Giorgia Meloni (foto depositphotos)

 andarono per suonare e furono suonati. Il vecchio detto si attaglia perfettamente a quanto è successo a tutti gli italiani all'estero: gli emigrati, i transeunti, i cervelli in fuga, la nuova mobilità e gli expat. L'elenco delle definizioni non è altro che la solita enorme foglia di fico che copre un mondo univoco: un popolo italiano che vive fuori d'Italia e possiede, al suo interno, tutte le sfaccettature di provenienza, cultura, professione, lavoro, condizioni sociali e convinzioni politiche, che esistono nel Bel Paese. La compagine una e trina che costituisce il centro destra è ora guidata da una donna che ha imposto ai giornalisti di chiamarla "Il Presidente" e di concordare al maschile participi passati e aggettivi. Non si capisce perché abbia fatto questa scelta, visto che ha sempre descritto se stessa come donna di famiglia, madre e protettrice di una visione femminile tradizionale, tant'è vero che ha inghirlandato, nel Consiglio dei Ministri, la Ministra della Famiglia e della Natalità. Questa visione ci riporta indietro di qualche decennio, per non dire di qualche secolo, ed è molto pericolosa, in quanto ridefinisce la donna come proprietà dell'uomo e fattrice di figli, volente o nolente che sia. Alcuni sindacati di giornalisti hanno dichiarato formalmente che non rispetteranno questo colpo basso alla nostra lingua e all'Accademia della Crusca, per non parlare della confusione che genera nei bambini che vedono una "mamma" farsi chiamare come se fosse un "papà". La Presidente Meloni ha rotto con la tradizione anche in altro campo, tipicamente oggetto delle dichiarazioni e degli interventi protettivi dei partiti antesignani di Fratelli d'Italia, vale a dire il Movimento Sociale Italiano e Alleanza Nazionale, il cui ex presidente Gianfranco Fini è stato recentemente riabilitato dopo lo scandaluccio delle proprietà a Montecarlo. Il grido di guerra di Mirko Tremaglia a favore dello sterminato mondo dell'emigrazione italiana è sfumato fra le montagne e non se ne sente più nemmeno l'eco remota. I candidati di Fratelli d'Italia nelle ultime consultazioni politiche avevano lanciato l'elenco delle promesse incentrandolo sulla re–istituzione del cosiddetto "Ministero per gli italiani all'estero" che, secondo loro, era esistito soltanto una volta, affidato appunto a Mirko Tremaglia e cancellato dalla perfida sinistra "comunista". Tanto per tornare alla verità, il "Ministero", come tale, non è mai esistito, ma ci sono stati 3 Ministri senza portafoglio per gli Italiani nel mondo: Margherita Boniver (PSI), Stefano Berlinguer (indipendente – Governo Berlusconi) e Mirko Tremaglia (AN). Come sappiamo, la Presidente Meloni non ha istituito il "Ministero" e non ha nominato il °Ministro senza portafoglio" per la galassia dell'emigrazione. Non habemus papam. Abbiamo un Ministro degli Esteri, che è stato Presidente del Parlamento europeo, quindi se ne intende, quanto meno, degli italiani in Europa, ed è – anche se non se lo ricorda nessuno – il Presidente del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero. Tajani ha mandato un breve e confortante messaggio di saluto agli emigrati, non appena entrato in carica. Ma siamo perfettamente coscienti che, nella congiuntura astrale negativa, che attanaglia il mondo, il Ministro Tajani avrà ben altre gatte da pelare nel quadro internazionale di guerre, carestie, inflazione, pandemie, e follie revansciste, con la recrudescenza di dittatori, che si svegliano la mattina e ordinano che venga lanciata una pioggia di missili sulle Nazioni confinanti e quasi omologhe. Alcuni esponenti di altri partiti, insieme ad alcuni membri del CGIE e Gente d'Italia, avevano invece invocato la nomina di un sottosegretario di Stato agli affari esteri con delega per gli italiani all'estero, competente in questo campo. Non ci sarebbe stato bisogno di sforzare il cervello per trovare il nome di un candidato accettabile per la maggioranza, anche quella di potere interna all'attuale Governo. C'erano varie alternative disponibili: il già senatore Roberto Menia (Fratelli d'Italia) segretario nazionale dei Comitati Tricolori per gli Italiani nel Mondo – CTIM, creati negli anni '70 proprio da Mirko Tremaglia; oppure l'ex senatore Vittorio Pessina (Forza Italia); oppure qualche indipendente vicino al Governo; oppure un qualche eletto nella circoscrizione Estero in questa tornata o in una precedente. Sappiamo che qualcuno di loro, nonché qualche reduce dall'ennesima campagna elettorale conclusa con totale insuccesso, ha consumato la suola delle scarpe pestando i sanpietrini dei vicoli e i crocicchi intorno a Via della Scrofa 39, sede nazionale di Fratelli d'Italia. La speranza di ognuno di costoro era di essere incoronato Ministro per gli italiani nel mondo o almeno sottosegretario, bypassando gli ostacoli rappresentativi. Ma anche questo non è successo. Al Ministero degli Esteri sono stati nominati un Vice Ministro e due sottosegretari. Nei loro profili biografici, le rispettive competenze di studio, lavoro e cariche appaiono ristrette a campi di alto livello, ma poco correlati al quadro dell'emigrazione, perché incentrati sulla Difesa, le Forze armate e le istituzioni spaziali. Tutte aree di specializzazione di grande valore intrinseco e di immediata applicazione nel quadro degli eventi globali. Manca del tutto, però, almeno nei loro curricula vitarum, un qualunque riferimento a esperienze o interessi o contatti o approfondimenti relativi all'Italia fuori d'Italia, cioè i 6 milioni e mezzo di cittadini iscritti all'AIRE, un altro milione o più di non registrati, e i 150 milioni di italodiscendenti e italici, fattori chiave dell'internazionalizzazione del Sistema Italia. Le persone di buona volontà possono impadronirsi rapidamente di nozioni che riguardano temi non congeniali. Ma gli italiani all'estero sono stanchi di spiegare ogni volta tutto daccapo, di non essere ascoltati, di rimbalzare contro il muro di gomma della burocrazia, che ne nega perfino i diritti sanciti per legge, e degli alti papaveri che non sanno, ma pontificano paroloni di sette sillabe, del tutto privi di concretezza. Molto sinceramente, ci auguriamo di sbagliarci. Auspichiamo che gli italiani all'estero trovino in questo governo un impensato portabandiera. Lo hanno sperato molte volte, ma quasi sempre "il melone è uscito bianco".  

(Carlo Cattaneo)