Sergei Lavrov (Depositphotos)

La guerra continua ma i rapporti tra il Cremlino e i paesi europei sono destinati a rimanere incrinati a lungo. Sergei Lavrov anticipa la riduzione dei diplomatici russi in missione nei diversi Paesi europei precisando che il ministero degli Esteri a Mosca sta completando un `riorientamento geografico´ delle attività sia all’estero che nei suoi uffici in Russia. "Non ha senso e non c’è desiderio di mantenere la precedente presenza nei Paesi Occidentali. Il nostro personale lavora in questi Paesi in condizioni che possono a malapena considerarsi umane. Nei loro confronti vengono creati costantemente problemi. Si trovano a dover affrontare minacce di aggressione fisica. E, cosa più importante, non è rimasto lavoro da fare da quando l’Europa ha deciso di separarsi da noi e di tagliare la cooperazione economica. Non si può forzare l’amore", ha affermato il ministro degli Esteri, citato dall’agenzia Tass.

«In queste condizioni, sposteremo il `centro di gravità´ verso Paesi che stanno già cooperando con noi sulla base di condizioni mutualmente favorevoli e che sono alla ricerca di progetti promettenti», ha aggiunto. "I Paesi del cosiddetto terzo mondo (in Asia, Africa, America Latina) al contrario (dell’Europa, ndr) hanno bisogno di maggiore attenzione. Molti progetti sono stati concordati ai più alti livelli e richiedono il sostegno diplomatico. Si tratta di programmi nei settori degli affari, culturale, umanitario e dell’istruzione". Sono già molti i diplomatici ad aver interrotto le loro missioni all’estero in anticipo a causa delle politiche russofobiche dell’Occidente, ha quindi affermato il ministro senza precisare quanti siano e quali Paesi hanno lasciato. «Per noi la priorità è stata il dovere di ridestinarli il prima possibile e ci siamo riusciti. Ci stiamo lavorando da giugno. Ora tutto è stato risolto senza pregiudizi».

Intanto il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky, tramite twitter, ha attaccato duramente il Cremlino: "Un altro tipo di attacchi terroristici russi: prendere di mira energia e infrastrutture critiche. Dal 10 ottobre, il 30% delle centrali elettriche ucraine è stato distrutto, causando enormi blackout in tutto il Paese. Non c'è più spazio per i negoziati con il regime di Putin".