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di Daniela Fatarella

"Mai prima d'ora abbiamo avuto così poco tempo per fare così tanto". Lo diceva Franklin Roosevelt e mai come ora questa frase sembra essere un imperativo morale. Perché ci sono posti nel mondo dove non c'è più cibo, non c'è più acqua e soprattutto non c'è più tempo. Bisogna intervenire ora.

La pandemia di Covid-19, l'escalation della guerra in Ucraina e i fenomeni climatici estremi, hanno contribuito ad affamare la popolazione mondiale facendola piombare, di fatto, nella più grave emergenza alimentare del 21° secolo che sta colpendo soprattutto i più piccoli. In media, ogni anno nel mondo, 1 milione di bambini con meno di 5 anni muore a causa della malnutrizione, ma attualmente altri 13,6 milioni di bambini rischiano la vita per la sua forma più acuta e grave. Nel 2020, 45,4 milioni di bambini sotto i 5 anni erano gravemente malnutriti, numero che entro la fine del 2022, si stima possa arrivare a 59 milioni.

In tutto il mondo, fino a 345 milioni di persone non hanno accesso a cibo nutriente a sufficienza, al punto che le loro vite e i loro mezzi di sussistenza sono in grave pericolo. Una cifra che ha visto un aumento di oltre il 150% dal 2019 e riflette livelli di fame nel mondo senza precedenti.

Ogni quattro secondi una persona muore a causa della fame estrema. Non c'è più tempo. Quando il Corno d'Africa ha dovuto affrontare una crisi simile nel 2011, il mondo ha risposto troppo tardi e più di 260mila persone hanno perso la vita in una carestia devastante. Almeno la metà erano bambini piccoli. Avevamo promesso che non sarebbe accaduto mai più, ma oggi rischiamo di avere un impatto ancora più grave, dopo che tutti gli appelli dei mesi scorsi sono rimasti inascoltati.

Noi di Save the Children lavoriamo ogni giorno per rispondere alla più grave crisi alimentare del 21° secolo e nei giorni scorsi abbiamo lanciato la campagna Emergenza Fame, per portare assistenza a bambine e bambini che, in questo momento, hanno più bisogno di aiuto. La malnutrizione acuta causa l'arresto della crescita, ostacola lo sviluppo fisico e mentale, aumenta il rischio di contrarre malattie mortali, l'atrofia muscolare fino all'incapacità di muoversi e, infine, sopraggiunge la morte. In questa crisi, inoltre, le donne e le ragazze sono particolarmente vulnerabili. Circa il 70% di tutte le persone affamate nel mondo, sono rappresentate proprio da loro. Una crisi alimentare profonda come questa oltre a mettere in pericolo la vita dei bambini, è una pesante ipoteca sul loro futuro.

Non c'è più tempo, bisogna intervenire subito per non perdere un'intera generazione di bambini. Non possiamo pensare di agire solamente nell'ottica di una risposta emergenziale e con interventi e risorse di breve periodo. Abbiamo bisogno di un approccio strutturale per affrontare le cause dei problemi, di una visione e di politiche di lungo periodo, supportate da fondi flessibili per rafforzare la resilienza delle comunità. Allo stesso tempo occorre disporre di quei meccanismi in grado di anticipare il rischio, prevenire, allertare e rispondere tempestivamente. Le crisi come questa continueranno a ripetersi se non verranno messe in piedi le azioni di prevenzione necessarie.

Per questo abbiamo lanciato – oltre a una campagna di raccolta fondi che ci consente di intervenire immediatamente nelle aree più critiche - una petizione proprio per chiedere al futuro governo italiano e alle Istituzioni internazionali che vengano stanziate immediatamente le risorse necessarie per salvare le vite di coloro che sono già colpiti dalla crisi alimentare e ulteriori investimenti per prevenire le emergenze. Chiediamo anche che vengano aumentate significativamente le risorse per la cooperazione internazionale e per uno sviluppo sostenibile per il Pianeta e il benessere delle persone.

Per non dovere assistere più inermi alla morte di un bambino, per non rimanere ancora a guardare, mentre il tempo scorre e avremmo potuto fare così tanto.