di Gabriella Cerami 

Il Partito democratico, partito di opposizione con il numero maggiore di parlamentari, va in disordine sparso. Tra un divanetto del Transatlantico e una panchina in cortile ci si interroga di più su chi sarà il futuro segretario dem che sul discorso di Giorgia Meloni. Tanto che lo stesso Enrico Letta dedica un passaggio della sua dichiarazione di voto a questo argomento tutto interno: "Venerdì cominceremo il nostro congresso costituente, ma il nostro congresso costituente sarà parte dell'opposizione a voi". Il Movimento 5 Stelle ritiene di essere l'unica forza politica contraria al governo appena nato: "Avete intrapreso una guerra contro i poveri. Vi siete dimostrati forti contro i deboli. E non ha mai citato la parola 'pace'. La nostra opposizione sarà implacabile e intransigente", dice Giuseppe Conte sventolando le bandiere della sinistra-sinistra e definendo "preoccupanti le immagini di oggi dei manganelli e delle cariche contro gli studenti indifesi" della Sapienza, università storicamente di sinistra.

In questo magma, M5s appare essere la componente più strutturata, se non fosse che anche il partito personale dell'ex premier vive le sue angosce. Attende l'arrivo di Beppe Grillo: "Che ci vorrà dire? Ci vuole imporre l'alleanza con il Pd nel Lazio? Boh". E il Terzo Polo? "Forse non è più all'opposizione", è la battuta che circola a Montecitorio tra i detrattori di Carlo Calenda e Matteo Renzi. E infatti ecco Matteo Richetti, che a nome di Azione-Italia Viva si rivolge così a Meloni: "Se le premesse fondamentali delle sue dichiarazioni saranno rispettate, le nostre proposte non mancheranno. Faremo un'opposizione costruttiva". Parole diametralmente opposte a quelle di Conte. Mentre Letta annuncia "un'opposizione nell'interesse superiore dell'Italia". Insomma, la presidente del Consiglio parla per settanta minuti e tra i banchi delle opposizioni, il plurale è d'obbligo, ancora frastornate dalla sconfitta, ognuno è "in fondo perso dentro i fatti suoi", come canta Vasco Rossi in "Una vita spericolata".

E un'opposizione così divisa e tormentata non può che avere il gusto del pericolo. Neanche applaude all'unisono. Meloni rivendica di essere il primo presidente del Consiglio donna, il Pd applaude mentre M5s resta freddo. La neo premier ringrazia Mario Draghi, i dem si alzano e i contiani restano immobili. Mentre in prima fila Ettore Rosato del Terzo Polo appare il più caloroso di tutti.

Così nei capannelli del Pd tra un Matteo Orfini che chiede di anticipare il Congresso perché "con un governo così non possiamo aspettare cinque mesi" e un Andrea Orlando che fa notare come Meloni non abbiamo detto "alcuna parola sui salari", si osserva che gli affondi più duri della premier siano stati rivolti ai 5Stelle. E infatti l'impressione è che la leader di Fratelli d'Italia stia giocando a spaccare le opposizioni. Quando parla di collaborazione non preconcetta si rivolge al Pd, mentre se si tratta di scagliare fendenti mira dritto al Movimento 5 Stelle. 

Giuseppe Conte si alza e applaude quando la premier cita Papa Francesco. Neanche il tempo di sedersi che Meloni scaglia il primo colpo: "Come ha detto Sua Santità, la povertà non si combatte con l'assistenzialismo. Per chi è in grado di lavorare, la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza". Poco dopo arriva il secondo affondo. Il leader M5s è di nuovo in piedi per rendere omaggio ai medici e agli operatori sanitari che hanno gestito la pandemia, ma Meloni annuncia che istituirà una commissione d'inchiesta per indagare proprio sull'operato del governo Conte durante il Covid: "Qualcosa, decisamente, non ha funzionato e dunque voglio dire fin d'ora che non replicheremo in nessun caso quel modello". In questo caso, ma solo in questo caso, Conte e Letta sono d'accordo nella difesa dell'esecutivo e dell'ex ministro Roberto Speranza. Poi Meloni si sofferma anche sulla riforma del presidenzialismo.

"Due ami a Carlo Calenda e a Matteo Renzi", commentano dal Pd. E non sarà un caso se fonti di Italia Viva si affrettano a esprimere "grande soddisfazione per l'intenzione di Fratelli d'Italia di istituire una commissione d'inchiesta che indaghi sulla gestione della pandemia e in particolare modo su chi ha eventualmente lucrato sugli acquisiti Covid. Matteo Renzi è da sempre in prima linea su questo e non farà mancare il suo contributo". Sulla riforma in chiave presidenzialista, poi, sia Renzi sia Calenda hanno già detto in passato di non essere pregiudizialmente contrari.

La sensazione a Montecitorio, tra Pd e M5s, è che Meloni potrà contare sul Terzo Polo, almeno su determinati temi: "Vedrete che in questo modo Azione e Italia Viva prenderanno la presidenza di una commissione di garanzia, forse la Vigilanza Rai", si mormora. O chissà, forse anche della commissione di inchiesta sul Covid. Conte non vuol fare sconti alla premier e prova a scaldare l'Aula: "Presidente, non ha speso una sola parola sul caro bollette – dice rivolgendosi a Meloni - sugli extraprofitti, sullo scostamento di bilancio. L'unica certezza è la rivendicata continuità con il governo Draghi". Letta annuncia che, in occasione del centenario della marcia su Roma, il Pd andrà di fronte al monumento dedicato a Giacomo Matteotti, il segretario del partito socialista unitario ucciso da una squadra di fascisti. Poi dichiara che i dem saranno "inflessibili" sui diritti. I colleghi applaudono ma sanno che parla ormai da segretario dimissionario.