di Luca Bianco

La grande battaglia sul reddito del cittadinanza è iniziata. Durante la campagna elettorale se ne era parlato molto. Ma forse nel centrodestra avevano capito che più se ne minacciava l'abolizione e più il Movimento 5 Stelle si posizionava all'opposto per difenderlo, concedendo così a Giuseppe Conte un argomento efficace soprattutto in quei territori dove i percettori della misura voluta dal governo gialloverde sono proporzionalmente di più.

Il programma ufficiale di Fratelli d'Italia, sul punto, è chiaro: "Abolire il Reddito di cittadinanza per introdurre un nuovo strumento che tuteli i soggetti privi di reddito, fragili e impossibilitati a lavorare o difficilmente occupabili: disabili, over 60, nuclei familiari con minori a carico". Per gli altri? La soluzione, per Meloni, è mandarli a lavorare. Lo ha messo nero su bianco nel suo discorso in Aula a Montecitorio di stamattina: "Ai pensionati in difficoltà o agli invalidi non sarà negato il doveroso aiuto dello stato. Per altri, per chi è in grado di lavorare, la soluzione non è il reddito di cittadinanza ma il lavoro, la formazione e l'accompagnamento al lavoro".

Per la nuova premier, il reddito di cittadinanza è stata una sconfitta "per chi era in grado di fare la sua parte per l'Italia, per sè e per la sua famiglia". Standing ovation, alle sue parole, tra i banchi del centrodestra. Gelo, invece, a sinistra con il leader M5S Conte ad ascoltare attento ma senza commentare le parole della premier. I deputati del Terzo Polo, da sempre contrario al reddito - Matteo Renzi propose un referendum per la sua abolizione - hanno applaudito Meloni proprio su questo passaggio. Insomma, in questa legislatura non sembrano profilarsi all'orizzonte grossi ostacoli se non a una abolizione, almeno a una decisa stretta su chi percepisce la misura. Ma di quanti cittadini stiamo parlando?

Un quadro aggiornato è tracciato dall'ultimo rapporto dell'Anpal, datato 30 giugno, e citato  sul Sole 24 Ore. Sui 2,3 milioni di percettori (un milione di nuclei) in 920 mila sono considerati in grado di lavorare. Insomma: il 40% di chi oggi riceve il sussidio mensile rischia di dovergli dire addio. L'unica speranza che hanno, per arrivare a fine mese, secondo la linea ufficializzata oggi dalla presidente del Consiglio, è quella di trovare lavoro. Questa platea, però, non è particolarmente 'appetibile' agli occhi delle imprese: tre su quattro non ha mai avuto un contratto di lavoro dipendente nei tre anni precedenti. Oltre il 70 per cento ha al massimo un titolo di scuola secondaria inferiore. Prima del lavoro, forse, ciò di cui questo persone hanno bisogno è un'adeguata formazione. Che comunque Meloni cita nel suo discorso programmatico.