DI MATTEO FORCINITI

"Sento di aver fatto il mio dovere. Non sono per niente contento ma era necessario farlo per la gravità dei fatti". Rolando Rossi è appena uscito dalla sede della Fiscalía General de la Nación a Montevideo dove nel pomeriggio di mercoledì ha presentato una denuncia contro Aldo Lamorteil protagonista del video dello scandalo scoperto da Gente d'Italia alle ultime elezioni rimasto ancora impune.

Dopo le denunce in Italia per violazione della legge elettorale, quindi, per il consigliere del Comites e del Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all'Estero) si apre un altro capitolo giudiziario, questa volta in Uruguay: tra i reati contestati c'è innanzitutto la violazione di una corrispondenza privata e poi la diffusione dei dati personali come si evince dal video che il rappresentante del Maie aveva pubblicato sui suoi social prima di cancellarlo. Il tutto, secondo gli avvocati dell'accusa, è aggravato dal fatto che il denunciato è un funzionario pubblico che esercita un incarico istituzionale nel suo paese come deputato supplente nel Parlamento nelle file del Partido Nacional.

 

La denuncia è stata presentata dai consiglieri della lista Rinnovo del Comites: oltre a Rolando Rossi ci sono anche Fabrizio D'Alessandro, Ignacio Palermo e Roma Musetti. A colpire è l'assenza dell'altra lista di opposizione del Comites Unitalia e, soprattutto, la "mancata collaborazione dell'Ambasciata" come racconta Rossi: "Per il tipo di reato contestato è fondamentale la dichiarazione della persona titolare del plico che nel video risulta essere Valeria De Bellis. A noi la capo cancelliere ha detto che loro hanno una dichiarazione firmata da questa persona in cui afferma di non aver ricevuto il plico. Noi abbiamo chiesto di aggiungere questa dichiarazione alla documentazione presentata ma l'Ambasciata si è rifiutata di fornirla. Credo che questo atteggiamento è parte della manovra che si sta facendo per proteggere Lamorte. Avremmo voluto aggiungere anche la registrazione dell'ultima seduta del Comites ma ci è stata negata".

Fabrizio D'Alessandro chiarisce: "L'Ambasciata ha motivato questo rifiuto con il fatto che Valeria De Bellis non aveva aggiornato il suo indirizzo. Ci hanno detto che loro non possono dare questi dati personali ma, in ogni caso, se arriverà la richiesta della Fiscalía saranno pronti a collaborare".

Secondo la legislazione uruguaiana Lamorte portrebbe essere incriminato per diversi reati a partire dalla violazione di una corrispondenza privata regolata dall'articolo 296 del Codice Penale: "Coloro che aprono, intercettano, distruggono o nascondono la corrispondenza, pacchi e altri oggetti postali con l'intenzione di appropriarsi del loro contenuto o interromperne il normale svolgimento, subiranno una condanna da un anno a quattro di reclusione". Il seguente comma aggiunge che "costituisce una circostanza aggravante di questo reato se a commetterlo è un funzionario pubblico".

L'altro reato contestato è la protezione dei dati personali. Oltre alla legge 18.331 regolata dal decreto 414/009 c'è anche l'articolo 72 della Costituzione che tutela questo diritto: "In questo caso è stato imposto a una persona una preferenza politica, questo è considerato un dato sensibile che può essere divulgato solo previo consenso informato. Se questo consenso previo non è esistito allora si configura una violazione costituzionale e legale" si legge nel documento presentato alla magistratura uruguaiana.

Tutto quello che ha fatto Aldo Lamorte potrebbe essere ulteriormente più grave in virtù della legge 19.823 che stabilisce il codice di etica per i funzionari pubblici. Anche se i dati personali utilizzati nel video non sono stati ottenuti come parlamentare uruguaiano, "è stata comunque sia utilizzata un'informazione personale e riservata che contraddice le norme di condotta etica a cui sono chiamati a rispondere i funzionari pubblici".

"Ognuno si dovrà assumere le sue responsabilità in questa vicenda" commenta in conclusione Rolando Rossi a metà strada tra la consapevolezza di aver fatto il proprio dovere e l'amarezza: "Qualcuno prima o poi dovrà giudicare il comportamento del signor ambasciatore. Per quanto riguarda l'altra lista di opposizione del Comites, prendiamo atto che non ci hanno accompagnato in questa azione concreta. Questi sono i fatti. Adesso aspettiamo che venga nominato il giudice che si occuperà del caso per aprire il procedimento. In base a quello che ci hanno detto ci vorrà una settimana per la nomina". "Personalmente" -conclude- "non avevo alcuna voglia di denunciare un avversario politico ma andava fatto per il bene di tutti. Continuo a pensare che non esistono più controlli, che non esiste più un'autorità che possa far rispettare la legge. A me dispiace anche perché stiamo spendendo del tempo per queste cose anziché occuparci dei problemi della collettività ma, ripeto, andava fatto".

"Io mi sento orgoglioso per quello che abbiamo fatto come rappresentanti dei cittadini" spiega Fabrizio D'Alessandro. "Qualcosa sicuramente succederà ma adesso dobbiamo cercare di dare più forza a questa denuncia. Per questo mi auguro che presto altre persone ci possano accompagnare".