché i Comites,  sono il primo anello del sistema di rappresentanza degli italiani all' estero e devono rappresentare tutti, al di là della regione di origine o del partito político di appartenenza.

La sera della riunione del Comites, se cosí possiamo chiamarla, il nostro Ambasciatore Dott. Giovanni Iannuzzi  con forza  ha ribadito "questo é il Comitato degli italiani all' estero e la lingua ufficiale é l' italiano" e questo perché,  la maggioranza del Comites aveva deciso che essendo il Comites sul territorio uruguaiano la lingua ufficiale doveva essere lo spagnolo. Questa era la loro giustificazione,  anche se la realtá ci dimostra che la maggior parte di loro l' italiano non lo parla e non lo capisce. Sarebbe piú lógico e comprensibile invece  se la maggioranza, accettando queste limitazioni, chiedesse di poter parlare in spagnolo ed esprimesse la volontá di voler  imparare la lingua italiana.

Mi sono convinta sempre di piú della nostra interpretazione sulla filosofía di questa legge e lo spirito di chi l' ha scritta che é  sintonía con quanto esposto molto convincentemente da Silvana.

Nella prima seduta del Comites,  stante a quanto indica la legge istitutiva ed il regolamento di attuazione si deve in base all' art. 5 analizzare la eleggibiltá dei componenti e la compatibilitá degli stessi con la carica di consigliere.

Per il Presidente Lamorte, che ha presieduto la riunione d' insediamento  l' unica possibile situazione d' incompatibilitá si presentava nel vincolo di tre consiglieri eletti con dei patronati presenti nel paese.

Non é stato chiesto ai singoli consiglieri se fossero legali rappresentanti del Patronato oppure lavoratori dipendenti . E' stato invece chiesto loro di descrivere in un foglio le loro  mansioni all' interno del Patronato. In parole povere raccontare il tipo di lavoro che svolgono. Richiesta discutibile, non contestata da chi di dovere  e che é andata oltre le potestá del Presidente  potendosi anche interpretare come una mancanza di protezione della privacy dei singoli consiglieri. Dal primo giorno Lamorte e la maggioranza del Comites hanno applicato la regola del piú forte. Sará per quello che né Lamorte né i consiglieri eletti con lui nella Lista del MAIU hanno compilato la scheda e dichiarato la loro posizione di lavoro o di rappresentanza in Uruguay.

Lamorte non si é sottoposto al collettivo per discutere la sua eleggibilitá . Ma non é l'único che in questo Comites detenta una carica istituzionale uruguaiana. Ce ne sono almeno altri due consiglieri in questa situazione e sono Silvana Goñi, consigliere comunale a Florida e Roberto Mezzera rappresentante dell' Uruguay in una Commissione binazionale tra l' Uruguay ed il Brasile,  nominato con decreto del Presidente Lacalle Pou.

Niente da eccepire sulle loro cariche, molto probabilmente se le sono guadagnate oppure meritate ma Il giorno dell' insediamento erano giá titolari di queste cariche e la loro posizione non  é stata dichiarata e neanche messa a considerazione dell' assemblea.

L' altro tema che merita essere discusso e sul quale anche chiediamo e chiederemo una interpretazione coerente é quello dei cooptati.

La figura del cooptato in genere significa sanare una situazione che ha dei  limiti legali e cioé nel caso del Comites,  si tratta d'  integrare all'Organismo cittadini di origine italiana che, per quanto prima detto,   non possono partecipare attivamente ai meccanismi elettivi della collettivitá.

Si tratta di persone che hanno una importante traiettoria ed un profiquo e visibile lavoro a favore della collettivitá italiana nel paese.

I Comites eletti nel 1986 e nel 1991 hanno utilizzato questo meccanismo e cooptato delle persone,  che essendo nate in Italia,  per ragioni di lavoro avevano preso la Cittadinanza locale ed in base alla legge 555/1912 avevano perso quella italiana. Erano tutte persone note nella nostra collettivitá per il loro impegno ed il loro lavoro a favore della comunitá italiana.

Dei cooptati di questo Comites non si conosce la traiettoria nella collettivitá e neanche i motivi per i quali non sono in possesso della Cittadinanza italiana. La Cancelleria quello che ha informato e  che a loro non risultano iscritti all´ AIRE e pertanto non sono iscritti registro degli italiani residenti.

Ma questo vuol dire che non hanno diritto alla Cittadinanza italiana?  Potrebbe anche voler dire che non hanno voluto prenderla. Per quello é importante conoscere il curriculum ed i motivi del  non possesso della Cittadinanza,  altrimenti per alcuni l' appartenenza al Comites significa semplicemente  un regalo.

Siamo di fronte ad una situazione inedita con rispetto al Comitato. E' fuori di  ogni regola  ed ogni logica ritrovarsi il VicePresidente del Comites nonché rappresentante al CGIE nella televisione locale esponendo, in base alla sua carica di parlamentare uruguaiano, i  progetti di legge per l' Uruguay sostenuti  e promossi da un Partito político locale e nello stesso programma, la stessa persona, parlare delle iniziative per la collettivitá italiana.

I Comites sono l' órgano di rappresentanza, non hanno un colore político meno locale perché nel paese in cui agiscono sono ospiti. In Uruguay invece la situazione é ben diversa.

Di fronte a questa situazione, senza precedenti nella la vita della nostra collettivitá  riteniamo sia necessario ed urgente che le nostre Autoritá e la Farnesina si diano da fare affinché venga fatta dall' Avvocatura dello Stato una interpretazione autentica sulle situazioni prima sollevate e cioè la ineleggibilitá delle cariche istituzionali estere ed i requisiti per i cooptati.

La domanda che poniamo é : Per ottenere una risposta qual'é il percorso che dobbiamo seguire?

Con viva cordialitá

Filomena Narducci